Lo scrittore uruguaiano Eduardo Galeano così descrive il suo
arrivo nella capitale, nei primi anni della Rivoluzione:
«l'aeroporto di Managua si chiama ora Augusto César Sandino.
Sulla strada che conduce alla città, poche automobili. Sulla targa
si legge "Nicaragua libre". Sui bordi della strada, bandiere sandiniste,
cartelloni pubblicitari della Fanta e della Citizen e cartelloni
della rivoluzione. Nella propaganda della riforma agraria, la frase di
un contadino torturato da Somoza: "Non siamo uccelli per vivere d'aria.
Non siamo pesci per vivere di mare. Siamo uomini per vivere della terra".
«Rovine di bombardamenti. Case di emergenza costruite in spazi verdi:
baracche di legno con tetti di lamiera. Dall'aereo avevo visto molti tetti
di lamiera luccicanti ed avevo immaginato la povera gente patire nelle
sue case sotto il sole raggiante. Siamo in pieno campo quando gli amici
mi dicono: "Siamo arrivati." "Dove?" "A Managua!" Siamo nel centro di Managua.
Dopo il terremoto del 1972 e la guerra, Managua è questa immensa
rovina o grande accampamento costruito nel verde».
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