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5. La quarantennale dittatura somozista

Tre anni dopo l'assassinio di Sandino, nel 1937 Anastasio Somoza García rovescia Sacasa con un vero e proprio golpe e si impadronisce del potere: inizia così una spietata quanto inetta dittatura che dura sino al 1979. Grazie alla protezione statunitense, diviene presidente e pone le basi per una vera e propria tirannia dinastica.
Al termine della guerra, l'oligarchia conservatrice si interessa esclusivamente dei propri affari, lasciando gestire la questione politica al Partito liberale costituzionalista di Somoza, sostenuto dagli Stati Uniti e protetto dalla Guardia nacional. Del resto, sia quello di Somoza che quello conservatore di «opposizione» (sebbene in minor misura), non sono altro che creature politiche agli ordini diretti della Casa Bianca: nel 1939, il presidente Franklin Delano Roosevelt, ponendo fine al protettorato diretto degli Stati Uniti sul Nicaragua, afferma testualmente: «È probabile che Somoza sia un figlio di puttana, ma è il nostro figlio di puttana».
La famiglia Somoza mantiene il potere attraverso una serie infinita di violente repressioni, brogli elettorali e delitti politici. In pochi anni diviene anche la maggior proprietaria terriera del paese. Negli Anni Cinquanta, infatti, Anastasio approfitta a proprio vantaggio dell'espansione della coltivazione del cotone, diventando così il proprietario di un decimo delle terre coltivabili e si trasforma anche nel maggior produttore di zucchero e caffè, oltre a dominare economicamente importanti settori dell'industria.
A livello internazionale, nel 1948 il regime offre un notevole appoggio alle forze che tentano di rovesciare il governo José Figueres in Costa Rica. Nel 1954 presta il proprio territorio per l'addestramento dei cospiratori guatemaltechi e rende possibile il decollo dei bombardieri nordamericani che partecipano al rovesciamento del governo progressista di Jacobo Árbenz.
Fra il 1937 ed il 1955 gli investimenti statunitensi nel paese aumentano costantemente, consolidando al contempo la potenza economica della famiglia Somoza. Il dittatore e la sua famiglia, infatti, monopolizzano tutti i contatti con il governo di Washington, dalla sfera diplomatica sino alle concessioni dei prestiti, agli investimenti e così via. A livello interno, la Guardia nacional diviene un corpo repressivo al servizio della dinastia somozista. Il Partito liberale nazionalista garantisce, infine, il completo controllo sia sul governo che sulle istituzioni pubbliche.
Una delle peculiarità del Nicaragua rispetto agli altri paesi centroamericani, è che, in base alla Costituzione del 1950, nel paese non possono esistere le forze armate; di conseguenza, non è neppure possibile istituire il servizio militare obbligatorio. Al posto dell'esercito, comunque, v'è proprio la Guardia nacional, teoricamente preposta al mantenimento dell'ordine pubblico, reclutata su base volontaria e con criteri di selezione politica. In realtà nel corso della sua lunga storia, la Guardia nacional si configura sempre più come uno strumento personale della famiglia: la sua lealtà al regime, viene assicurata da una serie quasi infinita di particolari privilegi e dalla complicità con il dittatore nel servirsi del potere statale per ogni sorta di arricchimento personale. Un altro fattore che rinsalda i legami della Guardia nacional con la tirannia è senza dubbio l'ostilità che nei suoi confronti hanno tanto i settori borghesi oppositori del regime (i quali debbono sopportare, impotenti, sia gli innumerevoli arbitrî che la sempre più estesa corruzione), quanto le masse popolari, le quali ne subiscono direttamente e quotidianamente la ferocia.
Nel 1950 si giunge ad un accordo politico fra il Partito liberale nazionalista ed il Partito conservatore nicaraguense (il cosiddetto «Patto dei generali», sottoscritto direttamente da Anastasio Somoza García ed Emiliano Chamorro), il quale rappresenta la definitiva e completa istituzionalizzazione della centralità del ruolo del tiranno nell'assetto politico-economico del paese: i due partiti si trasformano, da questo momento in poi, nelle sole organizzazioni politiche legali e si dividono in misura fissa i seggi del parlamento (dando con ciò una parvenza di democrazia ad un sistema politico completamente bloccato).
Tacho viene ucciso a León nel 1956, dal giovane poeta rivoluzionario Rigoberto López Pérez (a sua volta immediatamente trucidato dalla Guardia nacional). Ma si tratta di un gesto romantico e del tutto isolato, come altrettanto isolati sono i continui tentativi di ribellione da parte dell'opposizione, sia negli anni precedenti che in quelli successivi.
Rigoberto lascia scritto in una lettera diretta alla madre: «Dato che sono stati inutili tutti gli sforzi affinché il Nicaragua torni ad essere (o sia per la prima volta) una patria libera, senza oltraggi e senza macchie, ho deciso, sebbene i miei compagni non abbiano voluto accettare, di tentare di essere io ad iniziare il principio della fine di questa tirannia». Dopo la sua azione isolata, persino alcuni gruppi della piccola e media borghesia tentano inutilmente di abbattere la dittatura con la lotta armata: alla fine degli Anni Cinquanta, infatti, alcuni giovani del Partito conservatore nicaraguense capeggiano un'azione armata alla quale partecipa anche Pedro Joaquín Chamorro (futuro direttore de La prensa), che riceve il tacito appoggio del partito e persino la cooperazione del presidente costaricano José Figueres.
Ad Anastasio succede il figlio maggiore Luís Somoza Debayle, designato dall'Assemblea nazionale (parlamento) per completare il mandato presidenziale che scade l'anno successivo, e poi viene nuovamente rieletto per un periodo di sei anni. La politica di Luís continua comunque la linea paterna: servitore fedele degli Stati Uniti (tentativo di invasione di Cuba nel 1961, invasione di Santo Domingo, tentativo di destabilizzazione in Costa Rica e così via), arricchimento personale, violenze e brogli per mantenere il potere.
Luís riesce ad ottenere che Washington designi come ambasciatore a Managua un vecchio amico di famiglia, Thomas B. Whelan, commerciante di grano del Nord Dakota («è un padre per me», è solito dire). Per dieci anni Whelan è, a tutti gli effetti, il proconsole del protettorato nicaraguense. Intanto, suo fratello minore, omonimo del padre, assume il controllo della Guardia nacional.
Nell'aprile del 1961, Puerto Cabezas (località della Costa Atlantica) viene utilizzata come base di partenza per i fuoriuscisti cubani e per la Cia, in occasione dell'attacco condotto contro la Rivoluzione di Fidel Castro, nel corso del tentativo di invasione alla Baia dei Porci. Occorre rilevare che l'assoluta mancanza di comunicazioni con il centro del paese si traduce, per la Costa Atlantica, in uno sviluppo endogeno sino a quando, verso la metà degli Anni Sessanta, le società nordamericane fanno la loro comparsa nella zona per sfruttare le immense risorse naturali (legname, frutta e minerali preziosi). Del resto, per vari decenni, mentre il resto del paese subisce la dittatura somozista, la Costa Atlantica conti-nua invece a vivere nel proprio isolamento, ignorando gli orrori della repressione e senza partecipare alla lotta contro Somoza, considerata semplicemente come una «guerra fra spagnoli».
Questa situazione da «Repubblica delle banane» non viene accettata passivamente dalla popolazione nicaraguense e, fra il 1934 ed il 1961 si segnalano ben ventisette tentativi insurrezionali. Fra il 1956 e l'inizio degli Anni Sessanta, nel paese fanno la loro comparsa una ventina di movimenti armati, fra i quali quello guidato da Ramón Raudales, un veterano dell'esercito di Sandino. D'altro canto, il periodo compreso fra il 1956 ed il 1960 segna però anche una delle prime tappe significative del movimento rivoluzionario, essendo caratterizzato da varie crisi politiche della dittatura, guidata dai figli del primo Somoza: una decina di tentativi di ribellione vengono stroncati sul nascere, ma ciò nonostante generano i presupposti per la posteriore creazione della Gioventù patriottica, un'organizzazione composta da operai, studenti, impiegati ed artigiani.
Il 23 luglio del 1961 viene infine costituito il Frente Sandinista de Liberación Nacional, diretto da Carlos Fonseca, Silvio Mayorga e Tomás Borge: il progetto politico di questo movimento è la guerra rivoluzionaria per abbattere la dittatura e liberare il paese. L'aggettivo «sandinista» indica con estrema chiarezza l'intenzione degli oppositori di inserirsi nella tradizione nazionalista ed antimperialista di Sandino. Se si vuole, la nascita del Frente Sandinista de Liberación Nacional (Fsln) non è un'idea nuova: pochi mesi prima di essere assassinato, lo stesso generale degli uomini liberi medita sulla formazione di un «terzo partito» che si contrapponga ai due tradizionali (liberale e conservatore).
Carlos Fonseca
Carlos Fonseca
«Ricordatevi ragazzi, quando vi sentite tristi, scoraggiati, demoralizzati; quando vi viene voglia di andarvene e piantar lì tutto; quando sentite una gran voglia di piangere, ricordatevi che nessuno ci ha obbligati a questo, che lo facciamo volontariamente; e pensate alle migliaia di bambini che chiedono l'elemosina, scalzi e straccioni, pensate all'ingiustizia della miseria, pensate che i padroni non si arrenderanno mai di propria volontà! E tenete bene a mente che noi siamo l'unica alternativa per gli umiliati e per gli sfruttati, l'unica speranza che essi hanno in questo mondo. Se voi riuscirete a ricordarlo, allora ritroverete la forza, non so da dove, ma ritroverete la forza ed andrete avanti».


Carlos Fonseca (1936-1976)

Però, nessun altro paese centroamericano è più «sorvegliato» del Nicaragua, da parte della Casa Bianca. Un esempio fra tutti: proprio nello stesso anno in cui viene costituito il Fsln, il governo di Washington accorda ben settantaquattro borse di studio ad ufficiali della Guardia nacional, per consentirgli di frequentare i corsi della scuola antiguerriglia che si trova a Panamá. Come paragone, solamente venticinque ecuadoriani e ventotto venezuelani vengono inviati nel 1961 in questa stessa scuola: tale differenza numerica indica con estrema chiarezza che il Nicaragua occupa una posizione del tutto particolare sulla mappa geopolitica del Pentagono.
Intanto, l'accresciuta presenza delle multinazionali, tende ad imporre anche in questo paese una modernizzazione industriale, basata sulla coltivazione del cotone a scapito delle altre. Si accentua in tal modo il carattere monocolturale dell'economia nicaraguense. Questo processo genera nuove tensioni in seno alla borghesia locale, mettendo in seria discussione lo storico patto fra liberali e conservatori e si conclude con la scissione del Partito conservatore nicaraguense (Pcn) ed il passaggio di una frazione borghese all'opposizione. Questi eventi consentono anche la crescita del Partito socialcristiano (Psc) legato alla gerarchia cattolica e la nascita del Partito liberale costituzionalista (Plc).
La borghesia, infatti, inizia a non sopportare più lo strapotere politico e soprattutto economico dei Somoza, per cui si formano e si consolidano questi gruppi di opposizione moderata e «legale». La convergenza nel tempo di questi processi, dà origine alla formazione della Uno (Unione nazionale di opposizione), alla quale aderiscono il Partito socialista nicaraguense (su posizioni filosovietiche) e l'opposizione borghese. È proprio questo ad indurre il regime ad introdurre qualche mutamento formale: alle elezioni presidenziali del 1965, i Somoza impongono René Schick Gutiérrez, uno dei loro uomini di paglia. Subito si parla di democratizzazione del paese e di libere elezioni; ma Schick viene trovato morto nel 1966, in circostanze decisamente misteriose.
A livello interno, la continuità al potere della famiglia Somoza è resa possibile soprattutto grazie alla divisione di un'opposizione essenzialmente borghese, scontenta di una dittatura che invade il terreno dei suoi interessi economici, ma con la quale, volente o nolente, finisce sempre per venire sempre a patti.
Per avere un'idea della situazione sociale interna, fra il 1950 ed il 1971, Managua quadruplica la propria popolazione, passando da circa centodiecimila abitanti ad oltre quattrocentomila, facendo crescere in maniera spropositata le bidonville nelle periferie della capitale. Oltre il 50% della popolazione è analfabeta, malgrado che le statitiche ufficiali del regime parlino del 18% del bilancio statale destinato all'istruzione. Il sistema scolastico è basato sulle elementari, le quali hanno però una durata di soli due o tre anni (a seconda delle zone del paese). La maggior parte degli scolari che apprende le nozioni basilari della scrittura durante questo breve periodo di tempo, ben presto le dimentica completamente.
Alla fine degli Anni Sessanta viene avviato un processo di industrializzazione, mentre nuovi set-tori si vanno sviluppando con capitali nazionali e stranieri. L'industria partecipa per il 28%, contro il 23% dell'agricoltura. Lo sviluppo industriale, anche se ancora embrionale, crea un nuovo settore di proletariato urbano.
Il processo di industrializzazione, comunque, investe anche l'agricoltura, la quale è, per tradizione oramai consolidata, fortemente caratterizzata e destinata all'esportazione. Tre soli prodotti (cotone, caffè, carne bovina) rappresentano più del 53% delle esportazioni totali del paese. La struttura fondiaria è molto concentrata: il 21,8% delle aziende sfrutta, prima della guerra antisomozista, l'82,5% delle terre coltivabili. Il rilancio della coltivazione cotoniera negli Anni Cinquanta e l'integrazione economica centroamericana negli Anni Sessanta, avviano un processo di meccanizzazione e specializzazione basato sullo sfruttamento della manodopera ed accompagnato da un relativo sviluppo dell'industria connessa ad alcune attività agropastorali (raffinerie di zucchero, carne congelata). Il grande capitale mantiene il controllo dell'intero processo rivolto soprattutto all'esportazione, mentre il paese resta un forte importatore di alimenti.
Nella seconda metà degli Anni Sessanta, la situazione comincia velocemente a precipitare: nel 1967, in seguito ad un massacro di proporzioni enormi fra la folla convocata in piazza dalla Uno (oltre trecento morti), Anastasio Somoza riprende in prima persona il controllo del paese.
Morto nel 1967 il secondo Somoza, gli succede infatti il terzo, Anastasio come il padre, detto Tachito, il più giovane (alcuni sostengono che, in realtà, sia lui ad uccidere il fratello Luís, per sostituirlo alla guida del paese). Diplomato all'Accademia militare di West point, durante i suoi anni nordamericani stringe molte e fruttuose amicizie, in particolare con John Murphy che, come rappresentante democratico dello Stato di New York al Congresso, diviene uno dei pilastri della lobby somozista a Washington.
Anastasio secondo è membro di numerosi club mondani e militari negli Stati Uniti, sposato con una nordamericana di Miami; si lega anche al misterioso avventuriero nordamericano Howard Huges, l'uomo più ricco del mondo, che risiede a Managua sino al terremoto del 1972. Tachito denuncia costantemente i pericoli del «castro-comunismo» e, nel 1979, oramai alle strette, assediato nel suo bunker di Managua, chiede al governo di Washington di andare in suo aiuto «come io l'ho aiutato per trent'anni a combattere il comunismo». Non a caso, secondo una personalità dell'opposizione moderata nicaraguense, «Somoza è l'ultimo marine lasciato in Nicaragua dai nordamericani».
Nei quarantadue anni di dominio assoluto, i Somoza mettono le mani su tutto, mostrando invidiabili capacità imprenditoriali. Sono fiorentissimi i proventi del contrabbando di beni all'estero e quelli del controllo del gioco di azzardo, degli alcoolici, della prostituzione. Dopo l'esproprio dei terratenientes (latifondisti) tedeschi, a partire dal 1940, diventano i maggiori proprietari terrieri del paese. Controllano anche il commercio dell'oro, da cui traggono profitti pari ad almeno quattrocentomila dollari l'anno, e le esportazioni clandestine di carne (hamburger connection), una delle maggiori ricchezze del paese (con cotone, caffè e zucchero). Parte di questa ricchezza l'investono nell'industria: del cemento, tessile, di trasformazione. Detengono il monopolio dei servizi di trasporto aerei e marittimi. Negli Anni Sessanta, Luís e Tachito utilizzano i fondi della kennediana Alleanza per il progresso (creata nel 1961, per annientare «le basi di sostentamento del comunismo» grazie all'avvio di riforme sociali ed economiche in America Latina) e gli incentivi fiscali creati dal Mercato comune centroamericano (Mcca, costituito nel 1960 a Managua fra i cinque paesi dell'istmo), per impiantare nuove industrie di loro proprietà personale: carne, carta, pesca.
Proprietà della famiglia Somoza alla caduta del regime 

Produzione agricola: 

  • 46 piantagioni di caffè
  • 8 piantagioni di canna da zucchero
  • 51 fattorie con allevamenti di bestiame
  • 150 piantagioni di riso e di tabacco
Miniere: 
  • Miniera d'oro di San Urbina
Industrie: 
  • Morrillo y anexos s.a., Arrocera el diamante (riso)
  • Productos Carnic s.a., Central Meat Packer s.a., El regalo, Ifagan (carne)
  • Lechería La salud, Prolacsa (latte)
  • Nicaragua cigars company, Vegas de Jalapa, Tabacalera nica ragüense (tabacco)
  • Distillati alcoolici, Central de ingenios (zucchero)
  • Aceitera Corona (oleificio)
  • Pesquero anticorrosivo (fibre di vetro)
  • Fábrica de hilados y tejidos El porvenir, Fabritex, Vestidos s.a. (tessili)
  • Incisa, Intucasa (polivinilici)
  • Compañía de fósforos Momotombo (fiammiferi)
  • Papeles y cartones s.a, Envases y cartones s.a. (cartiere)
  • Sal industrial, Clorosalina, Salinas nicaragüenses s.a. (sale)
  • Calzado Chontal s.a. (calzature)
  • Compañía La hielera s.a. (ghiaccio)
  • Hercasa, Armanic s.a., Bionicas s.a., Modnatica of Nicaragua (chimica)
Commercio: 
  • Caribe motors, Dismotors s.a., Comdecosa, Mercedes Benz, Citroën (automobili)
  • Comercial, Mendieta s.a., Dormicentro s.a. (boutiques)
  • Sonido industrial s.a. (dischi)
  • Joyería Dreher s.a. (gioielli)
  • Agrotécnica s.a., Compañías agropecurias s.a., Agricultura s.a. (caffè)
Edilizia: 
  • Nicalit, Panelfab (pannelli prefabbricati)
  • Cementera nacional, Concreto premezclado s.a. (cementifici)
  • Metaza (metalli)
  • Casanica (edilizia popolare)
  • Urdesa (compravendita terreni)
  • Aislite, Esinca s.a., Alumex (materiali edilizia)
Pesca: 
  • Pescanica, Pesquera Solac s.a., Compañía marítima de Bluefields, Marítima-mundial, Pesca Pomarblue, Pesqueros del mar, Pesqueros anticorrosivos, Fish Meal Company of Nicaragua
Servizi e comunicazioni: 
  • Lanica s.a. (compagnia aerea nazionale)
  • Mamenic lines s.a., Marítima mundial-ferry, Concabesnic (trasporti marittimi)
  • Aerolibre (trasporto merci)
  • Puerto Somoza (porto)
  • Hoteles Nicaragua s.a. (turismo)
  • Editorial Novedades (quotidiano)
  • Televisión de Nicaragua (televisione)
  • Estación equis, Unión radio, Radio Managua (radioemittenti)
  • Compañía nacional de seguros (assicurazioni)
  • Banco de Centroamérica, Capsa (banche)
  • Plasmaféresis (esportazione sangue)
A partire dagli Anni Settanta, fruendo della collaborazione di molti cubani anticastristi, i loro investimenti si dirigono su altri settori: case da gioco e traffico del sangue (la Plasmaféresis di Managua). La famiglia dei Somoza, inoltre, possiede oltre il 30% delle terre coltivabili del paese e ventisei fra le più grosse imprese industriali; inoltre, partecipa alla divisione degli utili di almeno centoventi società di diverso tipo. Contemporaneamente, vari componenti della famiglia diventano soci di alcune delle multinazionali più importanti a livello mondiale (come ad esempio la Nestlé). Il tutto, inasprisce in maniera notevole le rivalità interne alla destra economica e politica, dal momento che una parte sempre più importante della borghesia si vede emarginata da questo processo di accumulazione.
Dopo le elezioni presidenziali del 1967, nelle quali viene rieletto Anastasio Tachito Somoza, tutte le rivolte contro di lui vengono regolarmente soffocate nel sangue, l'opposizione «legale» vede negata qualsiasi possibilità di abbattere la dittatura per via democratica e persino la Chiesa locale si schiera per la prima volta, pubblicamente, contro il tiranno: sempre più preoccupata di fronte ad una politica basata esclusivamente sul terrore e sulla pratica istituzionalizzata della tortura, inizia a prendere cautamente le distanze dal regime. Questa posizione della Chiesa nei confronti della dittatura, non implica però un avvicinamento a quella del Fsln, né il rifiuto del sistema capitalistico di oppressione e di sfruttamento: semplicemente avviene come conseguenza inevitabile di fronte alla chiusura di ogni alternativa d'accordo fra i gruppi della borghesia nazionale.
Dal canto suo, l'opposizione legale e parlamentare, tollerata per conferire alle elezioni-farsa una parvenza di democrazia, si esprime soprattutto attraverso il Partito conservatore nicaraguense (Pcn).
Se è vero che, sin dall'epoca coloniale, la Chiesa cattolica nicaraguense, salvo rare eccezioni, resta sempre legata alle classi dominanti, è altrettanto vero che uno degli aspetti più importanti per comprendere il Nicaragua e la Rivoluzione popolare sandinista, è proprio il fattore religioso: l'80% della popolazione si professa cattolica. Negli Anni Settanta un vasto settore del clero, il più progressista e legato alla Teologia della liberazione, radicalizza sempre più le proprie posizioni riguardo alla necessità di un netto cambio sociopolitico, sino a farle coincidere con i presupposti programmatici del Fsln. Un ruolo di primo piano viene svolto dai sacerdoti Miguel D'Escoto e dai fratelli Ernesto e Fernando Cardenal (poi tutti ministri del governo sandinista).
Il Frente Sandinista de Liberación Nacional organizza in questo periodo numerose rivolte, nelle quali viene pesantemente sconfitte. Silvio Mayorga, uno dei tre fondatori del movimento, muore in combattimento nel 1965. A questo punto, il movimento guerrigliero cerca di darsi un nuovo assetto ed una nuova organizzazione, anche perché molti dei suoi uomini sono oramai rinchiusi nelle carceri somoziste.
Nell'aprile del 1971, ben quarantamila studenti scendono nelle strade della capitale ed occupano (con l'appoggio dei gesuiti) l'Universidad CentroAmericana (Uca). Queste proteste sempre più numerose ed imponenti, fanno finalmente riflettere Tachito Somoza e nel maggio dell'anno successivo, non osando farsi rieleggere alla presidenza della Repubblica, delega formalmente il potere ad un triunvirato di sua completa fiducia. Infatti, la dittatura tenta, negli ultimi anni di potere, una pallida trasformazione del regime in senso «liberale» ed un'apertura selettiva di spazi «democratici», la quale, però, è sempre accompagnata da una spietata repressione sia della guerriglia che delle numerose manifestazioni popolari.
Poco prima della mezzanotte del 23 dicembre 1972 avviene uno spaventoso terremoto che distrugge completamente Managua ed il regime emana una Ley económica che porta l'orario settimanale di lavoro da quarantotto a sessanta ore. Dopo uno sciopero di ben quarantatré giorni, questa legge viene abrogata, ma in tutto il paese nascono numerosi focolai di guerriglia che mirano a togliere il potere a Somoza, il quale, però, riesce a mantenerlo grazie al poderoso appoggio statunitense, alla violenza esercitata in continuazione ed ai brogli elettorali che nel 1974 vedono riconfermata la sua presidenza (a queste elezioni partecipa meno del 50% della popolazione).
Con i soldi degli aiuti internazionali, inoltre, Somoza aumenta ancor più il proprio potere personale e familiare, giungendo non solo al pieno controllo di tutta l'economia ma anche al possesso di oltre il 10% della produzione nazionale. Malgrado il Prodotto interno lordo (Pil) aumenti dell'8%, le condizioni della popolazione non migliorano, anzi si deteriorano ulteriormente. Senza dubbio, questo sisma è uno dei fattori che contribuisce a rompere in maniera definitiva con le tendenze storiche dell'economia nicaraguense, ma influisce anche sulla conduzione politica dello Stato ed all'acuirsi delle contraddizioni sociali.
La borghesia locale, sorta grazie al boom del cotone negli Anni Cinquanta e dalle opportunità offerte dal Mercato comune centroamericano (Mcca), oramai esasperata, passa infatti all'opposizione. L'8 luglio del 1974, in seguito alla sfacciata manipolazione dei risultati elettorali, si costituisce l'Udel (Unione democratica di liberazione), la quale comprende un arco di forze che, dai tradizionali partiti borghesi, giunge sino al Partito comunista: si tratta di un raggruppamento formato da sette movimenti politici e da due gruppi sindacali, i quali però non vedono di buon occhio l'appoggio del padronato. Il suo obiettivo principale è l'abbattimento della dittatura e l'instaurazione di un sistema democratico parlamentare.
Mentre i partiti dell'opposizione si organizzano, anche gli osservatori dell'Onu denunciano le inaudite violenze governative. Ma la risposta alle proteste che si levano è, più che mai, la repressione: fra il 1970 ed il 1976, oltre seimila contadini vengono assassinati o fatti scomparire, nel tentativo di liquidare il solido movimento contadino (oramai diffuso in tutto il paese) e di togliere le basi operative alla guerriglia operante nelle regioni nordorientali del paese.
Nel 1975 gli occupati sono poco più di seicentocinquantamila, dei quali il 14,7% impiegati nell'industria, il 37,5% nel commercio e nei servizi, il 47,8% nell'agricoltura. Allo scoppio della guerra civile, più della metà della popolazione nicaraguense (il 54,9%) vive nelle città, molti nella condizione di proletari salariati. Di qui viene la spinta alle lotte operaie che, nel quadro della ripresa «drogata», che segue al terremoto del 1972, percorrono e sconquassano tutto il quadro della lotta politica nicaraguense.
Fra il 1975 ed il 1976 il dittatore (aiutato dai nordamericani e dai sudvietnamiti) inizia un sistematico rastrellamento nelle zone di montagna: questa operazione assume il nome di «incudine e martello». Oltre tremila contadini vengono uccisi e viene così azzerato tutto il lavoro di organizzazione popolare realizzato in precedenza sia nelle città che nelle campagne.
Amnesty international pubblica un allarmante rapporto sulla situazione dei diritti umani nel paese ed in questi stessi anni, il regime entra ancor più in crisi, mentre i vari gruppi dell'opposizione intensificano la loro attività ed i loro rapporti reciproci. Anche se le armi, da sole, non rappresentano una condizione sufficiente per rovesciare la dinastia dittatoriale, sono però necessarie: il Fsln comprende sin dall'inizio che il somozismo non può essere sconfitto con semplici negoziati e che, in quanto vera e propria spina dorsale del potere, occorre innanzitutto sconfiggere la Guardia nacional.
La dipendenza del Nicaragua dal commercio con l'estero è senza dubbio il problema economico più grave del paese, dati gli enormi squilibri nella bilancia commerciale. Attraverso il contraddittorio andamento dell'economia negli Anni Settanta, le esportazioni non sono mai sufficienti a finanziare il processo di sviluppo. L'indebitamento con l'estero si va sempre più aggravando, sino ad ammontare nel 1977 ad 1,2 miliardi di dollari, mentre il Prodotto interno lordo (Pil) è di soli 2,2 miliardi di dollari. Già in questo periodo, il servizio del debito (gli interessi) è di trecento milioni di dollari annuali (in questo stesso anno le esportazioni non raggiungono i seicentotrenta milioni di dollari).
Nel luglio del 1977, il dittatore soffre di un forte attacco cardiaco e contemporaneamente inizia la fuga dei capitali dal Nicaragua, che aggrava ancor più la situazione economica del paese.


Per approfondire questi argomenti, si consiglia la lettura di:

Jaime Weelock Román, Imperialismo e dittatura. Crisi di una forma sociale, Edizioni litografica abbiatense 1988
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