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Le località più importanti
del Nicaragua
Manifestazione
Per chi si reca in Nicaragua senza prevedere un'esperienza nel campo di lavoro, un paio di settimane sono più che sufficienti per visitare comodamente la costa del Pacifico (Managua, Masaya, Granada, León, Ometepe ed alcune località balneari). Chi ha più tempo a disposizione, può estendere la propria visita alle regioni di montagna (Matagalpa, Estelí), al bellissimo arcipelago di Solentiname od alla Costa Atlantica.
La costa del Pacifico è la parte più ricca, sviluppata e popolata del paese: circa i nove decimi della popolazione vivono in questa ristretta fascia di terra, concentrati soprattutto nelle grandi città (Managua, León, Masaya e Granada). In quest'area del paese vi sono anche le uniche industrie e la maggior parte dei terreni coltivati od adibiti a pascolo.
Occorre, però, tenere ben presente che i tempi di spostamento da una località all'altra sono normalmente piuttosto lunghi, sebbene le distanze effettive in chilometri non siano eccessive: infatti, le cattive condizioni delle strade (anche quelle principali come la Carretera panamericana) non consentono velocità elevate.
Non è possibile descrivere tutte le località del Nicaragua, per cui ci limitiamo a quelle comprese nel viaggio di conoscenza (incluse le escursioni facoltative).
Nicaragua turística (español)
Careli tour (english)
Tourist guide of Nicaragua (english)

 
Arcipelago di Solentiname
Bluefields
Chinandega
Estelí
Granada
Isola di Ometepe
Jinotega
Juigalpa
Las isletas
León
Managua
Masaya
Matagalpa
Poneloya
Puerto Cabezas
Rivas
San Carlos
San Juan del Sur

MagaguaManagua (1.010.280 abitanti)

È la capitale del paese, circondata da tre vulcani, fra i quali il Momotombo, che limita al nord il Lago di Managua. Si trova al centro della cosiddetta «caldera di Masaya», una fra le valli più fertili di tutto il contnente americano. Il dipartimento (regione) di Managua ha un'estensione territoriale di 3.434 Kmq. La temperatura nella capitale oscilla normalmente fra i 27° ed i 30° C.; ma, vista la vicinanza del lago, l'umidità è sempre piuttosto elevata.
Plan de Managua
Il nome originario è Acahualinca, variamente interpretato dai linguisti; non si sa quando e perché assuma la denominazione attuale di Managua, né cosa effettivamente questa parola voglia significare.
L'inizio dello sviluppo urbanistico di questa enorme città, risale al 1857, ossia da quando diventa la capitale del paese. In origine è un semplice insediamento di epoca precolombiana, senza alcuna importanza nella storia del paese.
La struttura urbanistica della capitale è definita tradizionalmente dal vecchio modello coloniale di strade e viali che si incrociano ad angolo retto, delimitando in tal modo dei blocchi quadrangolari di abitazioni (denominati «manzanas», mentre un isolato viene definito «cuadra»), i quali, a loro volta, si raggruppano in quartieri («barrios»). Generalmente, le strade corrono parallele alla costa del lago (ossia nel senso est-ovest), mentre i viali vanno da sud a nord, in direzione del lago.
Tuttavia, gli abitanti di Managua (come del resto anche in tutte le altre città), si orientano in base ai punti cardinali per indicare gli indirizzi, riferendosi ad essi come: «al lago (nord), abajo (ovest), a la montaña (sud), arriba (est)».
Con la ricostruzione del 1931 si tenta di dare alla capitale una sistemazione consona ai moderni piani urbanistici, ricostruendola attorno a due grandi viali che l'attraversano da ovest ad est e da nord a sud, con una serie di arterie parallele e perpendicolari. Ma la corruzione dei governanti, anche negli Anni Trenta, fa sì che l'abbondante aiuto estero venga dirottato su conti bancari personali.
Dopo la parziale ricostruzione a seguito di un terremoto nel 1931, come nella maggior parte delle capitali latinoamericane, vi prevale il tipo architettonico coloniale a portici e loggiati in legno per le abitazioni civili e lo stile Neoclassico per gli edifici pubblici (cattedrale, Palazzo nazionale, ecc.); l'influsso statunitense è invece sensibile nelle ville e negli hotel. Purtroppo, dopo il terremoto del 1972, neppure questa parziale ricostruzione resta in piedi, anche se in taluni locali di lusso della capitale è possibile osservare alcune foto della Managua di questo periodo.
Località storiche: «Las huellas de Acahualinca» (Le orme di Acahualinca), raggiungibile in taxi; annesso v'è un piccolo museo archeologico.
Managua ha radici preispaniche molto antiche, tanto che le prime tracce della presenza dell'uomo nell'istmo centroamericano, risalenti ad oltre diecimila anni fa, si trovano proprio in questa città, nei pressi del lago Xolotlán.
Le tracce più antiche della presenza umana in Nicaragua sono proprio le cosiddette «huellas de Acahualinca», sito archeologico di Managua datato a diecimila anni fa. Nel fango seccato vi si possono vedere le impronte di uomini ed animali che corrono verso il lago Xolotlán. Si presume che siano dovute ad un'antica eruzione vulcanica che, con il calore della lava, le fa seccare. Queste impronte vengono scoperte nel 1874.
Al tempo della Conquista, Managua (il cui nome náhuatl secondo alcuni linguisti significa: «dove c'è un'estensione d'acqua»), non è un insediamento di rilevante importanza, secondo quanto narrano i cronisti spagnoli.
Le terre attorno a Managua sono densamente popolate ed i nuclei indigeni che vi abitano, vivono essenzialmente di agricoltura, caccia e pesca; questi gruppi oppongono una fiera resistenza nei confronti degli invasori spagnoli, i quali distruggono completamente il loro villaggio, tanto che per i tre secoli successivi, la futura capitale si presenta come un semplice e misero insediamento.
Per via della fedeltà alla Corona nel periodo dei primi sintomi di emancipazione che nascono in varie località del Centro-America, nel 1811, durante la guerra per l'Indipendenza dalla Spagna, Managua viene battezzata «Villa real de Santiago de Managua». Solo nel 1846, venticinque anni dopo l'Indipendenza, viene finalmente eretta a città. Un anno dopo, nel periodo della presidenza di Frutos Chamorro, diviene la capitale del paese, per porre fine alle lotte fra i liberali di León ed i conservatori di Granada, sempre desiderosi di vedere la loro città alla guida del paese. Solo nel 1846, infatti, quando il Nicaragua è già uno Stato indipendente, le viene dato il nome di «città» ed alcuni anni dopo viene elevata al rango di capitale, come soluzione di compromesso fra le città di León e di Granada. Da questo momento in poi, inizia un processo di sviluppo economico ed industriale che la trasforma nel principale polo produttivo del paese (settori metalmeccanico, alimentare, tessile, chimico-farmaceutico, del tabacco).
La capitale è infatti il centro economico più importante della Repubblica: lungo la Carretera norte (o Pista Pedro Joaquín Chamorro), si trovano oggi la maggior parte delle industrie nicaraguensi.
Managua è anche la capitale vegetale dell'America: la sua posizione tropicale ed il suo suolo favoriscono, infatti, il continuo sviluppo della vegetazione, che spunta ovunque nella città, approfittando della dispersione urbanistica dovuta al terremoto del 1972.

Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano così descrive il suo arrivo nella capitale, nei primi anni della Rivoluzione: 

«l'aeroporto di Managua si chiama ora Augusto César Sandino. Sulla strada che conduce alla città, poche automobili. Sulla targa si legge "Nicaragua libre". Sui bordi della strada, bandiere sandiniste, cartelloni pubblicitari della Fanta e della Citizen e cartelloni della rivoluzione. Nella propaganda della riforma agraria, la frase di un contadino torturato da Somoza: "Non siamo uccelli per vivere d'aria. Non siamo pesci per vivere di mare. Siamo uomini per vivere della terra".
«Rovine di bombardamenti. Case di emergenza costruite in spazi verdi: baracche di legno con tetti di lamiera. Dall'aereo avevo visto molti tetti di lamiera luccicanti ed avevo immaginato la povera gente patire nelle sue case sotto il sole raggiante. Siamo in pieno campo quando gli amici mi dicono: "Siamo arrivati." "Dove?" "A Managua!" Siamo nel centro di Managua. Dopo il terremoto del 1972 e la guerra, Managua è questa immensa rovina o grande accampamento costruito nel verde».
Nei dintorni della capitale vengono coltivati diversi prodotti tropicali; sulle colline viene coltivato il caffè.
Nei pressi della capitale si trova il lago vulcanico di Asososca, il quale fornisce l'acqua potabile agli abitanti. Dietro all'hotel Intercontinental ed all'ospedale militare, si trova il lago vulcanico di Tiscapa.
Come si è detto, Managua soffre due disastrosi terremoti nel XX secolo: nel 1931 e nel 1972; per questo la si può definire una «non-città», senza un vero e proprio centro storico, ma con vari «centri».
Sorge, infatti, su un suolo altamente sismico e vari movimenti tellurici di notevole intensità si registrano nel corso degli anni; i più gravi sono certamente quelli del 1844, 1885, 1931, 1968, gennaio e dicembre 1972. La città coloniale viene distrutta da un terremoto nel marzo del 1931 (duemila vittime su quarantamila abitanti) e da un disastroso incendio cinque anni dopo. Però, nella più grande e popolosa città del paese sono ancora ben visibili soprattutto i segni distruttivi del terremoto del 1972 (6° della scala Richter) e dei bombardamenti somozisti del 1979. Il terremoto di Managua, verso la mezzanotte del 23 dicembre 1972, infatti, uccide oltre diecimila persone e ne lascia altre trentamila senza casa: l'80% della popolazione ha comunque problemi di alloggiamento.
Dal terremoto del 1972, Managua non ha un centro vero e proprio. Fra i vari «centri», sicuramente il più «storico» è Plaza de la Revolución. La vecchia cattedrale nella Plaza de la Revolución (ribattezzata Plaza de la República dal sindaco ex somozista Arnoldo Alemán) viene praticamente distrutta dal terremoto: si possono vedere i resti dell'antica cattedrale, i muri esterni e le capriate metalliche che sorreggevano il tetto.
Nella stessa piazza si trova il Palacio nacional, uno dei pochi edifici non distrutto dal sisma, che oggi si sta trasformando in biblioteca nazionale. Questo edificio sale agli onori della cronaca internazionale nel 1978, quando un commando guerrigliero lo occupa, prendendo prigionieri i membri dell'Assemblea nazionale (parlamento); in cambio della loro liberazione, vengono scarcerati numerosi rivoluzionari detenuti nelle carceri somoziste. Di fronte alle rovine della cattedrale si trova la tomba di Carlos Fonseca e verso il lago un monumento al poeta nazionale Rubén Darío.
Poco distante, verso il lago, v'è il modernissimo edificio del Teatro Rubén Darío. Un altro «centro» è Plaza de España, dove si trovano numerose compagnie aeree e parecchie ambasciate, oltre ad un fornitissimo supermercato.
Quasi al termine dell'avenida Simón Bolívar, a poche decine di metri da Plaza de la Revolución, v'è l'edificio di Telcor, ossia la posta centrale, da dove si può telefonare in Italia.
Ad ovest (arriba) dell'hotel Intercontinental, si trova il barrio Martha Quezada, dove vi sono sia il terminal di Ticabus che numerose pensioni a buon prezzo e numerose piccole trattorie. Per gli appassionati di baseball, non molto distante, verso nord (al lago) si trova lo stadio di baseball «Rigoberto López Pérez».
Proprio di fronte all'Universidad CentroAmericana (Uca), si trova la Plaza 19 de julio, una grande spianata dove si svolgono molte manifestazioni di massa; proprio qui, alla sera, si può andare a ballare alla Piñata.
Il sindaco ex somozista Arnoldo Alemán, dal 1990 in poi, a suo modo «abbellisce» la capitale, realizzando alcune rotonde con fontane e statue, il malecón (lungo-lago) dietro Plaza Fonseca (al termine dell'avenida Bolívar) ed asfaltando alcune strade. Inoltre, come altri sindaci della Uno, fa cancellare buona parte degli splendidi murales realizzati durante il decennio sandinista. Ma, oltre a queste operazioni di facciata, nella sostanza nulla muta a livello strutturale.
Oltre alle rotonde, un'altra mania dei nuovi amministratori pubblici è quella di mutare la già scarsa toponomastica della capitale: da Plaza de la Revolución a Plaza de la República, da Pista de la resistencia a Pista Juan Pablo II, da Plaza Carlos Fonseca a Plaza Juan Pablo II, da Mercado Roberto Huembes a Mercado Central, da Mercado Israel Lewites a Mercado Boer. Il bello di tutto ciò, è che la stragrande maggioranza della popolazione capitolina non conosce i nuovi nomi e continua ad usare quelli della rivoluzione.
Managua resta comunque la località che maggiormente mostra le contraddizioni del paese e che vive la precaria situazione di città non produttiva, ma terziaria (di un terziario molto complesso e tipicamente latinoamericano, fatto di uffici statali e burocrazia, di commercio e mercato informale) e che aumenta giornalmente il numero degli abitanti in modo decisamente preoccupante.
Nella capitale vi sono vari alberghetti a buon mercato, puliti e tranquilli, la maggior parte concentrati nel barrio Martha Quezada (a poche decine di metri da Plaza de España e dall'hotel Intercontinental). Per raggiungerli è sufficiente dire il nome dell'hotel al tassista, il quale conosce certamente l'indirizzo. Nei pressi dell'ex cinema Dorado, in pieno «centro», vi sono molti hotel a basso costo (fra i tre ed i cinque dollari): Hospedaje Norma, Santos, Quintana, Molinito, Dorado. Ma è anche possibile alloggiare presso delle famiglie.
Per gli amanti del bagno, nelle vicinanze di Managua v'è il lago Xiloá (con annesso un centro turistico tenuto abbastanza bene); Xiloá è di origine vulcanica e si trova a circa venti chilometri a nord-est di Managua, sulla carretera che conduce a León.
Ad una cinquantina di chilometri di distanza, verso sud, v'è anche la spiaggia di Managua, Pochomil, dotata di un centro turistico.
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León (171.375 abitanti)

Il dipartimento di León ha un'estensione territoriale di 5.425 Kmq. e si trova nel nord-ovest del paese. Questo dipartimento viene creato nel 1858 ed il suo capoluogo è la città di León, a circa novanta chilometri da Managua. Il nome originario è Santiago de León de los Caballeros ed anticamente sorge più ad est: viene infatti fondata dagli spagnoli il 19 giugno del 1524, sulle rive del lago Xolotlán e del villaggio indigeno di Imbite, alle falde del vulcano Momotombo. Sin dalla fondazione, questa città occupa un ruolo estremamente importante a livello politico, economico e culturale. La scarsità di manodopera indigena, le continue eruzioni vulcaniche ed i movimenti tellurici (che vengono interpretati dagli abitanti come maledizioni divine a causa dell'assassinio in questi luoghi del vescovo Antonio Valdivieso, difensore degli indios), provocano nel 1610 lo spostamento della città nel luogo in cui attualmente si trova. Viene quindi ricostruita l'anno seguente ad una trentina di chilometri di distanza, sull'insediamento indigeno di Subtiava (che in lingua precolombiana significa «fiume dalle piccole conchiglie nere»). Le antiche rovine della città originaria (León viejo) sono ancora visibili e visitabili. Anche padre Bartolomé de las Casas, protettore degli indios, risiede per un certo periodo di tempo in questa città.
Cerro Negro
Cerro Negro
La catena montuosa denominata Maribios si estende per circa settanta chilometri e domina le pianure di Chinandega e di León. Ne fanno parte alcuni dei vulcani più caratteristici del Nicaragua: il Viejo (o San Cristóbal) è il più elevato fra tutti quelli presenti sul territorio nicaraguense; il Cerro negro, dal canto suo, provoca gravi perdite per l'agricoltura e l'allevamento, oltre a causare seri danni alla popolazione, soprattutto nelle eruzioni del 1948, 1968, 1971, 1992 e 1995, quando le sue ceneri ricoprono la città di León e distruggono numerose coltivazioni; il Momotombo, esempio classico di vulcano che presenta la forma di un cono quasi perfetto, che erutta nel 1905.
Momotombo
Momotombo
Alcuni hotel e pensioni si trovano nella zona centrale della città, come il Colonial (abbastanza caro) e l'América (più a buon mercato).
Sino a pochi anni fa, assieme al dipartimento di Chinandega, è il territorio nel quale dagli Anni Cinquanta in poi viene coltivato soprattutto il cotone, oggi presente solo in piccole quantità.
León e Granada sono le due maggiori città d'origine coloniale che, fondate entrambe nel 1524, presentano ancora molte caratteristiche dell'architettura coloniale spagnola. León viene considerata la seconda città del Nicaragua e conserva ancora il suo aspetto coloniale, che caratterizza ancora a livello architettonico ed urbanistico le sue strade strette e le case con i balconi in ferro battuto.
È la prima capitale del Nicaragua sin dall'epoca coloniale, residenza delle autorità spagnole e principale centro economico, culturale e politico del paese; e nel corso degli anni condiziona notevolmente la storia del paese, specialmente a causa delle continue lotte (che spesso sfociano in una vera e propria guerra) per l'egemonia politica ed economica con Granada.
A livello economico la popolazione si dedica all'agricoltura ed all'allevamento; se negli Anni Cinquanta la coltivazione del cotone ha un'importanza fondamentale non solo per questo dipartimento, ma per tutto il paese, attualmente questo prodotto non è più molto richiesto sul mercato internazionale.
Capitale del Nicaragua sino al 1857, quando questo ruolo viene assunto da Managua, e roccaforte dei liberali sempre in lotta (sia politica che economica) con la conservatrice Granada, León è oggi un centro culturale molto vivace sia per la sua Università fondata nel 1814, che per le sue iniziative. È, per importanza, la seconda città del paese e nel 1990 risulta eletto un sindaco del Frente Sandinista de Liberación Nacional (Fsln), che però nel 1995 passa al Movimiento Renovador Sandinista (Mrs).
È tradizionalmente la più liberale delle città nicaraguensi ed è tuttora un centro intellettuale di notevole prestigio: è storicamente il centro degli intellettuali radicali appartenenti al Partito liberale, sostenitori dell'unificazione dell'America Centrale e di una serie di riforme basate sulle Rivoluzioni americana e francese del XVIII secolo.
Vi sono numerose chiese di interesse artistico, come la cattedrale, la quale custodisce opere preziose, oltre alla tomba del poeta nazionale Rubén Darío: meticcio, di idee liberali, viaggia in numerosi paesi dell'America latina, negli Stati Uniti ed in Europa; per un certo periodo di tempo è ambasciatore in Spagna. Da lui e dalla sua opera, deriva non solo tutta la poesia latinoamericana del XX secolo (Neruda compreso), ma anche quella spagnola (García Lorca compreso).
RubÈn DarÌo
Rubén Darío
Questa cattedrale è la più grande del Centro-America, con degli enormi leoni scolpiti a tutto tondo sul sagrato, e viene eretta per iniziativa del vescovo Isidoro Bullón y Figueroa nel 1747; occorrono oltre cento anni per portarla a termine: viene infatti consacrata il 20 novembre del 1860 e mostra chiaramente l'influenza del Barocco ispanoamericano. È una specie di Pantheon della cultura nicaraguense, poiché vi sono sepolti anche Alfonso Cortés e Salomón de la Selva, due importanti figure della letteratura nazionale.
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Poneloya

Da León si può andare in bus sino a Poneloya in poco meno di un'ora: vi sono un paio di hotel-ristoranti a buon mercato ed uno decisamente più caro. Questa è la tipica località balneare del Pacifico, con spiagge ampie e mare mosso da onde grandi e divertenti, ma anche estremamente pericolose, per via delle forti correnti marine.
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Chinandega

Il Dipartimento di Chinandega è una delle regioni più importanti per la coltivazione del cotone, del banano e della canna da zucchero.
Il capoluogo è a circa 35 chilometri da León.
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MatagalpaMatagalpa

Questo dipartimento occupa il centro del paese, con un'esensione territoriale di 7.391 Kmq., ed è uno dei più estesi e popolati. È anche il dipartimento più montagnoso di tutto il Nicaragua, dove viene coltivato soprattutto il caffè, ma anche l'allevamento di bestiame riveste una notevole importanza. Il suo capoluogo è la città di Matagalpa (che in lingua originaria significa: «monte delle piante rampicanti»), situata a settecento metri sul livello del mare, ad una distanza di circa centotrenta chilometri da Managua.
Matagalpa è una città relativamente ricca, proprio grazie ai numerosi allevamenti di bestiame ed alla coltivazione del caffè, per molti decenni principale merce d'esportazione del paese. Vi sono anche alcune piccole industrie per la lavorazione del tabacco e del cuoio.
Matagalpa ha una grande importanza per l'economia del paese, poiché è anche il maggior centro minerario del paese: per questa ragione, negli anni della guerra di aggressione, è molto esposta agli atti di terrorismo dei contras, i quali tentano con ogni mezzo di minare le basi dell'economia nicaraguense.
Situata nella regione centrale del paese, è una delle più belle città della zona di montagna. È circondata da alte colline e fitti boschi, ed il terreno accidentato sul quale sorge le dà un aspetto del tutto particolare.
La vegetazione che la circonda è la caratteristica delle regioni montane dei Tropici: pini nelle parti alte, fitti boschi di alberi dalle foglie larghe nella parte centrale e pascoli nelle valli.
La città è circondata dal río Grande de Matagalpa (430 Km.), ma vari altri fiumiciattoli contribuiscono al Carlos Fonsecamantenimento della fitta vegetazione. Di fronte alla cattedrale v'è un bel parco, con alberi tipici della zona.
Le sue principali attrazioni sono il clima fresco tutto l'anno, la tranquillità dell'ambiente e la facilità con cui si possono visitare le zone montane che fanno parte della sua stessa geografia.
A Matagalpa nasce Carlos Fonseca, fondatore del Fsln e «padre della Rivoluzione popolare sandinista»; la sua casa natale è oggi un museo.
La cattedrale è l'unico edificio coloniale ancora intatto dopo la lotta di liberazione, che in questa zona negli anni del somozismo è particolarmente aspra.
Nella piazza centrale vi sono un paio di alberghetti a buon mercato.
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Estelí

Un altro dei quartier generali della lunga lotta del Fsln, anchíessa subisce pesantemente le conseguenze della guerra civile del 1978-í79.
A 839 metri sul livello del mare, è uno dei centri principali del nord del Nicaragua.
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Jinotega
I 30 chilometri che collegano Matagalpa a Jinotega sono fra i più belli, dal punto di vista panoramico, di questo tratto di Panamericana. La strada, infatti, sale per la montagna di Datanlí sino a 1.600 metri di altezza; in alcuni tratti percorre i fianchi della montagna, offrendo una vista spettacolare; in altri, si inoltra fra ruscelli e boschi ricchi di felci, muschio e CaffËorchidee. Numerose sorgenti sgorgano dai fianchi della montagna e in alcuni sbucano improvvisamente piccoli appezzamenti dedicati alla coltivazione dei fiori. Purtroppo (dal punto di vista paesaggistico), lo sviluppo dellíattività agricola ha portato alla parziale distruzione del bosco.
La città di Jinotega si trova sul fondo di uníangusta valle, stretta fra boschi da un lato e pendii pietrosi dallíaltro.
Molto conosciuti gli oggetti in terracotta nera che si producono nei dintorni.
Il caffè raccolto nelle piantagioni vicine è, per qualità, fra i migliori del Nicaragua.
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Masaya (100.646 ab.)

È il dipartimento più piccolo del paese, con soli 543 Kmq. di superficie, ma al contempo è il più popolato. Viene creato nel 1883 ed il suo capoluogo è la città di Masaya, ai piedi del vulcano Santiago ed a circa trenta chilometri da Managua.
In questo territorio si coltivano cotone, sesamo, fagioli, mais e yucca; vi sono anche coltivazioni di pomidoro, tabacco e soprattutto il caffè e la frutta danno buoni raccolti. Questo dipartimento comprende una zona pianeggiante ed una montuosa, ed il suo territorio è uno dei più produttivi del paese in campo agricolo; sono presenti anche alcune industrie farmaceutiche, alimentari e di calzature.
A pochi chilometri dalla città vi sono piccoli, ma suggestivi laghi: quello formato dal vulcano Masaya (600 m.), quello di Apoyo (posto a nord-est) che è il più grande lago nicaraguense di origine vulcanica, ed il lago di Tisma.
Masaya (conosciuta come «la città dei fiori») è costruita intorno al quartiere indigeno di Monimbó ed è considerata un centro di notevole produzione artigianale e culla del folklore nazionale. Si possono visitare le numerose botteghe artigianali ed il mercato municipale. È un quartiere periferico ed è anche l'unico nucleo indigeno del paese che conservi tuttora intatte le proprie tradizioni culturali: ancora oggi è la popolazione stessa ad eleggere la sua massima autorità (l'Alcalde de vara), nella forma tradizionale che risale agli anni della Colonia.
I chorotegas, popolazione di origine náhuatl organizzata in comunità, riescono infatti a conservare le loro antiche tradizioni e la loro lingua anche durante la colonizzazione spagnola.
Le case di Monimbó sono distribuite in modo disordinato e le piccole strade sono sterrate e si intrecciano le une alle altre, riproducendo lo schema del villaggio indigeno. Le case della parte coloniale hanno un solo piano e la maggior parte è posta più in alto rispetto al livello della strada, per resistere alle inondazioni del periodo delle piogge.
L'attaccamento agli antichi riti ed usanze, dà a questa popolazione india la fama di gente ribelle ed orgogliosa: il quartiere Monimbó è, infatti, famoso per la tenacia nella resistenza e per l'ingegnosità dei metodi utilizzati contro la Guardia nacional durante la lotta di liberazione.
È qui che inizia l'insurrezione contro la dittatura somozista nel mese di gennaio del 1978, quando l'intero quartiere esce dalle case ed invade le strade per protestare contro la dittatura per l'assassinio di Pedro Joaquín Chamorro, direttore del quotidiano La prensa. Questa manifestazione spontanea viene brutalmente repressa, ma è la scintilla che scatena la lotta armata che poi sfocia nell'insurrezione finale del giugno del 1979.
Gli abitanti di Monimbó fanno ricorso non solo al loro atavico coraggio, ma anche alla loro fervida fantasia inventiva: costruiscono bombe ed armi artigianali con tutto ciò che hanno a disposizione, dai ciotoli delle strade alle inferriate delle finestre. Però, nonostante i bombardamenti e le distruzioni operate dalla Guardia nacional durante la lotta di liberazione, Masaya si presenta con un aspetto tranquillo e sereno.
In questa vera e propria capitale dell'artigianato nazionale, si producono oggetti in legno, cuoio, pelle, fibre vegetali ed amache che possono essere acquistate nel mercato municipale all'aperto. Tradizionali, oltre alle amache, sono le maschere in filo di ferro ed i tapices da parete intrecciati in fibra vegetale con disegni ispirati all'arte precolombiana.
Il vecchio mercato, eretto nel 1888 sul luogo dove in precedenza sorge un piccolo mercato indio, prima del 1979 si trova esattamente al centro della città ed è il prototipo di tutti i mercati centroamericani. In seguito viene trasferito dove si trova attualmente ed ogni giorno aumenta le proprie dimensioni con il continuo arrivo di nuovi venditori in cerca di una via di sopravvivenza a causa dei danni prodotti dal neoliberismo. Oltre ai vari prodotti alimentari, di vestiario e casalinghi, si possono acquistare tutti i tipi di artigianato locale, come canestri e borse di paglia, sombreros, stuoie colorate (Monimbó è specializzato in questo tipo di produzione), borse e cinture di cuoio, giocattoli in legno, ciotole, mobili, strumenti musicali, amache e così via.
Sia i tappeti che le stuoie sono costituiti in fibra di agave, sullo schema dei disegni precolombiani e si possono trovare nel quartiere San Juan.
Nelle vicinanze si può visitare il vulcano Santiago, sino all'imboccatura dell'enorme cratere. Una strada asfaltata di sei chilometri, consente infatti di raggiungere il cratere e vari sentieri ne permettono la vista da differenti punti di osservazione. Il Masaya forma, di fatto, un massiccio vulcanico con dolci pendii e tre grandi crateri. Nel 1538, all'epoca della Conquista spagnola, il frate Blas del Castillo discende nel cratere Nindirí (all'epoca ancora attivo), nella vana quanto folle ricerca di minerali preziosi.
Il vulcano all'interno del Parco nazionale di Masaya e si può anche fare il bagno nel lago vulcanico. L'ingresso al parco è solo ad una decina di chilometri da Masaya. Il vulcano ha tre crateri: il Santiago (spento), il Masaya ed il Nindirí, oltre a numerose fumarole lungo le sue pendici.Augusto CÈsar Sandino
La rete stradale di questo dipartimento è in buone condizioni, per cui è percorribile tutto l'anno.
In questo dipartimento si trova la cittadina di Niquinohomo (in lingua precolombiana significa: «la valle dei guerrieri»), dove si può visitare la casa natale di Augusto César Sandino, che vi nasce il 18 maggio 1895.
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GranadaGranada

Questo dipartimento è situato sulla sponda occidentale del Lago del Nicaragua ed ha un'estensione di 1.018 Kmq. Vi viene coltivato il caffè, ma si producono anche fagioli, mais, canna da zucchero ed agrumi; vi sono pure alcune risaie ed alcuni allevamenti di bestiame. Il suo capoluogo è la città di Granada.
Questo dipartimento costituisce (assieme a quelli di Managua, Masaya e Carazo) la cosiddetta «regione metropolitana», ossia la zona più ricca e sviluppata del paese sia dal punto di vista commerciale che da quello industriale.
Prima della conquista spagnola, la parte settentrionale di questa regione è occupata da popolazioni chorotegas di origine maya ed è nota con il nome di Nequecheri. Queste popolazioni originarie sono essenzialmente dedite all'agricoltura ed alla pesca. Mentre, invece, la parte sud (nota come Nochari) è popolata da genti di origine náhuatl-nicaraguas, di cultura tolteca e con un alto livello di organizzazione civile.
La città di Granada, a circa cinquanta chilometri da Managua, viene fondata dagli spagnoli, in seguito assaltata dai pirati e bruciata dai filibustieri. Sin dalla sua fondazione, è uno dei centri commerciali più importanti non solo del Nicaragua, ma dell'intera America Centrale: durante il periodo coloniale, dal suo porto lacustre salpano, infatti, le navi cariche di merci ed oro inviate al re di Spagna, le quali navigano sul Lago del Nicaragua e sul río San Juan prima di raggiungere i Caraibi ed attraversare l'Atlantico sino alla Spagna.
Soprannominata «la gran sultana», viene fondata il 21 aprile del 1524 da Francisco Hernández de Córdoba (che le dà lo stesso nome della propria città natale) alle falde del vulcano Mombacho, sulla riva occidentale del Cocibolca: l'insediamento indio originario si chiama Xalteva (in lingua originaria: «luogo delle pietre arenose»). È quindi una delle più antiche città dell'istmo centroamericano, situata in una zona molto fertile, dove si trovano numerose fattorie nelle quali viene allevato il bestiame e coltivato il caffè e la canna da zucchero di eccellente qualità.
Lo stile architettonico della città è ancora in buona parte quello coloniale spagnolo e si conservano tuttora alcuni bei portali che le danno un aspetto decisamente gradevole.
La particolare ubicazione di Xalteva dà ai conquistadores ottime garanzie di un sicuro e rapido sviluppo: prima di tutto per la particolare fertilità del territorio, ma anche per la posizione strategica sulle rive del lago. Del resto, gli spagnoli preferiscono costruire le loro città nei pressi dei villaggi indios, i quali possono fornire loro la manodopera gratuita per l'edificazione e per il lavoro nei campi.
Granada è una ricca cittadina che conserva ancora taluni tratti coloniali della sua fisionomia originaria. Sino ad alcuni decenni fa, viene soprannominata «la perla dell'America Centrale», per via dell'opulenza dei suoi palazzi e per la ricercatezza aristocratica dei suoi abitanti. Anche qui, come in molte città nicaraguensi, le case sono costruite più in alto rispetto al livello della strada, con lo scopo di limitare i danni causati dalle inondazioni durante la stagione delle piogge.
Verso la fine del XVII e l'inizio del XVIII secolo, le invasioni dei filibustieri si intensificano e Granada, preda decisamente ambita, rimane vittima delle incursioni di francesi, inglesi ed olandesi. Fra il 1665 ed il 1685 viene conquistata ed incendiata ben cinque volte da vari pirati, fra i quali anche il famoso Henry Morgan.
Verso la fine del Settecento, gli edifici pubblici risentono dello stile Neoclassico, ma molti di questi vengono distrutti nel corso della guerra nazionale del 1856 e poi ricostruiti secondo lo stile coloniale.
Assieme a León, Granada è il centro attorno al quale, per vari secoli, si svolge e si sviluppa la storia politica ed economica dell'intero paese. Come si è visto in precedenza, sin dai primi anni della colonia, fra queste due città si sviluppa infatti un forte antagonismo ed una continua lotta per l'egemonia politico-economica. Se León è la capitale, a Granada risiedono però le autorità civili ed ecclesiastiche. Così, nel volgere di pochi anni, queste città costituiscono due blocchi contrapposti, con forme autonome e distinte sia di organizzazione politica che economica. Ma è a partire dall'Indipendenza che la lotta fra loro si accentua maggiormente, dando così origine alla cosiddetta «guerra nazionale». Il primo scontro avviene quando il Messico invia le proprie truppe per annettersi il Centro-America: mentre Granada non accetta l'imposizione, León si allinea ai desideri messicani.
Alla metà del secolo scorso, il Lago del Nicaragua si trasforma nel percorso obbligato per tutti coloro che, venendo dagli Stati Uniti in cerca d'oro, debbono passare da est ad ovest. E, come si è visto nella terza parte di questo opuscolo, questa situazione internazionale si mescola alle problematiche interne, in un intreccio di interessi di varia natura, il più delle volte non chiaramente decifrabili.
Nel 1854, sotto la presidenza di Frutos Chamorro (nativo proprio di Granada), León stringe d'assedio la città rivale, la quale però resiste per ben dieci anni. È questo l'avvenimento che dà origine alla guerra nazionale, dal momento che León chiama in suo aiuto le truppe statunitensi. A capo di queste truppe mercenarie arriva anche l'avventuriero William Walker, il quale tenta di assalire la città dal lago. Sbarca a Granada il 13 ottobre del 1855 e da questo momento inizia una delle pagine più buie della storia di questa città. Il 2 ottobre del 1856, le truppe alleate centroamericane occupano la città di Masaya, alleata con Granada, e Walker viene costretto ad abbandonarla. Decide, però, di darla alle fiamme ed in poche ore viene rasa completamente al suolo.
Ancora oggi viene considerata la più conservatrice fra le città del Nicaragua, rinomata per le sue chiese e le sue scuole. Fra il 1855 ed il 1857 è, per un breve periodo di tempo, la capitale del paese. Durante il governo sandinista, viene dichiarata «città-museo».
Sul viale che conduce dal Parco centrale al molo, vi sono un paio di pensioni a buon mercato e l'hotel Granada, più caro.
Sulle rive del lago v'è un centro turistico realizzato dal governo sandinista, purtroppo attualmente mal tenuto, dove però si può anche fare il bagno.
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Las isletas

Da Granada si può noleggiare un'imbarcazione per visitare le «isletas», gruppo di oltre trecento isolotti coperti da vegetazione subtropicale e con un battello di linea si può raggiungere l'isola di Ometepe, la più grande e suggestiva del Lago del Nicaragua. Le «isletas» si raggiungono in quindici minuti e possono essere visitate in poche ore. Sono di origine vulcanica e presentano una vegetazione subtropicale, con una grande varietà di alberi e piante. Le «isletas», infatti, si formano a causa di un'eruzione del Mombacho e costituiscono una ricca zona archeologica.
Secondo un'antica leggenda precolombiana, queste isolette sono l'espressione della collera divina di uno dei tanti vulcani, il quale le lancia tutte intorno a sé.
Prima dell'arrivo degli spagnoli sono abitate dai chorotegas, i quali si dedicano essenzialmente all'agricoltura ed alla pesca. Durante il periodo della Conquista, questi isolotti si trasformano in un rifugio per gli indios che fuggono di fronte alle crudeltà dei colonizzatori.
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Vulcano ConcepciÛnIsola di Ometepe

È la più grande del Lago del Nicaragua (276 Kmq.), ben visibile dalla costa con i suoi due coni vulcanici, il Concepción ed il Maderas, di cui il primo è ancora in attività: la sua ultima eruzione risale infatti al 1983. Offre uno spettacolo stupendo con i suoi cavalli che pascolano sulle rive e le sue capanne immerse nella vegetazione rigogliosa.
Prima dell'arrivo degli spagnoli, sia l'isola di Ometepe (che in lingua originaria significa: «due monti») che quella di Zapatera (52 Kmq.) sono dedicate al culto, costituendo una specie di santuario, stando all'enorme quantità di idoli ed altri oggetti di culto rinvenuti dagli archeologi. Sono proprio le eruzioni dei due vulcani a rivelare che l'isola è un importante centro cultuale delle popolazioni autoctone precolombiane, riportando alla luce numerosi resti archeologici. Le eruzioni più recenti risalgono al 1921, al 1924 ed al 1983.
Nei due paesini dell'isola, Moyogalpa ed Altagracia, vi sono modeste pensioni nelle quali si può comodamente alloggiare.
Ometepe si raggiunge da Granada o da Puerto San Jorge, con le quali è collegata da un regolare servizio di linea.
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Rivas (35.276 abitanti)

Questo dipartimento nel sud-ovest del paese ha un'estensione territoriale di 2.086 Kmq. ed il suo capoluogo è la città di Rivas, fondata nel 1856. È una piccola cittadina, ma assume una certa importanza nel 1736, quando viene eretta a città. Nel secolo successivo, da qui passa la rotta via terra (dopo la navigazione sul río San Juan e sul Cocibolca), per passare dall'Atlantico al Pacifico.
Si trova a centodieci chilometri da Managua ed in origine è l'insediamento della popolazione dei Nicarao, denominata Nicaraocallí (ossia: «casa dei Nicarao»), dalla quale prende il nome il paese.
Nelle sue fertili pianure si coltivano canna da zucchero, banane, frutta ed ortaggi. È abbondante anche l'allevamento.
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San Juan del Sur (16.338 abitanti)

Si trova a trentaquattro chilometri da Rivas e la sua spiaggia a forma di ferro di cavallo è una delle più belle della costa del Pacifico.
San Juan del Sur è un villaggio di pescatori, che assume una notevole importanza nel 1848, grazie al passaggio dei cercatori d'oro statunitensi dall'Atlantico al Pacifico.
È una località ideale per un soggiorno balneare; vi sono numerosi alberghetti e tutta la spiaggia è costeggiata di chioschi, dove si può gustare dellíottimo pesce fresco.
Nel luglio del 1979, dal suo porto, posto sul lato sinistro dell'insenatura, fuggono gli ultimi somozisti.
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Juigalpa

La cittadina di Juigalpa si trova a 140 chilometri da Managua, sulla strada asfaltata che conduce a El Rama.
Anticamente è la capitale della zona di Chontales e di questo passato storico il Museo archeologico della città conserva interessanti testimonianze, come alcune steli precolombiane in pietra dalla forma totemica e con un piedistallo; il loro stile scultoreo è molto diverso da quello usato presso le popolazioni chorotegas della costa del Pacifico.
Il parco «Thomas Bell», che riunisce gli esemplari più significativi della fauna locale, merita una visita.
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Puerto Cabezas (35.694 abitanti)

La Costa Atlantica ha un'estensione di 61.479 Kmq. ed attualmente è suddivisa in due regioni autonome, denominate Raan (Región autónoma del Atlántico norte) e Raas (Región autónoma del Atlántico sur) le quali, come si è detto in precedenza, occupano il dipartimento più esteso del paese ed, al contempo, il meno popolato.
Al tempo della conquista spagnola, il territorio che attualmente è noto come Nicaragua è abitato da popolazioni appartenenti a diversi gruppi etnici, provenienti tanto dal nord ed affini ai maya (sul Pacifico), quanto dal sud ed imparentati con i chibchas della Colombia (sull'Atlantico).
L'unica nota che accomuna la storia delle due parti del paese, è quella di un destino comune di sfruttamento e di colonizzazione che però, mentre nella zona spagnola si realizza attraverso una conquista militare diretta che conduce alla schiavitù e ad una totale scomparsa della cultura e delle tradizioni delle popolazioni indigene, nella zona atlantica porta ad un accentuarsi delle differenze etniche ed all'imporsi particolarmente di un gruppo, quello miskito, a discapito delle altre etnie minoritarie (sumu, rama, garifona).
Puerto Cabezas (il cui nome originario è Bilwi), seconda città per importanza della Costa Atlantica, è il capoluogo della Raan, ha un porto ed una piccola pista per l'atterraggio degli aerei provenienti da Managua. Il costo del volo aereo andata e ritorno per Puerto Cabezas è di circa US$ 90 ed ha la durata di circa un'ora e mezza.
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Bluefields

Bluefields, alla foce del río Escondido, è il capoluogo della Raas. Prende il nome dal pirata olandese Abraham Bleuweldt, il quale riesce a mettere in contatto gli inglesi con gli indios, affinché i primi si servano dei secondi in qualità di cacciatori ed intermediari commerciali, oltreché come alleati di incalcolabile valore. È da questo momento (1630 circa) che inizia la transculturazione degli indigeni e la penetrazione britannica in territorio nicaraguense.
Bluefields è il porto più importante della Costa Atlantica e nell'ottobre del 1988 la città viene quasi totalmente distrutta dall'uragano Juana, ma ricostruita prontamente dal governo sandinista.
È un tipico villaggio centroamericano con le case in legno costruite come palafitte, immerse fra palme da cocco e banani.
Il costo del volo aereo andata e ritorno per Bluefields è di circa US$ 90 ed ha la durata di circa un'ora ed un quarto.
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Corn islands

Le Corn islands (Islas del maíz) si trovano al largo della Costa Atlantica (circa ottanta chilometri) e le si possono raggiungere in aereo oppure via terra e via fiume, partendo da Managua verso El Rama, passando per Juigalpa e navigando lungo il río Escondido sino a Bluefields. Da qui partono vari battelli che raggiungono l'isola.
Il costo del volo aereo andata e ritorno per Corn islands è di circa US$ 110 ed ha la durata di circa un'ora e mezza.
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San Carlos

Il dipartimento di Río San Juan ha un'estesione territoriale di 7.268 Kmq. ed il capoluogo è San Carlos, al contempo porto lacustre e fluviale, posto all'imboccatura del río San Juan che, con i suoi quasi duecento chilometri di lunghezza, segna buona parte del confine con il Costa Rica. Il río San Juan rappresenta un'eccezione in America Centrale, essendo l'unico fiume interamente navigabile lungo tutto il suo corso. In base ad un trattato del XIX secolo, appartiene interamente al Nicaragua, ma il Costa Rica ha il permesso di navigazione sulle sue acque.
Questa zona geografica è il teatro di importanti avvenimenti storici, come le incursioni della pirateria, della colonizzazione, della comunicazione interoceanica e dei vari progetti di canalizzazione dell'istmo centroamericano. Non a caso, i nicaraguensi definiscono il río San Juan con l'appellativo di «fiume della nostra storia».
L'attuale San Carlos, in origine è una postazione militare costruita dagli spagnoli per la difesa del passaggio commerciale dal Centro-America alla Spagna. Durante il periodo coloniale, la Spagna infatti fortifica tutto il corso del río San Juan, con l'intento di contrarrestare le attività dei pirati e dei filibustieri. Così, alla foce del fiume, fonda la città di San Juan del Norte, centro commerciale di collegamento fra le cittadine poste sulle rive del lago e l'oceano Atlantico. In epoche successive, San Juan del Norte viene conquistata dalla Gran Bretagna (che la battezza: Greytown) e poi dagli Stati Uniti. Durante la guerra controrivoluzionaria degli Anni Ottanta, viene completamente evacuata dal governo sandinista, in quanto collocata in una posizione decisamente indifendibile. Solo da poco tempo si sta tentando di ripopolarla e farla nuovamente rivivere.
A San Carlos vi sono un paio di alberghetti a buon mercato ed alcuni ristoranti dove si può gustare dell'ottimo pesce di lago e di fiume.
Un'escursione lungo il fiume sino a El Castillo, con un'imbarcazione a motore, è decisamente appassionante.
Il costo del volo aereo andata e ritorno per San Carlos (capoluogo regionale) è di circa US$ 70 ed ha la durata di circa un'ora.
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SolentinameArcipelago di Solentiname

Quello di Solentiname è un bellissimo arcipelago composto da numerose piccole isole al sud-est del Lago del Nicaragua, a pochi chilometri dall'imboccatura del río San Juan. Qui la natura è molto verde ed alla sera si godono tramonti estremamente suggestivi.
Questo arcipelago è famoso anche perché negli anni precedenti alla Rivoluzione popolare sandinista è la sede della comunità cristiana rivoluzionaria fondata da padre Ernesto Cardenal, molto attiva sia dal punto di vista artistico che culturale e politico.
La comunità cristiana di Solentiname è una vera e propria scuola di lotta per la libertà, attraverso una nuova interpretazione del Vangelo.
«Solentiname è un arcipelago al sud del Lago del Nicaragua, che è stato per lungo tempo un luogo senza comunicazioni con il resto del paese, ed è abitato da contadini poverissimi. Ho fondato lì una piccola comunità nel 1966 ed ho vissuto in essa per dodici anni. (...)
«Nel 1977, molti di questi giovani entrarono a far parte della lotta armata del Frente Sandinista de Liberación Nacional (...).
«La Guardia somozista distrusse completamente la nostra comunità. (...)
«Mi diceva un amico poeta, a proposito della pittura di Solentiname, che i pittori primitivisti sognano il paradiso. Io direi piuttosto che lo annunciano, poiché il paradiso non è nel passato, ma nel futuro».

 

 

Ernesto Cardenal

La piccola chiesetta nella quale Ernesto Cardenal durante il regime somozista celebra la messa domenicale assieme alla comunità di giovani che poi entrano nelle fila del Fsln, con numerosi disegni sulle pareti e l'altare di granito, viene distrutta dalla Guardia nacional; ma negli anni della Rivoluzione popolare sandinista viene ricostruita tale e quale.
I quadri di Solentiname, realizzati in stile naïf dagli abitanti dell'arcipelago (pescatori ed agricoltori), sono oggi famosi in tutto il mondo.
Sull'isola principale v'è un albergo confortevole e molto tranquillo, dalla cui veranda si possono godere i meravigliosi e mutevoli colori del lago.
Per arrivare a Solentiname si può prendere il bus che parte da Managua tutte le mattine verso le 6.30 per San Carlos, dove si arriva dopo circa otto ore di viaggio, oppure in battello da Granada (undici ore circa) o con l'aliscafo (quattro ore circa, con un costo di US$ 12) e da qui vi sono battelli e pangas (canoe a motore) che raggiungono l'arcipelago.
Con le imbarcazioni dei pescatori, pagando cifre abbastanza contenute, si possono visitare le varie isolette dell'arcipelago.
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