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La situazione in Venezuela

La situazione in Venezuela: le violenze dell’opposizione, la contromossa di Maduro e la manipolazione dei media
Attilio Folliero, Caracas 03/05/2017 – Aggiornato 11/05/2017

Da circa un mese, ed esattamente dal 6 aprile in alcune zone del Venezuela sono in corso manifestazioni di protesta portate avanti dalla coalizione di partiti che si oppongono al Governo di Nicolas Maduro.
Tali manifestazioni spesso sono sfociate in violenti disordini che hanno provocato alla data odierna (3 maggio 2017) 33 morti, centinaia di feriti, qualche migliaio di persone fermate ed arrestate, danni ingenti per milioni e milioni di dollari.
Tranne rari casi, tali manifestazioni sono sempre state concentrate nelle zone dei quartieri bene di Caracas e qualche altra città del Venezuela. Fin da quando Hugo Chávez è salito al Governo nel 1999, hanno protestato contro di lui sempre e solo le classi più ricche, la classe alta e settori delle classi medie.
L’avversione della classe media ai governi di Chávez e Maduro
Queste classi non hanno mai accettato la politica di Hugo Chávez prima e di Nicolas Maduro poi, incentrata sulla redistribuzione in maniera più equa delle ricchezze dello stato; non hanno mai accettato che il Governo “sperperasse” – a loro dire – ingenti risorse per le classi più povere, da sempre emarginate ed abbandonate a vivere nella più totale miseria.
Questo è il punto vero. Le classi più ricche, la classe alta e le classi medie di questo paese non hanno digerito che i governi socialdemocratici di Chávez e Maduro (1) investissero ingenti risorse per permettere a tutti di usufruire di una istruzione gratuita e di qualità fino ai più alti livelli (scuola, università e studi post universitari); per incentivare la sanità pubblica, in modo da permettere a tutti di potersi curare, anche a chi non ha i mezzi economici per accedere alle costosissime cliniche private; milioni di case popolari costruite per i più emarginati e da sempre condannati a vivere nelle baraccopoli, nei cinturoni della miseria che affollano le grandi città del Venezuela. Ad oggi, il programma statale dedicato alla costruzione di case popolari (denominato “Gran Misión Vivienda Venezuela”) ha consegnato un milione e seicentomila appartamenti ad altrettante famiglie che vivevano nelle baraccopoli e che mai avrebbero potuto acquistare un appartamento.

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Il Venezuela nell’ora dei forni

Pacifici oppositori attaccano poliziotti disarmati (Foto Carlos Garcia Rawlins|Reuters)La crisi e la sua inevitabile conclusione

Managua, 12 maggio (atilioboron.com.ar | Cubadebate) -. La dialettica rivoluzionaria e il confronto tra classi che la stimola avvicina la crisi a una conclusione inevitabile. Le alternative sono soltanto due: il consolidamento e l’avanzata della rivoluzione o la sconfitta della rivoluzione. La brutale offensiva dell’opposizione –criminale nella metodologia e nei propositi antidemocratici– trova, tra i governi conservatori della regione e tra impresentabili ex presidenti,  figure che gonfiano il petto in difesa della ”opposizione democratica” in Venezuela e che esigono dal governo di Maduro l’immediata liberazione dei “prigionieri politici”.

Le canaglie mediatiche e “l’ambasciata” (Usa) fanno il resto e moltiplicano per mille queste menzogne. I criminali che incendiano un ospedale pediatrico fanno parte di questa presunta legione di democratici che lottano per destituire la “tirannia” di Maduro.

Lo sono anche i terroristi –li possiamo definire in altro modo?– che incendiano, distruggono, saccheggiano, aggrediscono e uccidono nella totale impunità (protetti dalla polizia dei 19 comuni in mano all’opposizione, sui 335 complessivi che esistono nel paese). Se la polizia bolivariana –che non ha in dotazione armi da fuoco dai tempi di Chávez– li cattura si produce una stupefacente mutazione: la destra e i suoi mezzi di comunicazione trasformano questi delinquenti comuni in “prigionieri politici” e in “combattenti per la libertà”, come quelli che in El Salvador assassinarono Monsignor Oscar Arnulfo Romero e i gesuiti della UCA; o quelli della “contras” che devastarono il Nicaragua sandinista, finanziati dall’operazione “Iran-Contras” architettata ed eseguita dalla Casa Bianca.

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Nuova offensiva contro il Nicaragua

Nica Act 2017, Trump e l’America Latina

Nuova offensiva contro il Nicaragua

Managua, 21 aprile (LINyM | CarlosAgatón) -.
Dopo aver ripassato con calma gli ultimi attacchi portati contro il governo venezuelano all’interno dell’Osa, la minaccia latente di attivare la Carta democratica interamericana, il comportamento della destra ecuadoriana durante le recenti elezioni presidenziali, i continui attacchi mediatici contro la figura del presidente boliviano Evo Morales e la presentazione nel Congresso degli Stati Uniti -per la seconda volta in pochi mesi- del disegno di legge “Nica Act 2”, appare evidente che nessun evento nella scena politica latinoamericana sia fine a sè stesso.

Leggi: Governo del Nicaragua condanna ingerenza statunitense:

Nonostante all’interno delle istituzioni Usa esista ancora incertezza rispetto alle tendenze di Donald Trump in politica estera, fino ad ora il presidente nordamericano ha dimostrato di privilegiare un’agenda politica di pressione nei confronti dell’America Latina.
L’obiettivo finale sarebbe quello di distruggere definitivamente ciò che resta del blocco e dell’anelito integrazionista latinoamericano, che da qualche anno a questa parte ha rappresentato l’apice della sinistra e del progressismo di questo continente.
Per esercitare maggiore pressione sui Paesi che economicamente dipendono dagli Stati Uniti, Trump cerca di stabilire e rafforzare relazioni bilaterali. Una strategia antica sostenuta da Langley (dalla CIA), come è consuetudine delle politiche nei confronti di quello che Washington considera il proprio cortile di casa.
Il Segretario Generale della Osa, Luis Almagro, è da considerarsi una componente chiave di questa strategia. Lo dimostra il suo affondo contro il Venezuela nel primo trimestre di quest’anno, con il sostegno del Messico e del Canada, guarda caso i due anelli più deboli all’interno di una possibile rinegoziazione dell’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta, North American Free Trade Agreement), che Trump sembra voler promuovere.

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Nicaragua – Brigata Europea – luglio 2017

Brigata europea di Solidarietà con la Rivoluzione Popolare Sandinista:
(Italia) Brigata Che Guevara

Dal 18 al 29 luglio.

Il costo del viaggio è a carico di ogni partecipante, mentre del vitto e dell’alloggio si occuperanno compagni e compagne che vi accoglieranno in Nicaragua. Se si volesse prolungare la permanenza rispetto alle date specificate, il costo in questo caso sarà totalmente a carico del/della partecipante.
Una volta giunti in Nicaragua, vi sarà modo di riunirci con diverse organizzazioni e si lavorerà con loro in vari progetti, oltre a prendere parte alle celebrazioni del 19 Luglio in Plaza de la Fe.

Faremo una conoscenza profonda e diretta di come sta andando avanti il processo politico e potremo sentire il polso del del Nicaragua.
Le iscrizioni sono aperte fino al 30 maggio.
Se sei interessato/a a partecipare o volessi qualche chiarimento al riguardo, puoi contattare

Galo.espinoza@otorn.org
Responsabile della Brigata Europea 2017, Galo Espinoza
In Italia, Angela: catalina79@alice.it
itanica.milano@itanica.org

NICA ACT 2017

NICA ACT 2017: DI GUERRA FREDDA 2.0
E RINNOVATI COLONIALISMI

Evoca qualcosa di grottesco, drammaticamente grottesco, il cosiddetto “Nica Act” emesso dalla neo amministrazione statunitense poche settimane or sono. Accompagnato e sostenuto da una “insolita” spalla come il Washington Post, il provvedimento mira a congelare qualsiasi tipo di finanziamento a favore del governo del Nicaragua, presieduto dal Comandante Daniel Ortega Saavedra. Il reale motivo, le recenti e sempre più intense collaborazioni con la Russia di Vladimir Putin. Nello specifico, collaborazioni in ambito militare, con addestramenti sul campo e accordi per fornitura di equipaggiamenti, leggeri e pesanti. Ciò che però sembra davvero allarmare i solerti deputati, della destra estrema così come tra i democratici, promotori della iniziativa, è il sistema di posizionamento GLONASS – Global Navigation Satellite System per la sua sigla in inglese –, frutto della tecnologia russa. Un sistema che permetterebbe, nel caso del paese centroamericano, oltre a un maggiore e più perfezionato monitoraggio delle attività commerciali e di tante altre a esse direttamente collegate (distribuzione della energia e traffico marittimo e fluviale, per citarne solo alcune) dare un prezioso contributo in ambito strettamente geofisico. E cioè in caso di catastrofi naturali come alluvioni o eruzioni vulcaniche, eventi per i quali il Nicaragua, come purtroppo tanti altri paesi dell’America Latina, paga troppo spesso un altissimo prezzo in termini di vite umane.

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Venezuela: Giornata Mondiale di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana

Il 19 aprile 2017 Giornata Mondiale di Solidarietà con la Rivoluzione Bolivariana
Presso la sede dell’Ambasciata del Venezuela in Italia
Dalle 9 alle 13 Via Nicolò Tartaglia 11 Roma
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** Milano ore 10.00 Monumento Bolivar, Piazza Bolivar

El Salvador : Parlamento vota la messa al bando dell’industria metallifera

Risultato storico di una lotta che ha profonde radici sociali

Managua, 31 marzo (LINyM) -. Con 70 voti a favore e nessuno contro, l’Assemblea legislativa di El Salvador ha approvato una legge che mette al bando l’industria metallifera sia a cielo aperto che sotterranea. La nuova legislazione proibisce l’esplorazione, estrazione, lavorazione e trasformazione di metalli e annulla tutte le richieste di concessioni minerarie in corso. Per l’attività mineraria artigianale, i legislatori hanno concesso un periodo di due anni per la riconversione industriale, vietando però da subito l’uso di sostanza tossiche come il cianuro e il mercurio.

Il regolamento per l’applicazione della nuova legge dovrà essere approvato entro e non oltre sei mesi dalla sua entrata in vigore. 14 i deputati assenti al momento della votazione.

Un risultato storico che è soprattutto il frutto di più di 12 anni di lotte comunitarie, per le quale i movimenti ambientalisti e le stesse comunità hanno pagato un prezzo altissimo in termini di repressione e perdita di vite umane.

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GIUSTIZIA: UN GRIDO PER LE BAMBINE DEL GUATEMALA! FIRMA SUBITO

Un altro 8 marzo macchiato di sangue!

Questa volta con il sangue delle innocenti.
40 bambine del Guatemala sono morte e altre ancora lottano tra la vita e la morte. Bambine che avrebbero potuto essere di qualunque altro paese, che avrebbero potuto essere nostre figlie e che sono morte carbonizzate. Per ignoranza? Per disattenzione? Per trascuratezza? Per indifferenza? Le risposte ormai non importano più, importano le misure che prenderemo da ora in avanti per impedire che fatti orribili come questo possano accadere nuovamente e che noi ci sentiamo di nuovo impotenti.

L’Associazione Italia Nicaragua vi invita a firmare l’appello

http://click.exacttarget.change.org

Il Guatemala non sarà mai più lo stesso, e anche noi. Come ignorare questa tragedia? Il dolore di questa perdita ci rende tutte sorelle.

Il “Hogar Seguro” (ndt “Casa Sicura”) Virgen de la Asunción è risultato non essere tanto sicuro e noi ci chiediamo, quante altre case ci saranno in Guatemala che sono fuori norma allo stesso modo e mettono a rischio altre vittime innocenti? TI INVITIAMO A FARE QUALCOSA NEL MERITO!

Dalla Fundación Mujeres Poetas Internacional MPI, Inc. attraverso la causa Grito de Mujer® (ndt “grido di donna”) e in nome dei nostri rappresentanti in Guatemala e coordinatori del Festival Internacional de Poesía y Arte Grito de Mujer nella Città del Guatemala, sotto l’iniziativa SolunartGT, da parte anche dei nostri collaboratori in Xela e nel nome di più di 30 paesi che questo mese di marzo 2017 si sono uniti a livello mondiale per celebrare la parola d’ordine “Un grido di libertà” per tutte le bambine del mondo, lanciamo una petizione di solidarietà ed empatia per arrivare alle autorità pertinenti in Guatemala, perché vi sia un controllo delle condizioni delle case che devono garantire la protezione delle nostre figlie.

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