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CONTINUA LA RACCOLTA FIRME DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI AMICIZIA ITALIIA-CUBA, CONTRO IL CRIMINALE BLOCCO DEGLI STATI UNITI CONTRO L’ISOLA. NEL MESE DI MAGGIO CUBA PRESENTERA’ UNA RISOLUZIONE DI CONDANNA  ALL’ASSEMBLEA GENERALE DELLE NAZIONI UNITE….

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DOSSIER VENEZUELA: UNA REALTÀ CAPOVOLTA

VIOLENZE IN VENEZUELA: CHI, CHE COSA, COME, PERCHÈ
(Ambasciata del Venezuela Roma)
https://goo.gl/OX57Fx

La narrazione che le grandi multinazionali della comunicazione stanno raccontando all’opinione pubblica di tutto il mondo è che “immense” mobilitazioni di “manifestanti pacifici” vengono quotidianamente represse, con feriti e detenuti dalle forze militari che mantengono al potere un “dittatore” (Nicolás Maduro) respinto dalla maggioranza dei cittadini.
La realtà è che dall’inizio del mese di aprile il Venezuela sta subendo un’offensiva violenta da parte di una piccola, ma molto attiva, frangia della popolazione. Le azioni comprendono un insieme di metodi di lotta, tra le quali i saccheggi contro gli esercizi e gli enti pubblici e attacchi armati a agenti di polizia.
Questi eventi si sono verificati con maggior concentrazione in cinque centri urbani dell’area nord-costiera e in due zone della regione andina e hanno provocato 40 morti. E’ accertato che la maggior parte di quest’ultime siano avvenute durante i saccheggi e gli attacchi dei presunti manifestanti contro altri civili, militari e agenti di polizia.
Nonostante le prove video presentate, la narrazione che le grandi multinazionali della comunicazione hanno raccontato al mondo è che, durante le mobilitazioni, manifestanti pacifici sono stati repressi, feriti e incarcerati dalle forze militari.

Alcuni elementi chiave per capire ciò che sta accadendo realmente in Venezuela:

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Venezuela: Comunicato Associazione Italia Nicaragua

CON LA REVOLUCIÓN BOLIVARIANA AHORA MÁS QUE NUNCA

Il Venezuela, suo malgrado, negli ultimi mesi, ha guadagnato la ribalta dei titoli di apertura dei media di tutto il mondo. Una escalation di violenza cha ha lasciato sulle strade più di cinquanta vittime.
Un saldo orribile che ha acceso una morbosità da “cronaca nera” in luogo di un racconto aderente alla realtà. Una narrazione totalmente di parte invece di una informazione corretta. Ma, di quale parte?
È necessario porsi questo interrogativo, alla luce delle nefandezze che sono state riportate sui mezzi d’informazione e trasformate così in verità.
L’attacco sferrato al legittimo governo di Maduro, è stato organizzato pianificato ed eseguito da una destra criminale che non ha mai rinunciato al proprio risentimento per riappropriarsi della guida del paese. Secondo le modalità che le sono da sempre più congeniali: sabotaggio delle basi democratiche, istigazione alla violenza, evocazione di un intervento dall’esterno.

Un golpe in stile classico, in poche parole.

L’appoggio esterno, e per esterno s’intenda l’onnipresente sostegno statunitense, non è mai mancato. Ripercorrendo gli ultimi anni di storia latinoamericana, possiamo constatare come siano cambiate (apparentemente) le forme d’ingerenza, ma la sostanza rimane. Tanto più quando si ha a che fare con la volontà, condivisa e perseguita da diversi paesi di tutta l’area, di costituire un blocco unico nel quale riversare istanze e rivendicazioni che spaziano dalla indipendenza politica alla eguaglianza sociale, passando per la emancipazione economica e la rivalsa culturale.

Tutto questo si può racchiudere nel progetto ALBA.
Un progetto che ha visto il Venezuela sempre come capofila, dai semi gettati da Hugo Chávez per arrivare a Nicolás Maduro, suo legittimo successore.
Il Venezuela ha quindi rappresentato la parte scomoda del sub-continente, quella non disposta a sottoporsi quieta e inerme alla ineluttabilità della dottrina Monroe. Quella che non esita a seguire il percorso segnato da Cuba nel 1959 e consolidato poi dal Nicaragua sandinista del 1979.

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PORTORICO : “Solo uniti avremo la forza di lottare per la decolonizzazione”

Óscar López il giorno della sua liberazione (Foto G. Trucchi|Rel-UITA)Dopo 36 anni di ingiusta prigionia, Óscar López Rivera è di nuovo un uomo libero

San Juan, 19 maggio (Rel-UITA | LINyM) -. Vestito di nero e con la bandiera della “resistenza boricua” a coprirgli il capo, l’indipendentista portoricano Óscar López Rivera ha percorso a piedi il tratto di strada che costeggia l’oceano e tra abbracci, lacrime e urla di lotta e di gioa ha raggiunto il punto in cui, insieme alla figlia Clarisa, si sarebbe svolta la sua prima conferenza stampa da uomo finalmente libero.

“Dopo 36 anni di attesa mi hanno finalmente restitutito mio padre. Per me è sempre stato un esempio di resistenza e lotta. Oggi si reinserisce nella società e io lo accompagnerò esattamente nel modo in cui siamo arrivati qui, mano nella mano. Ringraziamo tutte quelle persone che hanno reso possibile questo momento”, ha detto Clarisa López Ramos.

 Avvolto dall’abbraccio simbolico di centinaia di persone e accompagnato dal suono dell’infrangersi delle onde che tanto gli è mancato durante gli oltre trent’anni d’ingiusta prigionia, Óscar López non ha esitato ad affermare che è tornato per continuare a lottare.

“Oggi posso dire che il mio spirito, il mio onore e la mia dignità sono intatti, pronti
per iniziare un nuovo viaggio. Voglio che tutti voi sentiate l’immensa gratitudine che porto nel cuore per il sostegno che mi avete dato “, ha detto di fronte a decine di media nazionali e internazionali.

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Honduras in piena crisi dei diritti umani

Conferenza stampa UITA a Tegucigalpa (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

Conferenza stampa UITA a Tegucigalpa (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

La Sesta Missione della UITA presenta rapporto preliminare

Tegucigalpa, 15 maggio (Rel-UITA) -. Durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato decine di media nazionali e agenzie internazionali, la Sesta missione della UITA1 in Honduras ha evidenziato la grave crisi dei diritti umani in cui si dibatte la popolazione e l’intero Paese, come effetto del colpo di Stato del 2009.

“Il problema della terra si aggrava. Sono in aumento le vessazioni sistematiche e la repressione contro chi difende i diritti umani e i beni comuni, contro le popolazioni indigene e nere, le donne e la comunità Lgbti”, ha dichiarato Gerardo Iglesias, segretario regionale della UITA, dopo la lettura del rapporto preliminare.

Iglesias ha inoltre affermato che il governo honduregno continua a flessibilizzare e precarizzare il mercato del lavoro, a limitare la libertà di espressione attraverso la criminalizzazione e la persecuzione giudiziaria delle organizzazioni e famiglie contadine. Tutto nella più assoluta impunità.

Galleria fotografica della conferenza stampa

1 Unione internazionale dei lavoratori dell’alimentazione, dell’agricoltura, del turismo, del tabacco e delle industrie connesse

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La situazione in Venezuela

La situazione in Venezuela: le violenze dell’opposizione, la contromossa di Maduro e la manipolazione dei media
Attilio Folliero, Caracas 03/05/2017 – Aggiornato 11/05/2017

Da circa un mese, ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti, centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999, hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe alta e settori delle classi medie.
L’avversione della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il Governo “sperperasse” – a loro dire – ingenti risorse per le classi più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale miseria.
Questo è il punto vero. Le classi più ricche, la classe alta e le classi medie di questo paese non hanno digerito che i governi socialdemocratici di Chávez e Maduro (1) investissero ingenti risorse per permettere a tutti di usufruire di una istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli (scuola, università e studi post universitari); per incentivare la sanità pubblica, in modo da permettere a tutti di potersi curare, anche a chi non ha i mezzi economici per accedere alle costosissime cliniche private; milioni di case popolari costruite per i più emarginati e da sempre condannati a vivere nelle baraccopoli, nei cinturoni della miseria che affollano le grandi città del Venezuela. Ad oggi, il programma statale dedicato alla costruzione di case popolari (denominato “Gran Misión Vivienda Venezuela”) ha consegnato un milione e seicentomila appartamenti ad altrettante famiglie che vivevano nelle baraccopoli e che mai avrebbero potuto acquistare un appartamento.

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Il Venezuela nell’ora dei forni

Pacifici oppositori attaccano poliziotti disarmati (Foto Carlos Garcia Rawlins|Reuters)La crisi e la sua inevitabile conclusione

Managua, 12 maggio (atilioboron.com.ar | Cubadebate) -. La dialettica rivoluzionaria e il confronto tra classi che la stimola avvicina la crisi a una conclusione inevitabile. Le alternative sono soltanto due: il consolidamento e l’avanzata della rivoluzione o la sconfitta della rivoluzione. La brutale offensiva dell’opposizione –criminale nella metodologia e nei propositi antidemocratici– trova, tra i governi conservatori della regione e tra impresentabili ex presidenti,  figure che gonfiano il petto in difesa della ”opposizione democratica” in Venezuela e che esigono dal governo di Maduro l’immediata liberazione dei “prigionieri politici”.

Le canaglie mediatiche e “l’ambasciata” (Usa) fanno il resto e moltiplicano per mille queste menzogne. I criminali che incendiano un ospedale pediatrico fanno parte di questa presunta legione di democratici che lottano per destituire la “tirannia” di Maduro.

Lo sono anche i terroristi –li possiamo definire in altro modo?– che incendiano, distruggono, saccheggiano, aggrediscono e uccidono nella totale impunità (protetti dalla polizia dei 19 comuni in mano all’opposizione, sui 335 complessivi che esistono nel paese). Se la polizia bolivariana –che non ha in dotazione armi da fuoco dai tempi di Chávez– li cattura si produce una stupefacente mutazione: la destra e i suoi mezzi di comunicazione trasformano questi delinquenti comuni in “prigionieri politici” e in “combattenti per la libertà”, come quelli che in El Salvador assassinarono Monsignor Oscar Arnulfo Romero e i gesuiti della UCA; o quelli della “contras” che devastarono il Nicaragua sandinista, finanziati dall’operazione “Iran-Contras” architettata ed eseguita dalla Casa Bianca.

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Nuova offensiva contro il Nicaragua

Nica Act 2017, Trump e l’America Latina

Nuova offensiva contro il Nicaragua

Managua, 21 aprile (LINyM | CarlosAgatón) -.
Dopo aver ripassato con calma gli ultimi attacchi portati contro il governo venezuelano all’interno dell’Osa, la minaccia latente di attivare la Carta democratica interamericana, il comportamento della destra ecuadoriana durante le recenti elezioni presidenziali, i continui attacchi mediatici contro la figura del presidente boliviano Evo Morales e la presentazione nel Congresso degli Stati Uniti -per la seconda volta in pochi mesi- del disegno di legge “Nica Act 2”, appare evidente che nessun evento nella scena politica latinoamericana sia fine a sè stesso.

Leggi: Governo del Nicaragua condanna ingerenza statunitense:

Nonostante all’interno delle istituzioni Usa esista ancora incertezza rispetto alle tendenze di Donald Trump in politica estera, fino ad ora il presidente nordamericano ha dimostrato di privilegiare un’agenda politica di pressione nei confronti dell’America Latina.
L’obiettivo finale sarebbe quello di distruggere definitivamente ciò che resta del blocco e dell’anelito integrazionista latinoamericano, che da qualche anno a questa parte ha rappresentato l’apice della sinistra e del progressismo di questo continente.
Per esercitare maggiore pressione sui Paesi che economicamente dipendono dagli Stati Uniti, Trump cerca di stabilire e rafforzare relazioni bilaterali. Una strategia antica sostenuta da Langley (dalla CIA), come è consuetudine delle politiche nei confronti di quello che Washington considera il proprio cortile di casa.
Il Segretario Generale della Osa, Luis Almagro, è da considerarsi una componente chiave di questa strategia. Lo dimostra il suo affondo contro il Venezuela nel primo trimestre di quest’anno, con il sostegno del Messico e del Canada, guarda caso i due anelli più deboli all’interno di una possibile rinegoziazione dell’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta, North American Free Trade Agreement), che Trump sembra voler promuovere.

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Nicaragua – Brigata Europea – luglio 2017

Brigata europea di Solidarietà con la Rivoluzione Popolare Sandinista:
(Italia) Brigata Che Guevara

Dal 18 al 29 luglio.

Il costo del viaggio è a carico di ogni partecipante, mentre del vitto e dell’alloggio si occuperanno compagni e compagne che vi accoglieranno in Nicaragua. Se si volesse prolungare la permanenza rispetto alle date specificate, il costo in questo caso sarà totalmente a carico del/della partecipante.
Una volta giunti in Nicaragua, vi sarà modo di riunirci con diverse organizzazioni e si lavorerà con loro in vari progetti, oltre a prendere parte alle celebrazioni del 19 Luglio in Plaza de la Fe.

Faremo una conoscenza profonda e diretta di come sta andando avanti il processo politico e potremo sentire il polso del del Nicaragua.
Le iscrizioni sono aperte fino al 30 maggio.
Se sei interessato/a a partecipare o volessi qualche chiarimento al riguardo, puoi contattare

Galo.espinoza@otorn.org
Responsabile della Brigata Europea 2017, Galo Espinoza
In Italia, Angela: catalina79@alice.it
itanica.milano@itanica.org

NICA ACT 2017

NICA ACT 2017: DI GUERRA FREDDA 2.0
E RINNOVATI COLONIALISMI

Evoca qualcosa di grottesco, drammaticamente grottesco, il cosiddetto “Nica Act” emesso dalla neo amministrazione statunitense poche settimane or sono. Accompagnato e sostenuto da una “insolita” spalla come il Washington Post, il provvedimento mira a congelare qualsiasi tipo di finanziamento a favore del governo del Nicaragua, presieduto dal Comandante Daniel Ortega Saavedra. Il reale motivo, le recenti e sempre più intense collaborazioni con la Russia di Vladimir Putin. Nello specifico, collaborazioni in ambito militare, con addestramenti sul campo e accordi per fornitura di equipaggiamenti, leggeri e pesanti. Ciò che però sembra davvero allarmare i solerti deputati, della destra estrema così come tra i democratici, promotori della iniziativa, è il sistema di posizionamento GLONASS – Global Navigation Satellite System per la sua sigla in inglese –, frutto della tecnologia russa. Un sistema che permetterebbe, nel caso del paese centroamericano, oltre a un maggiore e più perfezionato monitoraggio delle attività commerciali e di tante altre a esse direttamente collegate (distribuzione della energia e traffico marittimo e fluviale, per citarne solo alcune) dare un prezioso contributo in ambito strettamente geofisico. E cioè in caso di catastrofi naturali come alluvioni o eruzioni vulcaniche, eventi per i quali il Nicaragua, come purtroppo tanti altri paesi dell’America Latina, paga troppo spesso un altissimo prezzo in termini di vite umane.

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