Berta Cáceres: un anno di impunità, silenzi e mobilitazione sociale
Un clamore che non cessa
Un anno fa, la notte del 2 marzo, sicari facevano irruzione nella casa in cui viveva l’attivista sociale e dirigente indigena Berta Cáceres e aprivano fuoco assassinandola. L’unico testimone dell’omicidio, il sociologo e ambientalista Gustavo Castro, è sopravvissuto all’attentato. Dodici mesi dopo, il crimine resta coperto da uno spesso velo di impunità.
Víctor Fernández, coordinatore dell’area legale del Movimento ampio per la dignità e la giustizia, Madj, e avvocato della famiglia di Berta Cáceres, ha analizzato per La Rel “quest’anno senza Berta”.
-Oggi si compie un anno dall’omicidio di Berta. Qual è la sua analisi?
-È stato un anno durante il quale il governo honduregno ha confermato l’intenzione di volersi impadronire del paese. L’impatto che ha avuto il crimine contro Bertita non è comunque riuscito a rompere questa struttura di dominio e controllo.
Non c’è alcun dubbio che il crimine contro la nostra compagna sia stato pianificato da una struttura criminale che ha usato tattiche e tecniche militari. Purtroppo, tutte queste informazioni vengono mantenute sotto stretto riserbo.
Esiste un circolo impenetrabile che ci relega al margine delle indagini, e che si mostra totalmente indifferente alla pressioni degli organismi nazionali e internazionali. Non hanno nemmeno voluto prendere in considerazione l’idea di chiudere definitivamente un progetto idroelettrico macchiato di sangue come quello di “Agua Zarca”.
Tutto ciò evidenzia la complicità, la responsabilità e la partecipazione di una struttura di potere che controlla il Paese.
Non è stato comunque tutto negativo. Al potere brutale che criminalizza e persegue si sono contrapposte dimostrazioni di resistenza da parte del movimento sociale e popolare.
La convergenza ed articolazione di diversi attori e settori ci sta permettendo di mantenerci attivi. La mobilitazione di oggi (1/3) è un esempio del lavoro sostenuto negli ultimi tempi.
– Galleria di foto della mobilitazione del 1 marzo
– Galleria di foto della’accensione delle candele il 2 marzo
-Ci sono otto persone detenute per l’omicidio di Berta. Sia la famiglia che il Copinh[1] insistono nel sostenere che non sia sufficiente.
-Se il Pubblico ministero afferma che Berta Cáceres è stata assassinata a causa della sua lotta e del suo lavoro, e coloro che si trovano sotto processo non hanno nulla a che vedere con il circolo di potere politico ed economico contro cui Berta lottava, è evidente che qualcosa non va e che si devono cercare i mandanti del crimine.
Questa struttura prende decisioni, le fa eseguire e non risulta mai coinvolta in fatti criminosi contro perswone che, come Berta, lottano contro un modello economico che saccheggia beni comuni. Per questo motivo sarebbe ingenuo essere soddisfatti er gli arresti che sono stati effettuati.
Militari e Imprenditori macchiati di sangue
-Crede che le Forze Armate abbiano giocato un ruolo nell’omicidio di Berta?
-Ci sono indizi che lo fanno presupporre. Tra le persone arrestate c’è un tenente colonnello vincolato ai servizi segreti militari, con presenza in zone storicamente di conflitto come quella del Bajo Aguán. Altri che sono stati proposti a cariche di grande responsabilità come la Guardia d’onore presidenziale.
Questa è la ragione per cui crediamo che tutto questo silenzio e riserbo sulle indagini serva a evitare che siano resi pubblici i vincoli tra l’omicidio, i militari e i gruppi economici nazionali e internazionali.
-Perché l’hanno uccisa?
-Berta faceva parte di una delle poche organizzazioni che sfidano e si scontrano apertamente con il sistema e il modello economico imperante. Berta e il Copinh erano un cattivo esempio per la popolazione ed erano addirittura riusciti a scacciare dal territorio Lenca un mostro della costruzione come Sinohydro [2].
Il grande capitale ha voluto mettere a tacere entrambi. Volevano impedire che questa esperienza di lotta potesse riprodursi in altre zone del Paese.
-Secondo lei quali sono le responsabilità dell’impresa DESA [3]?
-È in prima fila insieme ai gruppi economici e alla struttura mediatica che per anni ha montato una feroce campagna contro Berta, una campagna che ha posto le basi per il suo assassinio.
-In che cosa si sente la mancanza di Berta e qual è il suo lascito?
-Berta e il Copinh sono la dimostrazione e l’esempio indiscutibile della militanza all’interno della lotta sociale in Honduras. Erano presenti in tutti gli spazi possibili. Quello che manca oggi è la sua leadership, la sua presenza. La sua assenza pesa in molte zone, spazi e attività.
-Continuerà a sostenere la famiglia di Berta?
-Sono un avvocato, ma prima di tutto sono un compagno di lotta. Crediamo che il lavoro che svolge il collettivo dell’area giuridica del Madj sia necessario per la lotta politica che si sta combattendo in questo Paese.
[1] Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell’Honduras (Copinh)
[2] Sinohydro, di capitale cinese, è una tra le più grandi imprese di ingegneria e costruzione a livello mondiale.
[3] Sviluppo Energetico S.P.A. (DESA), promotrice del progetto Agua Zarca
Traduzione: Giampaolo Rocchi
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