El Salvador tra elezioni e crisi economica e istituzionale
Un anno dopo il tentativo (fallito) di golpe, Bukele si prepara a fagocitare il Parlamento
Managua, 23 febbraio (LINyM)
A meno di una settimana dalle elezioni in cui più di cinque milioni di persone saranno chiamate alle urne per eleggere 84 deputati all’Assemblea legislativa, 20 al Parlamento centroamericano e 262 sindaci, El Salvador si trova nel bel mezzo di una grave crisi economica e istituzionale.
Attualmente, la maggioranza parlamentare è in mano a quei partiti d’opposizione che per quasi un quarto di secolo si sono alternati al potere nel periodo post conflitto armato interno (1994-2018). L’ultraconservatrice Alleanza repubblicana nazionalista (Arena) e l’ex movimento guerrigliero Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (Fmln) hanno rispettivamente 37 e 23 seggi.
Secondo i principali sondaggi effettuati dopo l’inizio della campagna elettorale, il partito del presidente Nayib Bukele, Nuove Idee (Ni), non solo starebbe per stravincere le elezioni, ma si appresterebbe addirittura a ottenere la maggioranza qualificata dei due terzi (56 seggi).
Il 12 febbraio, l’Università Centroamericana (Uca) ha pubblicato un ultimo sondaggio in cui Nuevas Ideas ottiene il 68,8% delle preferenze, relegando Arena e Fmln a percentuali a una cifra. Altri sondaggi dipingono un quadro molto simile, anche se non così tragico per le forze di opposizione.
Con la maggioranza qualificata dei due terzi dei componenti del Parlamento, Bukele potrebbe controllare posti chiave come la Procura generale, la Corte suprema di giustizia, la Corte dei conti e la Procura dei diritti umani e avrebbe anche i voti necessari per modificare la Costituzione a suo piacimento.
L’atteggiamento autoritario e conflittuale di Bukele, che ha toccato il suo apice durante il tentativo di colpo di stato legislativo del 9 febbraio dello scorso anno[1], insieme a una pesantissima campagna elettorale di discredito e odio contro i suoi oppositori e una preoccupante crisi economica, hanno caratterizzato l’inizio del nuovo anno.
Crisi economica
“Il paese esce da un anno molto complicato, con un calo del Pil compreso tra il 7,2% (Banca mondiale) e l’8,6% (Eclac|Cepal), la perdita di almeno 40 mila posti di lavoro formali e 135 mila informali a causa della chiusura di circa 19 mila microimprese.
Poco più di 30 mila lavoratori non sono più stati in grado di versare i contributi ai Fondi di pensione (Afp), sono crollate le vendite per migliaia di persone che lavorano per strada e si è anche registrata una significativa perdita di posti di lavoro nel settore agricolo”, spiega l’economista César Villalona.
Nonostante la causa principale di questa situazione sia l’impatto provocato dalla pandemia di Covid-19 e dai fenomeni naturali catastrofali, il governo ha fatto di tutto per peggiorare le cose.
“Invece di proporre una chiusura parziale dell’economia, concentrata sui comuni più colpiti dalla pandemia, Bukele ha insistito per dichiarare lo stato di emergenza e imporre una quarantena assoluta a livello nazionale.
Non contento, ha sospeso i trasferimenti finanziari ai comuni, come misura di pressione economica contro i partiti d’opposizione che controllano la stragrande maggioranza delle amministrazioni municipali. Una misura che ha scatenato proteste e che ha portato molti sindaci a presentare esposti alla magistratura”, continua Villalona.
Un terzo elemento che ha acuito la crisi è stata la decisione di non coinvolgere i piccoli produttori nazionali nella fornitura di prodotti alimentari per programmi a sostegno delle fasce di popolazione più colpite.
“Invece di acquistare dai micro e piccoli produttori nazionali che si dibattono in mezzo a difficoltà economiche e alla crisi, il governo ha preferito utilizzare fondi pubblici per arricchire i grandi importatori e i gruppi economici legati al presidente.
Non dimentichiamo che Bukele rappresenta un settore imprenditoriale della borghesia salvadoregna non oligarchica che vuole fare il salto di qualità e che, per farlo, sta intensificando il conflitto con le grandi famiglie del settore imprenditoriale oligarchico, tradizionalmente legate ad Arena e, più recentemente, al partito Nostro Tempo”, spiega l’economista.
Degrado sociale
El Salvador entra in questo 2021 mostrando una preoccupante contrazione di tutte le variabili economiche e con un incremento dell’indice di povertà che interessa oramai il 40% delle famiglie, un dato simile a quello del 2008 quando governava Arena e che era invece stato ridotto al 26% durante i governi del Fmln.
Anche la mortalità materna, che negli anni precedenti era passata da 49 a 28 donne decedute ogni 100.000 nati vivi, è tornata a livelli preoccupanti (55 donne decedute ogni 100.000 nati vivi).
Bukele ha poi chiuso almeno 13 degli oltre 40 programmi sociali creati dai governi del Fmln, per lo più legati alla salute preventiva e all’assistenza primaria, all’istruzione e allo sviluppo del settore rurale. Allo stesso modo ha iniziato a smontare la riforma sanitaria e ha sottratto risorse all’azienda pubblica di distribuzione dell’acqua.
“Il Paese si presenta a queste elezioni in un contesto di degrado delle condizioni di vita della stragrande maggioranza della popolazione, di deterioramento dell’economia e di grave crisi istituzionale, con un governo che infrange sistematicamente le disposizioni adottate dagli altri poteri dello Stato, che usurpa competenze che sono dell’organo legislativo, che fomenta nella società l’odio nei confronti dei suoi avversari politici e che ha fatto della menzogna, della demagogia e del disprezzo per lo stato di diritto gli assi centrali della sua politica e del suo agire quotidiano”, assicura César Villalona.
Frustrazione
Per Carlos Molina Velásquez, filosofo e docente della Università Centroamericana, l’anno appena concluso è stato “molto frustrante”.
“È la sensazione che hanno tutte quelle persone che, come me, desiderano ardentemente un cambiamento delle condizioni di vita della maggior parte della popolazione salvadoregna. Più cresce la popolarità di Bukele e più nel Paese aumenta l’ingovernabilità, si approfondisce la crisi sociale, peggiora la situazione dei diritti umani e si assiste a un progressivo sgretolamento delle conquiste ottenute negli anni precedenti.
Il gruppo che l’accompagna è formato da persone che non hanno la benché minima idea di come elaborare un piano di sviluppo e che si dedicano invece a saccheggiare il Paese e a contendere il potere egemonico all’oligarchia nazionale. Usano il potere politico per spalancare ancora di più le porte al neoliberismo”, sostiene Molina.
Per il docente universitario ciò che è accaduto durante la pandemia spiega molto bene questa tesi.
“Tutte le misure adottate e i servizi forniti alla popolazione, pagati ovviamente con denaro pubblico, hanno beneficiato aziende che sono in qualche modo legate a funzionari di governo. È incredibile come la corruzione sia sempre più sfacciata”.
Ciò che per molti continua invece a essere inspiegabile è come sia possibile che l’immagine del presidente Bukele non solo non ne sia uscita a pezzi, ma che la sua popolarità sia addirittura in aumento.
Per Molina ci sono diverse spiegazioni.
“La pandemia gli ha permesso di presentarsi alla società salvadoregna come ‘l’uomo forte’. Appena eletto, Bukele ha fatto cambiamenti strategici ai vertici dell’esercito e della polizia e ha detto alla gente: non preoccupatevi, ci penso io a sistemare le cose e a mettere ordine nel Paese
Purtroppo – ha proseguito Molina – sembra che questo atteggiamento piaccia a gran parte della popolazione. Usa inoltre immagini, linguaggi, elementi simbolici e luoghi comuni che gli permettono di entrare in sintonia con le nuove generazioni, con i millennial “.
Secondo il filosofo salvadoregno, un altro fattore ha a che fare con gli errori commessi dal Fmln come forza politica, che hanno contribuito a creare le condizioni affinché Bukele potesse gradualmente diventare un’alternativa politico-elettorale credibile e vincente.
“Parte della dirigenza ha preso le distanze dal movimento sociale, ne ha minato le basi e si è allontanata dalla lotta egemonica, favorendo la frammentazione del movimento o la sua ONGzzazione”.
Come partito non è poi stato capace di elaborare una strategia comunicativa adeguata per fare conoscere le cose fatte e i risultati ottenuti durante i suoi governi, permettendo in questo modo alla campagna denigratoria delle opposizioni di attecchire nella popolazione.
“Non hanno saputo comunicare quello che facevano e come lo stavano facendo. Hanno passato l’ultimo anno e mezzo a reagire a quanto diceva o faceva Bukele, ma senza mai prendere l’iniziativa”, aggiunge Molina.
A questo proposito, Villalona ricorda come Bukele abbia avuto un discreto successo nella sua “crociata” contro il massimo organo legislativo.
“È riuscito a inculcare nella popolazione l’idea che tutti i problemi che affliggono la società salvadoregna abbiano origine nel Parlamento e che non c’è nulla di peggio al mondo che essere deputato. Una strategia che ha dato i suoi frutti e che ha contribuito a peggiorare l’immagine e la reputazione dell’opposizione”.
Se a questo aggiungiamo la mancanza di coerenza sul tema delle vittime (del conflitto armato) e della legge d’amnistia approvata con gli Accordi di pace (1992), e il non essere riusciti a risolvere il grave problema della criminalità e della violenza, si capisce il perché del diffuso malessere nei confronti dell’ex movimento guerrigliero.
Un’incipiente dittatura
Indipendentemente da quali saranno i risultati, le elezioni del 28 febbraio potrebbero essere l’inizio di un futuro ancora più cupo per El Salvador.
“Se Bukele ottenesse la maggioranza qualificata dei due terzi, potremmo assistere a un’ulteriore regressione in materia di libertà democratiche. I suoi discorsi pubblici sono sempre carichi di odio nei confronti dei suoi avversari.
Ha investito milioni nell’utilizzo massiccio di bot nelle reti sociali, sia per migliorare la sua immagine pubblica che per attaccare con violenza i candidati dell’opposizione. Ha creato un ambiente di guerra e usa sistemi che non esito a considerare fascisti. Non stupiamoci se poi assassinano militanti del Fmln come accaduto il 31 gennaio”, avverte Carlos Molina.
Nonostante l’abilità nel mascherare la realtà, Villalona è però convinto che presto i nodi arriveranno al pettine e che molte persone cominceranno a prendere le distanze da Bukele.
“Bukele continuerà a ignorare lo stato di diritto perché può contare su alleati importanti. Sto parlando del governo degli Stati Uniti, delle forze armate, che sono incondizionatamente leali ai gringos, e a un settore dell’oligarchia con cui Bukele ha stretto accordi in cambio della distruzione del Fmln”, avverte Villalona.
Secondo l’economista, Bukele dovrà fare i conti molto presto con due grandi contraddizioni.
“Le stesse persone che in queste elezioni voteranno in massa per il suo partito, chiederanno risposte immediate ai loro problemi. Ma Bukele potrà fare molto poco, perché dovrà garantire gli interessi di quel progetto imprenditoriale non oligarchico che rappresenta e che lo sostiene.
Dovrà inoltre affrontare un anno molto difficile. Al bilancio mancano almeno 2 miliardi di dollari perché sono state gonfiate le cifre delle entrate. Ciò significa ulteriori tagli ai programmi sociali, licenziamenti, aumento delle tasse. Il 2022 sarà anche peggio, perché ci sarà un pesantissimo accumulo del debito pubblico. Lo scontro con la popolazione sarà inevitabile”, assicura Villalona.
Bukele dovrà anche fare i conti con le contraddizioni che ha con l’oligarchia nazionale.
“L’oligarchia salvadoregna sa perfettamente come si fa a usare l’amministrazione pubblica per arricchirsi. Gli renderà la vita impossibile e non permetterà mai al suo gruppo di acquisire troppo potere. Tutte queste contraddizioni stanno per esplodere”, conclude l’economista.
Note
[1] https://www.pressenza.com/it/2020/05/el-salvador-e-honduras-altri-problemi-per-washington/
Di Giorgio Trucchi | LINyM
Fonte: LINyM
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