Il Golpe continuo contro il Venezuela riattiva un terzo fronte di guerra: Russia e Cina.

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Fonte originale:

http://www.argenpress.info/2015/03/el-golpe-continuo-contra-venezuela.html
Di Gustavo Herren (per argenpress.info)
 
Fino al 2010, Washington concentrava un’offensiva permanente su quello che definisce l’arco dell’instabilità, che va dal Venezuela, Africa del Nord, Medio Oriente, Asia Meridionale fino alle Filippine.
A causa dell’ampliarsi della sfera di influenza esercitata da Russia e Cina, ha ampliato le sue operazioni offensive strategiche nei confronti di queste potenze e questo ha conseguenze dirette sull’America Latina. In questo modo, attualmente, gli USA tengono aperti tre fronti importanti di guerra, Ucraina e Medio Oriente con guerre militari, America Latina con guerre politiche, fino ad ora.
Queste ultime includono, ad esempio, tutta la gamma di colpi di Stato, destabilizzazioni, operazioni sporche sotto copertura, sanzioni economiche  e politiche.
Ma questo tipo di guerra ibrida non è nuova ed è anche prevedibile per alcuni analisti di Strategie di Intelligence, visto che è in relazione, come versione modernizzata e adattata alla rivoluzione tecnico-scientifica, con i sette tipi di guerre politiche che l’Impero Britannico e le altre potenze coloniali applicano storicamente e sistematicamente nelle varie regioni del mondo. Nella versione cinese si chiama dottrina della guerra totale.
 

E’ un fatto che l’America Latina e Caraibica son oggi teatro di operazioni di scontro tra le potenze atlantiche e le emergenti potenze asiatiche, che ha accelerato l’ enorme offensiva che gli Stati Uniti hanno lanciato per ristabilire la loro sfera di influenza strategica nella regione, questo è, da un punto di vista geopolitico, occupare, contendere e ridurre gli spazi di Russia e Cina, e d’altro recuperare le relazioni di allineamento ideologiche di interessi, come il libero accesso alle risorse naturali, perse in alcuni paesi a causa del brutale saccheggio iniziato a partire dagli anni ’90, dopo la caduta dell’Unione Sovietica.

islasMalvinasLa regione Pacifico-Asiatica dove competono gli interessi economici e non solo di Cina e Stati Uniti, ha iniziato a trasformarsi in un area di scontro nella misura in cui Pechino avanza con la sua nuova Via della Seta, e promuove nuovi istituti per formare un blocco regionale. La risposta imperiale è prevedibile conoscendo i suoi modelli di condotta nella storia. Qualsiasi siano le amministrazioni, gli obiettivi del capitalismo imperialista rimangono invariati, quello che cambia  sono le strategie, tattiche e percorsi per raggiungere la meta, come esplicite sono le operazioni di guerra che realizza. Il suo autoproclamato destino di unico leader globale, si è evidenziato di nuovo nel febbraio 2015 quando il presidente Barack Obama, ha presentato la seconda Strategia di Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti (The 2015 National Security Strategy), la prima era stata pubblicata nel 2010, e dice “… La strategia stabilisce i principi e le priorità che descrivono come l’America (gli USA) porterà il mondo verso la pace ed una nuova prosperità… Gli Stati Uniti useranno la forza militare, in modo unilaterale se necessario, quando i nostri interessi permanenti lo esigano: quando il nostro popolo sia minacciato; quando i nostri modelli di vita siano messi in gioco; e quando  la sicurezza dei nostri alleati sia in pericolo” (1). Il documento è in vigore per i prossimi cinque anni, cioè anche con un nuovo governo.

Anche se è criticato dai repubblicani per le sue debolezze.
 
Riferendosi alla Cina il documento dice: “… gli Stati Uniti sono stati e continueranno ad essere una potenza del Pacifico. Ci aspettiamo che nei prossimi  cinque anni, quasi la metà della crescita al di fuori degli USA provenga dall’Asia. Che parla di dinamiche di sicurezza in una regione con rischio di escalation e di conflitto (comprese le controversie su territori marittimi reclamati e di una agguerrita Corea del Nord). La leadership americana sarà essenziale per definire la traiettoria della regione nel lungo termine per aumentare la stabilità e la sicurezza, facilitare il commercio per mezzo di un sistema aperto e trasparente e assicurare il rispetto dei diritti e le libertà universali. Per questo stiamo diversificando le nostre relazioni di sicurezza in Asia, il nostro posizionamento difensivo e la nostra presenza. Stiamo modernizzando le nostre alleanze con Giappone, corea del Sud, Australia e Filippine e aumentando le interazioni fra di loro per assicurarci che siano completamente in grado di rispondere alle sfide regionali e globali. Ci siamo anche dati il compito di rafforzare le istituzioni regionali come ASEAN, il Summit dell’Asia Orientale e la Cooperazione Economica Asia-Pacifico”
 
Ma la proiezione del potere cinese ha esteso la rivalità in Europa, in Africa e più in la dell’Atlantico, in America Latina. Il commercio di questa regione con la Cina è cresciuto dall’inizio del millennio di più di un ordine di grandezza (x 10). Dal momento che i governi dei paesi latinoamericani non hanno cambiato in maniera significativa la loro matrice produttiva, le esportazioni dalla regione verso la Cina, sono in maggioranza materie prime e con basso valore aggiunto, risorse di cui Pechino ha bisogno per il suo sviluppo interno e come potenza industriale, esportando a sua volta prodotti manifatturieri verso la regione. Nello stesso periodo, le importazioni dagli USA verso l’America Latina sono calati da più del 50% al 30% del totale regionale. Washington tenta di limitare l’influenza di Pechino sul piano economico senza affogare i suoi mercati e mantenere l’esclusiva nell’ingerenza politica così come avviene da decenni. La Cina però sta iniziando ad operare su questo piano con prestiti ai governi (con il vantaggio che non impone condizioni o riforme strutturali come fanno gli atlantisti), e mega opere politiche come il Gran Canale in Nicaragua e il progetto di linea ferroviaria interoceanica.
 
Per raggiungere l’obiettivo di recuperare spazi geopolitici e di mercato, una delle delle mete della Casa Bianca deve essere necessariamente, rompere l’integrazione latinoamericana nella quale il Venezuela è un nodo centrale, geopolitico per il suo avvicinamento a Russia e Cina e come esempio ideologico, e per le sue risorse economiche ed è li dove si sta sviluppando un colpo di Stato continuo che per il momento viene chiamato “transizione” (allo stesso modo che in Siria, ma con un tipo di guerra diverso) e sono state fatte pressioni a vari governi latinoamericani per appoggiarlo. La caduta di questo paese porterebbe ad un indebolimento significativo dell’Alleanza Bolivariana per i Popoli di Nuestra America (ALBA) dove per Cuba è stato riservato un finale differente, la sua transazione al Capitalismo sul lungo periodo. Il riallacciarsi dei rapporti tra l’impero e Cuba non è in contraddizione con l’offensiva nei confronti del Venezuela, in quanto cerca di distanziare e inserire un cuneo fra i due paesi. La divisione in America Latina e Caraibica e la conseguente avanzata dell’impero su Russia e Cina dovrà cominciare con un colpo che lasci prostrata almeno l’ALBA.
 
Così nel caso dei paesi contrari all’imperialismo statunitense, che si confrontano in una certa misura con i suoi interessi, e anche se hanno una economia capitalista, cercano in qualche modo di uscire da questo sistema come Venezuela, Bolivia, Ecuador, Nicaragua i processi di guerra politica hanno come fine il rovesciamento puro e semplice del governo, sia attraverso una azione classica armata civile/militare, la destabilizzazione mascherata attraverso una via istituzionale o altro e infine la restaurazione conservatrice. In altri casi, di quei paesi che non stanno cercando di abbandonare il capitalismo anche se non seguono il capitalismo liberale di mercato e non si pongono come anti-imperialisti, soddisfano in parte gli interessi economici atlantici ma  avvicinandosi a Cina e Russia, i processi di cambio di regime, nel senso più ampio (che hanno sempre bisogno di parte delle borghesie locali, quinte colonne e traditori del posto) sono più graduali, non necessariamente un rovesciamento e  non  attaccando le massime autorità, ma operazioni che favoriscano un indebolimento che, una volta terminato il mandato del governo favoriscano una restaurazione conservatrice irreversibile. Questo è il caso di Brasile e Argentina dove i candidati che secondo i media hanno più probabilità per le prossime elezioni garantiscono un neo-liberismo più consono ai voleri di Washington. Infine non si osserva nessun tipo di destabilizzazione in paesi neo-liberali allineati, come il Messico, la Colombia il Perù nonostante questi paesi abbiano gravi problemi riguardo al rispetto dei Diritti Umani, di sussulti e ribellioni popolari interne che possono compromettere la governabilità, come nel caso di Ayotzinapa, i cartelli di narcotrafficanti, e la corruzione, abusi e impunità delle classi governanti.
 
Le guerre politiche nel campo economico per attaccare l’integrazione latinoamericana e che mirano anche al Mercosur, l’Unasur e la Celac, si possono osservare ad esempio nel Triangolo del Nord, un piano di “prosperità” (disegnato da Washington e lanciato attraverso del BID – Banco Interamericano de Desarrollo e la OEA – Organizacion Estados Americanos ed il neo-liberale Consiglio delle Imprese dell’America Latina) per allineare Guatemala, Honduras e El Salvador, isolando il Nicaragua che costruirà con la Cina un canale interoceanico più grande di quello di Panama e che sta rifornendo le sue Forze Armate con materiale russo. Questo accordo sarà parte di un tessuto più ampio, la “nuova ALCA” che rafforza un altra dei suoi componenti, la Alleanza del Pacifico (Colombia, Perù, Cile e Messico).
 
Secondo questa analisi, alcuni strateghi dei paesi latinoamericani minacciati dal regime di Washington stanno avvertendo, che di fronte al fallimento delle borghesie locali oppositrici, delle quinte colonne e dell’ambasciata statunitense nelle guerre politiche di crescente intensità che Washington sta applicando al Venezuela Bolivariano per la portarlo ad una “transizione”, ma purtroppo per l’impero, i sondaggi sulle prossime elezioni legislative segnano un trionfo dei partiti attualmente al governo, sono gli stessi amministratori del regime statunitense che hanno preso l’iniziativa, cercando di  trasformare le guerre politiche in un preludio per giustificare il loro intervento militare esplicito o sotto copertura, il che porterebbe alla riapertura di un fronte di guerra latinoamericano. Il presidente Obama ha minacciato direttamente il Venezuela, emettendo un Ordine Esecutivo che dichiara un’emergenza nazionale per la minaccia inusuale e straordinaria alla sicurezza nazionale e della politica estera degli Stati Uniti causata dalla situazione in Venezuela.
 
La Sicurezza Nazionale degli Stati Uniti, non è un concetto locale, come la si considera nei paesi minori, ma ha una estensione planetaria. Vuol dire che se sono minacciati i suoi interessi in paesi e regioni fuori dalle sue frontiere, Washington reagirà come se questa minaccia avvenisse al suo interno, addirittura invocando la controversa dottrina della Responsabilità di Proteggere (Responsibility to Protect; RtoP; R2P, creata da Kofi Annan all’ONU casualmente a misura dell’Eccezionale Manifesto Imperiale), tra le scuse per generare guerre militari, non sante ma bensì umanitarie. Così è stato fatto in Libia e si sta facendo in Siria.
 
C’è un avvicinamento reciproco importante tra vari paesi dell’America Latina e non solo la Cina, ma anche la Russia, che va oltre i trattati commerciali, gli investimenti e le associazioni, si stanno allacciando relazioni di cooperazione tecnico-militare e acquisti di materiale bellico, che preoccupa Washington specialmente per quei governi che considera in un modo o nell’altro non affidabili o una minaccia, come quelli dell’ALBA. Il cambio di posizione nei confronti di Mosca si può osservare anche nel documento sulla Strategia di Sicurezza Nazionale del 2010, che non si contrapponeva alla Russia, ma che cercava una cooperazione reciproca, al contrario di adesso dove si parla di imporre costi significativi attraverso sanzioni, ed appoggiando l’Ucraina, la Georgia e la Moldavia migliorando le loro relazioni con la NATO. Il fronte di guerra militare nei confronti della Russia, aperto dall’Impero in Ucraina, come risposta al suo comportamento in Siria, mira ad un cambio di regime, spodestando il presidente Putin.
 
Il dispiegamento di varie migliaia di militari nordamericani in Perù insieme al corridoio di installazioni militari con capacità di pattugliamento, molte clandestine o atte ad una doppia funzione civile e militare in Colombia, Perù, Cile, Paraguay, Uruguay, Isole Malvine circondando Venezuela e Brasile, è un segnale di avvertimento per la regione. Il pentagono deve controbattere al fatto che la Russia istalli basi con possibile uso militare in Venezuela, a Cuba, in Cina ed in Nicaragua.
 
La Cina, come potenza globale emergente, è interessata al controllo militare dello Spazio visto che dovrà difendersi dal Comando Strategico degli Stati Uniti (USSTRATCOM) incaricato delle operazioni nel Cosmo. In effetti l’Argentina sta costruendo una base spaziale cinese (provincia di Neuquén) in cooperazione con il suo programma di missioni per l’esplorazione della Luna e dello Spazio prevista per il 2020. Alcuni esperti militari segnalano che l’istallazione può avere la capacità di intercettare missili balistici e monitorare le comunicazioni nella zona Atlantica Sud Occidentale. Nei fatti, nell’Atlantico Sud le isole che si trovano a nord del parallelo 60°/sud (non sono soggette al Trattato Antartico) sono sotto il controllo militare Britannico, quindi indirettamente dell’Unione Europea e della Nato e possono contare sul potenziale navale della IV Flotta Statunitense, nonostante siano Diplomaticamente Reclamate dall’Argentina. Le domande di sovranità per le isole che si trovano al di sotto del parallelo 60°/sud sono congelate fino al 2048.
 
Si ignora se nelle Isole Malvine siano presenti armi nucleari, ma la regione dell’Atlantico Sud e il Settore Antartico, oltre ad essere strategica per il passaggio oceanico verso lo Stretto di Magellano/Capo Horn e la rotta polare America del Sud – Australia/Nuova Zelanda, chiude il circolo dei missili balistici degli Usa e della Nato verso la Russia e la Cina sia con Sottomarini di Bombardamento Strategico sia per mezzo di Basi Continentali (Argentina o Cile secondo il livello di Colonialismo che si raggiungerà in ognuno di questi stati).
In Argentina, dal 2002 funziona nella provincia più australe, la Terra del Fuoco, una istallazione statunitense del Sistema Internazionale di Vigilanza per la Prevenzione e Proibizione di Test ed Esplosioni Nucleari, che è stata in passato accusata di essere una “base nucleare nordamericana”. Nel 2010, è stato istallato nelle Isole Malvine (Prado de Ganso) un sistema di antenne, che apparentemente dovrebbero essere un radar di alta frequenza (HF) per lo studio della ionosfera, ma che indubbiamente potrebbe anche essere un radar militare trans-orizzonte (Over The Horizon Radar, OTHR) che ha la capacità di rilevare obbiettivi ad alcune migliaia di chilometri attraverso la propagazione nella ionosfera delle radiazioni elettromagnetiche,  completando la rete di allerta preventiva delle basi militari, i cui radar hanno un raggio di azione limitato dalla curvatura terreste, nel caso di un aereo in volo radente, può essere intercettato a circa 100km dal radar di tipo tradizionale che si trova nel punto più alto delle isole Malvine (Monte Indipendencia – Mount Adam, 700 mt slm) che aumenterebbe a 350 km se il radar fosse trasportato a 9000 metri di altezza da una aeronave tipo  AWACS.
 
L’avvicinamento del governo argentino con Russia e Cina, è una ragione per cui Washington cerca di attivare operazioni di guerra politica di logoramento (anche se non sono messi in discussione i suoi interessi economici) attraverso oppositori, la borghesia locale, l’ambasciata USA.
 
Poco tempo fa l’Inghilterra ha denunciato il fatto che l’Argentina, ricostruirà la sua Forza Aerea con aeronavi russe da combattimento Sukhoi-24M affittate per cui dovrà dotare la sua base nelle Malvine del nuovo sistema missilistico terra-aria FLAADS (Local Area Air Defence System). Un altra scusa per preparare un sistema missilistico di difesa e di allarme preventivo, visto che le installazioni di antenne nelle Malvine possono essere parte dello scudo antimissile degli Stati Uniti / NATO per monitorare la traiettoria dei missili balistici sull’Atlantico Sud ed il Settore Antartico in caso di guerra nucleare.
 
Non si tratta della militarizzazione dell’America Latina, che di fatto già lo è, ma di  quanto aumenterà questa militarizzazione. Il Sud America ha un alta densità di militarizzazione dell’Impero e del Colonialismo Occidentale nei suoi due estremi, posizionata in un arco che va da Curazao, in Colombia fino alle Malvine con decine di basi militari statunitensi conosciute (anche se sembra non siano sufficienti, in Germania ci sono 220 basi USA). Nella regione continentale boreale circolano risorse energetiche (Venezuela), nella centrale acqua potabile e biodiversità (Amazzonia) e nella australe le aree strategiche (i passaggi interoceanici, l’Antartide). Lo Spazio oceanico, viene vigilato dalla IV flotta USA in operazioni combinate con unità navali britanniche. Nonostante i paesi che sostengono l’integrazione latinoamericana abbiano dichiarato la regione come una regione di Pace e “libera” da armi nucleari, per cominciare una guerra è sufficiente la decisione unilaterale di una delle parti.
 
E’ evidente che se Washington deve cominciare ad adattarsi come attore coerente ad un mondo che si sta mostrando multipolare, non sarà per sua volontà.
Vitali Churkin, rappresentante permanente della Russia all’ONU ha affermato: “…. Terra calpestata da soldati degli Stati Uniti, terrà che terminerà in disgrazia…”.
 
Note:
(1) The 2015 National Security Strategy: http://www.whitehouse.gov/sites/default/files/docs/2015_national_security_strategy_2.pdf