Nica Act 2017, Trump e l’America Latina
Nuova offensiva contro il Nicaragua
Managua, 21 aprile (LINyM | CarlosAgatón) -.
Dopo aver ripassato con calma gli ultimi attacchi portati contro il governo venezuelano all’interno dell’Osa, la minaccia latente di attivare la Carta democratica interamericana, il comportamento della destra ecuadoriana durante le recenti elezioni presidenziali, i continui attacchi mediatici contro la figura del presidente boliviano Evo Morales e la presentazione nel Congresso degli Stati Uniti -per la seconda volta in pochi mesi- del disegno di legge “Nica Act 2”, appare evidente che nessun evento nella scena politica latinoamericana sia fine a sè stesso.
– Leggi: Governo del Nicaragua condanna ingerenza statunitense:
Nonostante all’interno delle istituzioni Usa esista ancora incertezza rispetto alle tendenze di Donald Trump in politica estera, fino ad ora il presidente nordamericano ha dimostrato di privilegiare un’agenda politica di pressione nei confronti dell’America Latina.
L’obiettivo finale sarebbe quello di distruggere definitivamente ciò che resta del blocco e dell’anelito integrazionista latinoamericano, che da qualche anno a questa parte ha rappresentato l’apice della sinistra e del progressismo di questo continente.
Per esercitare maggiore pressione sui Paesi che economicamente dipendono dagli Stati Uniti, Trump cerca di stabilire e rafforzare relazioni bilaterali. Una strategia antica sostenuta da Langley (dalla CIA), come è consuetudine delle politiche nei confronti di quello che Washington considera il proprio cortile di casa.
Il Segretario Generale della Osa, Luis Almagro, è da considerarsi una componente chiave di questa strategia. Lo dimostra il suo affondo contro il Venezuela nel primo trimestre di quest’anno, con il sostegno del Messico e del Canada, guarda caso i due anelli più deboli all’interno di una possibile rinegoziazione dell’Accordo nordamericano per il libero scambio (Nafta, North American Free Trade Agreement), che Trump sembra voler promuovere.
Forti pressioni nei corridoi della Osa
Apparentemente, i fondi che Donald Trump ha tagliato al Dipartimento di Stato e all’Usaid sono finiti nelle tasche di diplomatici stranieri, che hanno ceduto alle pressioni in cambio di un conto off-shore in qualche paradiso fiscale dell’area.
I governi di Cuba, Bolivia, Ecuador e Nicaragua hanno tuttavia mantenuto la proprio posizione di sostegno al governo di Nicolás Maduro, dimostrando di essere tra le nazioni con maggiore impegno solidale dell’America Latina e maggior decoro nella difesa della sovranità.
Sarebbe ingenuo pensare che, in questo contesto, la ricomparsa del Nicaraguan Investment Conditionality Act, altrimenti detto Nica Act, sia un tema isolato. La minaccia è palese: ritirare l’appoggio al Venezuela o subire le conseguenze di una politica di guerra economica, già annunciata dagli Stati Uniti contro il governo sandinista durante la campagna elettorale del 2016, e sostenuta dai leader locali dell’opposizione, la cosiddetta “società civile democratica”.
I congressisti di origine cubana Ileana Ros-Lethinen e Albio Sires e il senatore Marco Rubio sono ancora una volta le chiavi di volta nell’attuazione della strategia, grazie all’accesso diretto agli uffici di Donald Trump.
– Leggi: Ros-Lehtinen se pone a la cabeza de oposición nicaragüense
Uno dei trampolini sembrerebbe essere Helen Aguirre Ferré, di origine nicaraguense e nominata da Trump assessore speciale sui temi della comunicazione. Vincolata a una famiglia della destra creola (ex militari della dittatura dei Somoza), gode della fiducia delle strutture dell’intelligence statunitense.
Per questa ragione non deve sorprendere il fatto che il Congresso nordamericano abbia ripreso quest’iniziativa legislativa, che si caratterizza per la forte connotazione di ingerenza. Una specie di “waiver” che assicurerebbe il voto contrario -e determinante- degli Stati Uniti all’approvazione di qualsiasi tipo di prestito da parte di organismi multilaterali creditizi al Nicaragua.
Una ricetta dolorosa per promuovere un presunto “ripristino della democrazia”, lo svolgimento di “elezioni libere, eque e trasparenti” e per una, anche qui presunta, “lotta contro la corruzione”.
Il recente viaggio della congressista repubblicana Ileana Ros-Lethinen in paesi come Guatemala e Honduras, ha avuto come obiettivo quello di fare pressione su gruppi di potere economico, con vincoli in Nicaragua, affinché ritirino i propri investimenti da questo Paese centroamericano.
È stato anche un modo “meno rischioso” per consegnare fondi dell’Iri (Istituto repubblicano internazionale), di cui la Ros-Lethinen promuove l’assegnazione a favore dei rappresentanti locali dell’opposizione, come la ex direttrice del MpN (Movimento per il Nicaragua) Violeta Granera, la presidentessa del Mrs (Movimento di rinnovazione sandinista) Ana Margarita Vijil Gurdián, il segretario generale della Cpdh (Commissione permanente dei diritti umani) Marcos Carmona e il direttore di Cinco (Centro di ricerca delle comunicazioni) Carlos Fernando Chamorro. Fondi che serviranno a sviluppare strategie mediatiche antigovernative in vista delle elezioni municipali di novembre.
Ciò che ignora il contribuente nordamericano è che il viaggio di Ileana Ros-Lethinen, pagato con fondi federali, è servito anche per avvicinarsi alla frontiera nicaraguense e riunirsi con i suoi soci produttori di tabacco di Estelí, che finanziano parte della sua campagna. Ha anche avuto la possibilità di controllare gli investimenti privati fatti in imprese coinvolte nello sfruttamento illegale dei crostacei sulla costa caraibica del Nicaragua, con destinazione a paesi asiatici come la Cina.
Dichiarazioni contro il Nica Act
Per il momento, il presidente Daniel Ortega può contare su un ampio sostegno a livello nazionale e regionale nel denunciare questo nuovo episodio di ingerenza statunitense. Le dichiarazioni contro il Nica Act provengono da tutta la società nicaraguense e da parte dei principali organismi regionali.
Traduzione: Giampaolo Rocchi
Fonte: LINyM
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.