DESA e funzionari dello Stato dietro l’omicidio di Berta Caceres

Un’indagine indipendente rivela piano criminale per annientare qualsiasi tipo di opposizione al progetto idroelettrico Agua Zarca

Tegucigalpa, 6 novembre (ALAI | LINyM) -. Una struttura criminale composta da funzionari pubblici, apparati di sicurezza dello Stato, alti dirigenti, impiegati e membri della sicurezza privata della ditta Desarrollos Energéticos S.A. (Desa), titolare della concessione per la costruzione del progetto idroelettrico Agua Zarca, avrebbe pianificato per mesi e poi eseguito l’omicidio della dirigente indigena Berta Caceres, all’interno di una strategia più ampia che aveva come obiettivo quello di controllare, neutralizzare ed eliminare qualsiasi tipo di ostacolo allo sviluppo del progetto energetico.

È questa una delle principali conclusioni contenute nel rapporto “Represa de violencia. El plan que asesinó a Berta Caceres”, presentato il 31 ottobre scorso dal Grupo asesor internacional de personas expertas, Gaipe, un’equipe formata da specialisti[1] in diritto internazionale per i diritti umani, diritto penale internazionale e diritto penale comparato, che per oltre un anno hanno svolto un’analisi indipendente, obiettiva e imparziale dei fatti di cui sono stati vittime Berta Caceres e il sociologo messicano Gustavo Castro.

Video della conferenza stampa

Bollettino speciale del Copinh sull’evento

Subito dopo i fatti tragici del 2 marzo dello scorso anno, sia la famiglia della dirigente indigena che il Copinh[2] avevano esortato il governo honduregno a permettere che la Commissione interamericana dei diritti umani, Cidh, inviasse un gruppo di investigazione indipendente e imparziale. Ritenevano, infatti, che le persone catturate all’epoca fossero pezzi di un ingranaggio più complesso e che i mandanti intellettuali del crimine non fossero ancora stati catturati. Di fronte al silenzio delle autorità, la famiglia, accompagnata da organizzazioni nazionali e internazionali, non aveva avuto altra scelta che quella di rivolgersi direttamente a esperti del settore.

L’omicidio organizzato da una rete criminale

Secondo quanto risulta dalle indagini del Gaipe basate sulle stesse informazioni in possesso del Pubblico ministero, Pm, l’omicidio della Caceres si stava organizzando fin da novembre 2015 e un primo tentativo venne sospeso all’ultimo momento nel febbraio 2016.

“A partire dal 2015 è stato organizzato un minuzioso lavoro di spionaggio e pedinamento di Berta. Inoltre era pronto un piano per ucciderla già nel febbraio 2016, ma alla fine venne sospeso. Dell’esistenza di questo piano venne informato un alto dirigente dell’impresa Desa. Il 2 marzo, giorno dell’omicidio, questo stesso dirigente conversò con uno degli indagati e lo stesso fece il giorno successivo, il 3 marzo. Di conseguenza l’omicidio di Berta Caceres non è stato casuale, ma è il risultato di una pianificazione alla quale hanno partecipato alti dirigenti di Desa”, ha dichiarato Miguel Ángel Urbina del Gaipe, durante la conferenza stampa.

Fino ad ora, l’Agenzia tecnica di investigazione criminale, Atic, ha effettuato l’arresto di 8 persone. I catturati sono: Douglas Bustillo, luogotenente in ritiro dell’esercito ed ex capo di sicurezza di Desa, Mariano Díaz Chávez, maggiore dell’esercito e veterano delle forze speciali, Sergio Rodríguez Orellana, direttore dell’area sociale, ambientale e di comunicazione di Desa, Henry Hernández Rodríguez, sergente e tiratore scelto delle forze speciali, i fratelli Edilson Atilio ed Emerson Eusebio Duarte Meza, Óscar Torres Velásquez ed Elvin Rápalo Orellana.

Per quattro di loro -Douglas Bustillo, Mariano Díaz, Sergio Rodríguez e Elvin Rápalo- accusati dei reati di omicidio e tentato omicidio, è già stato richiesto il rinvio a giudizio, anche se ancora non è stata stabilita la data d’inizio del processo. Per gli altri quattro accusati, l’udienza preliminare è stata sospesa in quattro occasioni su richiesta dell’accusa, la quale ha reiteratamente denunciato l’eccessiva segretezza che circonda le indagini e la mancata consegna dei documenti probatori ai legali della famiglia.

Secondo i membri del Gaipe, sarebbe proprio la limitazione all’accesso dei documenti delle indagini preliminari ad avere reso impossibile, fino a ora, l’identificazione e cattura degli altri autori materiali e intellettuali, la cui identitá sarebbe conosciuta dalla Procura. Inoltre assicurano che uno degli accusati, Emerson Duarte Meza, non avrebbe nulla a che fare con l’omicidio della dirigente indigena lenca.

“Durante le indagini abbiamo dovuto affrontare diversi ostacoli, tra i quali, la difficoltà ad accedere al materiale probatorio che il Pubblico ministero ha allegato al processo. Quest’atteggiamento ha limitato l’esercizio del diritto per le vittime e per i processati” ha assicurato Urbina.

Monopolio dell’impunità

Sulla base dell’analisi delle prove raccolte, il Gaipe è riuscito a documentare diversi comportamenti criminali, irregolarità nelle indagini e anche a identificare i possibili autori intellettuali di un omicidio che non è stato un fatto isolato, ma parte di strategie ordite da funzionari dello Stato e da strutture parallele alle forze di sicurezza, alti dirigenti, impiegati e membri della sicurezza privata di Desa, con lo scopo di eliminare qualsiasi tipo di ostacolo al progetto.

Il rapporto rivela che queste azioni includevano la strumentalizzazione delle comunità al fine di generare una rottura nel tessuto sociale, campagne di discredito, infiltrazioni, pedinamenti, minacce, omicidi dietro incarico e persino sabotaggi dei mezzi di comunicazione del Copinh. Prevedevano inoltre la cooptazione di funzionari di giustizia e delle forza di sicurezza, così come il rafforzamento di strutture parallele alle forze di sicurezza dello Stato.

Una pratica questa che, come confermano gli esperti, violerebbe la Convenzione 169 dell’Organizzazione internazionale del lavoro, Oil, e il legittimo diritto delle popolazioni indigene a essere consultate in modo preliminare, libero e informato.

Dall’analisi delle conversazioni telefoniche si deduce, inoltre, che i soci e i dirigenti di Desa non solo mantenevano contatti con gli assassini materiali e intellettuali, ma anche con le autorità del Ministero degli interni e della Polizia preventiva “per conoscere i dettagli delle prime indagini processuali relative all’omicidio, incluso prima che venisse informata la famiglia di Berta Isabel Cáceres Flores o i rappresentanti legali della stessa”. E’ dimostrato inoltre che questi soggetti hanno influito per fare in modo che le indagini preliminari si concentrassero su integranti del Copinh o persone vicine a Berta.

Il gruppo di esperti ha accusato Ministero degli interni sia di essere responsabile della militarizzazione delle zone del progetto Agua Zarca e del territorio Lenca, sia delle mancata protezione a Berta Caceres “malgrado fosse a conoscenza del grave e imminente pericolo di vita”.

Ha anche accusato le istituzioni finanziare internazionali che hanno finanziato il progetto idroelettrico di non adottare “misure idonee, efficaci e opportune” per garantire il rispetto dei diritti umani delle comunità indigene coinvolte nell’impatto causato da Agua Zarca e neppure per proteggere la vita di Berta Cáceres.

“Tutti hanno cercato di proteggere i potenti coinvolti nell’omicidio di mia figlia. Esigo giustizia, esigo che vengano catturati tutti gli autori materiali e intellettuali e che vengano condannati con tutto il peso della giustizia. Pretendo  inoltre che vengano destituiti tutti quei funzionari pubblici che hanno avuto a che fare con l’omicidio per azione o per omissione. Basta proteggere gli assassini!”, ha affermato Austra Bertha Flores, madre dell’attivista dei diritti umani assassinata.

“L’impunità ci fa vergognare come paese. La Procura gode del monopolio dell’azione penale, ma è un privilegio che si è trasformato in monopolio dell’impunità, già che si nascondono e proteggono i nomi degli autori intellettuali. Purtroppo questa è la normalità in cui agiscono le strutture di potere”, ha denunciato l’avvocato Víctor Fernández, legale della famiglia di Berta Cáceres.

“Dalle intercettazioni si sentono queste persone che parlano al telefono senza nessun timore, si sentono sicure e protette. Stiamo parlando di funzionari dello Stato, di strutture parallele di sicurezza e di alti dirigenti di Desa. Persone che controllano il destino del nostro paese”, ha aggiunto Fernández.

Il modello estrattivo genera violenza

Per l’avvocato il contesto dell’omicidio della Cáceres è profondamente legato alla promozione di un modello economico che violenta i diritti e uccide, in modo selettivo, la leadership sociale del paese.

“Il ‘crimine’ di queste persone è mettere in discussione il modello estrattivo promosso da imprese come Desa. Bisogna smettere di considerare come normale il fatto che si possa compiere un crimine e godere di totale impunità. Bisogna anche rompere l’alone di segretezza che circonda il caso di Berta e che nasconde la struttura economica legata al modello estrattivo e al suo omicidio. Faremo diventare questo rapporto del Gaipe uno strumento per il processo”, ha concluso Fernández.

Miguel Ángel Urbina ha anche sottolineato l’importanza di iniziare a smantellare le strutture parallele di sicurezza che in Honduras stanno acquisendo sempre più forza, grazie alle stesse imprese che investono in progetto estrattivi. Progetti che sono fonte continua di conflitti sociali, invasioni di territori e alti livelli di violenza.

Raccomandazioni del Gaipe

Prendendo spunto dagli antecedenti messi a disposizione dalla Procura, dalla raccolta e dall’analisi delle informazioni realizzate, il Gaipe ha consigliato al governo e al Congresso dell’Honduras di verificare la legalità delle concessioni, i contratti, le licenze e altri benefici concessi al progetto di Agua Zarca e di revocarli “per aver violato il diritto alla consultazione preliminare, libera e informata e per le continue pratiche di persecuzione e sterminio”.

Ha anche chiesto di “non autorizzare la costruzione di dighe nelle comunità Lencas senza la realizzazioni di consultazioni preliminari, libere e informate” e di adottare misure che impediscano alle aziende che hanno ottenuto le concessioni di utilizzare la propria influenza per “controllare, neutralizzare ed eliminare le richieste sociali promosse in modo collettivo o individuale, garantendo così la difesa dei diritti umani”.

Il gruppo di esperti ha chiesto inoltre al sistema di giustizia di garantire in modo efficace “un’indagine seria, integrale ed esauriente sull’omicidio di Berta Isabel Cáceres Flores e sul tentato omicidio di Gustavo Castro Soto”, permettendo che si rinviino a giudizio e si sanzionino tutte le persone coinvolte.

Ha inoltre raccomandato di “indagare sui comportamenti degli agenti responsabili delle indagini dei fatti accaduti il 2 marzo 2016, per stabilire eventuali responsabilità, per azione o omissione” e “indagare, processare e sanzionare le persone vincolate a Desa e gli organismi di sicurezza dello Stato che hanno formato e costituito le strutture criminali che hanno agito contro le comunità lencas di Rio Blanco e contro i membri del Copinh”.

In conclusione il Gaipe ha chiesto che le vittime vengano coinvolte e possano partecipare al processo interno, offrendo loro accesso in modo opportuno, a tutte le fasi delle indagini. Alle imprese, alle istituzioni finanziarie e ai paesi donanti, gli esperti hanno raccomandato di garantire che i progetti di sviluppo o investimento “rispettino l’obbligo di effettuare la consultazione preliminare, libera e informata alle popolazioni indigene e afrodiscendenti”, e di esigere dallo Stato honduregno “il pieno rispetto del lavoro di difesa dei diritti umani”.

 Note:

[1] Liliana Uribe (Colombia), Miguel Ángel Urbina (Guatemala), Roxanna Altholz (Stati Uniti), Daniel R. Saxon (Olanda/Stati Uniti) y Jorge Molano (Colombia)
[2] Consiglio civico delle organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras

Testo Giorgio Trucchi

Traduzione Gianpaolo Rocchi

Fonte: ALAI