Copinh denuncia patto di impunità nel caso Berta Cáceres
Pubblico ministero accusato di nascondere le prove che inchioderebbero gli autori del crimine
Tegucigalpa, 23 agosto (LINyM)
Il Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, accompagnato dai rappresentanti legali della famiglia di Berta Cáceres, ha nuovamente denunciato il patto d’impunità che starebbe condizionando le indagini sull’omicidio della dirigente indigena assassinata il 2 marzo 2016.
In diverse occasioni, sia il Copinh che la famiglia della Cáceres hanno denunciato il rifiuto della Procura -in particolare del procuratore speciale per i delitti contro la vita- di permettere ai propri legali l’accesso alle informazioni e alle prove ricavate dalle indagini sull’omicidio.
Per ben 35 volte i funzionari della Procura si sono rifiutati di consegnare copia delle informazioni raccolte durante e dopo le perquisizioni realizzate nei locali e proprietà dell’impresa Desarrollos Energéticos SA (DESA), titolare del progetto idroelettrico Agua Zarca contro il quale Berta Cáceres e il Copinh lottavano da anni. Lo stesso è avvenuto con le prove raccolte contro le persone accusate dell’omicidio e che potrebbero rivelare i legami tra l’impresa stessa e la morte violenta della dirigente indigena.
(LEGGI qui un ampio reportage pubblicato da ALAI)
Durante una conferenza stampa, il Copinh e lo staff legale del Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj, hanno rivelato che nonostante il Tribunale di Tegucigalpa abbia emesso ben cinque ordinanze con le quali intima alla procura la consegna delle informazioni, i funzionari continuano a mettere in atto tattiche dilatorie.
L’ultimo rifiuto da parte del pubblico ministero incaricato del caso è avvenuto poche giorni fa. Questa volta la scusa è che non possono consegnare le informazioni in quanto non sarebbero ancora state realizzate le analisi sui dispositivi elettronici sequestrati al momento delle perquisizioni. Stiamo parlando di telefoni cellulari, memorie USB, carte SIM per cellulari, macchine fotografiche, tablets, hard disk e computer sequestrati quasi due anni fa.
“Come è possibile che, a meno di una settimana dall’inizio dell’udienza (che si è svolta ieri 23 agosto) in cui il pm dovrà presentare tutte le prove a carico degli otto imputati, la Procura ci dica che non hanno ancora realizzato le analisi? Siamo molto allarmati”, ha detto Víctor Fernández, membro dello staff legale.
“Questo atteggiamento irresponsabile espone le persone che hanno già sofferto molto a una nuova vittimizzazione. Al giudice diremo che che non si sta rispettando il principio di uguaglianza, nè la tutela dei diritti delle vittime. Qui non si tratta solamente di negligenza, bensí di comportamento doloso della Procura, come se volesse nascondere ciò che è veramente accaduto. Si stanno negando verità e giustizia integrale”, ha aggiunto Fernández.
(Ascolta l’audio completo dell’intervista a Fernández)
Gaspár Sánchez, del Copinh, ha ricordato che le autorità non hanno mostrato la volontà di punire i responsabili dell’omicidio di Berta Cáceres. In particolare, non si è voluto indagare sugli autori intellettuali del crimine.
“Noi continuiamo a esigere giustizia e chiediamo al movimento sociale e popolare honduregno e globale che ci accompagni in questa battaglia per la giustizia. Quello che è successo alla nostra compagna Berta sta succedendo in tutto il mondo a tanti altri difensori della terra e dei beni comuni. Dobbiamo continuare a combattere fino a quando i veri responsabili di questo crimine non saranno puniti per ciò che hanno commesso”, ha concluso Sánchez.
Il processo di primo grado si svolgerà dal 10 al 28 settembre a Tegucigalpa. Otto gli imputati, tra i quali ex dirigenti di DESA, militari in ritiro e militari attivi.
Articolo dGiorgio Trucchi | LINyM
Fonte originale: LINyM
Traduzione GT
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