Il Forum Sociale Mondiale si trasferisce nel “Nord geografico”

fsm

La edizione 2016 si terrà a Montreal.

Sergio Ferrari, da Tunisi.
 
Futuro e presente. Verso dove va il suo cammino  e quanto è avanzato dal suo passaggio per Tunisi?
Due delle domande che scaturiscono alla conclusione del Forum Sociale Mondiale (FSM) nella capitale magrebina. Senza dimenticarne una terza: lo stato di salute di questo spazio che riunisce una parte significativa del movimento alter-mondialista. Terminato il FSM, il Consiglio Internazionale (CI), la sua funzione coordinatrice, ha rivelato parte di questi interrogativi. Altri, più strutturali e organizzativi, sono parte dei compiti e delle priorità dei mesi futuri.
 

I passi futuri
 
A partire dal secondo semestre dell’anno scorso, diverse organizzazioni della società civile canadese si sono associate con le loro pari tunisine per presentare un “pacchetto comune”  in cui si propone che il prossimo Forum Sociale Mondiale si realizzi nel 2016 per la prima volta in un paese del Nord: il Canada.
 
Parallelamente, non mancano quelli che prescrivono un elettroshock rapido al FSM facendolo tornare per la prossima edizione in America Latina, in particolare in Brasile, e addirittura parlano di tornare alla culla, Porto Alegre.  Altre associazioni alter-mondialiste fantasticano a bassa voce di un FSM in Grecia approfittando del governo di Syriza.
 
Voci “nostalgiche”,  ma dotate di prospettiva storica, suggeriscono che l’evento dovrebbe realizzarsi, come nelle prime edizioni, nella stessa data e in parallelo col Forum Economico Mondiale. Accrescendo così una visibilità internazionale che si è andata indebolendo, ricordando altresì che L’Altro Mondo Possibile deve trovare la propria bussola nella differenza antagonistica di modelli con il conclave di Davos.
 
Con questa varietà di ambiti di analisi, la decisione è stata presa.  Per la prima volta nella sua storia di quasi 15 anni, il FSM si trasferirà al “Nord geografico” per realizzarsi a Montreal, la principale città del Quebec canadese. Una decisione politica rischiosa che può però integrare più attivamente al processo del FSM esperienze partecipative molto ricche come gli “occupy” nordamericani, nel cui seno hanno fatto le proprie esperienze politiche molti dei giovani che assumeranno l’organizzazione dell’evento in Quebec nel 2016.
 
I passi tunisini
 
Il principale successo di questo FSM è stato proprio la sua realizzazione. Malgrado l’avverso e complesso clima meteorologico – ha piovuto tutti i cinque giorni – e politico-militare, dopo il sanguinoso attentato di mercoledì 18 marzo al Museo del Bardo, appena sei giorni prima dell’inaugurazione del Forum.
La multitudinaria manifestazione di apertura, meno colorita ed esultante di quella del 2013, è stata la prima risposta cittadina “globalizzata” contro l’attentato terrorista.
 
Il secondo risultato percettibile è stato l’aumento della qualità della riflessione. Benché sia praticamente impossibile sintetizzare i risultati di più di mille attività autogestite, proposte da quasi 4 mila 500   organizzazioni provenienti dal mondo intero, molte di queste hanno aperto piste interessanti. Quasi 30 Assemblee tematiche di Convergenza tematica hanno permesso, negli  ultimi due giorni del FSM, di approfondire le riflessioni su temi generali di rilievo  in spazi ampi. Il lancio di una campagna mondiale che si concluderà in dicembre  a Parigi in parallelo con il Vertice  della Terra delle Nazioni Unite; la Dichiarazione progressista riguardo ad  “Acqua e Terra” come beni pubblici dell’umanità;  il documento finale con cinque risoluzioni concrete del Forum Parlamentare Mondiale.  Sono passi fermi.  O anche la riflessione sulla necessità di un Programma (Carta) Mondiale  comune sui diritti economici e sociali per i disoccupati. O ancora, l’impatto della attuale politica migratoria dell’Unione Europea sui paesi del Sud.
 
L’avanzamento verso un’imposta fiscale internazionale, così come le nuove forme di cittadinanza planetaria – per esempio i Diritti degli Abitanti, hanno  fatto parte di questa serie di riflessioni.
 
Progressi concettuali che si sono confrontati, tuttavia, con squilibri organizzativi: non si è riusciti a fare il salto in avanti sperato nel funzionamento del Forum 2015, rispetto a quello del 2013. Gli organizzatori lo giustificano con il complicato momento congiunturale che sta vivendo la Tunisia. I critici lo vedono come parte di problemi politici che non si è  riusciti a sciogliere opportunamente.
 
Tantomeno si è riusciti ad avanzare nella riflessione su di una nuova forma di Consiglio Internazionale, agli occhi di molti  già esaurito e poco rappresentativo. Il ruolo coordinatore si andrà aggiustando allo stesso passo del FSM. Forse il processo che vedrà a metà dell’anno la sua riunione a Porto Alegre, che potrebbe realizzarsi a inizio luglio a Salvador de Bahia,  può apportare cambiamenti per arrivare a Montreal, e vivere in quella sede la sua reale metamorfosi.
 
Lo stato di salute
 
Esistono domande di fondo che non sono nuove, che vengono dalla sua propria creazione nel 2001.
 
Come fare affinché il FSM non si limiti ad essere una fiera alter-mondialista e canalizzi invece azioni politiche concrete e proposte alternative? Qual è la relazione tra questo spazio anti-globalizzazione e il potere politico? Che cosa ha apportato in concreto, in questi 15 anni, il processo del forum in corso? Può il FSM scappare dalle contraddizioni intra-arabe  che hanno perfino prodotto tensioni evidenti tra gli algerini e altre delegazioni del Maghreb presenti a Tunisi nell’ultima settimana?
Non tutte queste interrogazioni hanno trovato risposta nella edizione che si è appena conclusa a Tunisi. La ricerca di alternative sistemiche da parte della società civile comporta  un processo lungo che non si può limitare a tre o quattro lustri.
Tuttavia, non è da sottostimare che molti dei governi aperti, democratici o progressisti dell’America Latina hanno assorbito le proprie concezioni politiche dall’alter-mondialismo. Esperienze politiche innovatrici come Podemos o Syriza in Europa, sorgono anch’esse dalla stessa culla. Anche numerose esperienze di rafforzamento di potere cittadino in distinti angoli del mondo e reti in consolidamento come la Marcia Mondiale delle Donne, la Via Campesina, per la Giustizia Fiscale ,  contro il debito, contro il riscaldamento climatico, etc.,  nascono dall’apporto della riflessione alter-mondialista.
 
E in questo processo, la nuova edizione di Tunisi pare già confermare una realtà. Il FSM è vivo e gode di buona salute. E nemmeno il terribile attentato al Museo del Bardo del 18 marzo scorso, né gli squilibri organizzativi interni di questa edizione, sono riusciti a ferirlo o fermarlo.  Solamente a interpellarlo.
 
Sergio Ferrari,, in collaborazione con swissinfo.ch e E-CHANGER/COMUNDO
Fonte: http://alainet.org/en/node/168520
Traduzione: Manuela Di Michele