Michael Albert intervista Eva Golinger
Tratto da Znet del 17 febbraio 2015.
1. Come interpreta le motivazioni dell’opposizione in Venezuela e il loro supporto da parte degli Stati Uniti?
L’opposizione venezuelana è guidata da una élite, una classe di super ricchi che ha governato il paese per decenni e ha accumulato molta della propria ricchezza attraverso pratiche affaristiche corrotte, che ha distratto i profitti derivanti dal petrolio lasciando la maggior parte della popolazione in povertà e le infrastrutture del paese a brandelli. Quando Hugo Chavez venne eletto per la prima volta nel 1998, fu la fine di quattro decadi di potere delle élites, rappresentate da due partiti predominanti. Se Chavez si fosse inchinato agli interessi degli Stati Uniti, e all’élite affaristica del paese, oggi l’opposizione sarebbe molto differente. Ma lui non lo fece. Chavez portò avanti una profonda trasformazione al cuore delle istituzioni Venezuelane, ristrutturando l’industria petrolifera che era stata nazionalizzata nel 1976 ma continuava a funzionare come una industria privata, arricchendo i ricchi e impoverendo i poveri . Egli ha ridistribuito la ricchezza, ha creato diffusi ed efficaci programmi sociali ed ha sviluppato l’economia e incrementato gli investimenti nelle infrastrutture e nella produzione nazionale. Le sue politiche hanno ridotto la povertà di oltre il cinquanta per cento, hanno permesso di ricostruire la gran parte del paese, hanno posizionato il Venezuela sulla scena internazionale diversificando i partners commerciali stranieri, ed hanno permesso la nascita di una nuova, fiorente classe media. Ma tutto questo è stato fatto tagliando fuori molta della tradizionale classe dominante che aveva governato in linea con gli interessi degli Stati Uniti. Chavez ha anche incrementato le nazionalizzazioni, allo scopo di garantire che le risorse naturali essenziali e strategiche fossero nelle mani dello stato e non di coloro che potessero abusarne od usarle come una minaccia….
Egli ha stretto relazioni con i governi avversi agli Stati Uniti ed ha ispirato lo spostamento del continente verso sinistra, ed ha portato avanti la formazione di entità regionali quali ALBA, UNASUR e CELAC che escludono gli Stati Uniti. Quando le politiche di Chavez sullo scenario internazionale hanno per la prima volta influenzato il prezzo del petrolio, nel 2001 quando il Venezuela assunse la presidenza dell’OPEC, fu pianificato un colpo di stato nei suoi confronti, sostenuto da Washington ed eseguito dalla precedente élite del paese. Dopo che il colpo di stato fallì e Chavez indirizzò ulteriormente le proprie politiche verso il socialismo, l’opposizione si radicalizzò e si trincerò all’interno di un irrealistico desiderio di riprendere il potere e distruggere tutto ciò che era cambiato nel paese a partire dalla prima elezione di Chavez. L’opposizione insieme ai decisori politici Statunitensi hanno costantemente sottostimato l’importanza dei cambiamenti sociali, politici ed economici che hanno avuto luogo nel paese attraverso la Rivoluzione Bolivariana. Essi l’ hanno sempre considerata come populismo, e non hanno capito il fondamentale ruolo che milioni di Venezuelani hanno avuto in tali cambiamenti: era la loro rivoluzione, la loro terra, costruita da essi stessi, e non avrebbero lasciato che fosse distrutta dagli stessi gruppi che li avevano marginalizzati ed esclusi in precedenza.
Essenzialmente i motivi dell’opposizione in Venezuela, così come di Washington, oggi sono gli stessi. Essi vogliono ancora controllare le consistenti risorse petrolifere del Venezuela per il loro esclusivo profitto, essi vogliono ancora distruggere il progetto Bolivariano ed ogni segno di socialismo e giustizia sociale, e vogliono privatizzare il più possibile l’industria e le risorse del paese a loro esclusivo beneficio. La leadership dell’opposizione in Venezuela guarda al governo di Nicolas Maduro e a quello precedente di Hugo Chavez come illegittimi. Nonostante elezioni democratiche (tra le più trasparenti e a prova di frode nel mondo a partire dal 2004, quando il Venezuela ha applicato un nuovo sistema elettorale), controlli e raffronti, l’opposizione rifiuta di riconoscere l’autorità del governo. Le loro azioni continuano ad andare oltre i limiti costituzionali, e loro si credono giustificati. Per questa opposizione, e per i loro sostenitori di Washington, qualsiasi cosa essi possano fare per estromettere Maduro dal potere e distruggere la Rivoluzione Bolivariana, è oggetto di discussione. Il gioco finale, e il motivo principe, sono il petrolio e il potere. Controllando il Venezuela, essi possono controllare l’America Latina. Come disse una volta Henry Kissinger: se Washington non controlla l’America Latina, come può controllare il mondo?
2. Questo non è il primo tentativo di colpo di stato in Venezuela. Quali sono le somiglianze e le differenze col passato, principalmente per quanto riguarda i metodi? Che cosa prevede per il futuro?
Una delle componenti più consistenti della destabilizzazione in corso in Venezuela è stata e continua ad essere il finanziamento multimilionario in dollari di Organizzazioni Non Governative (NGOs) e di partiti politici anti-governativi da parte di agenzie Statunitensi quali USAID e National Endowment for Democracy (NED). Durante il colpo di stato dell’aprile 2002 contro Chavez, la NED ebbe un ruolo chiave nel finanziare tutti i gruppi della “società civile” coinvolti: i partiti politici, le NGO, le federazioni di lavoratori corrotte, la Camera di Commercio, e persino organi di stampa privati. A seguito del fallimento di quel colpo di stato, USAID apparve sulla scena con un “Ufficio per le Iniziative di Transizione” (OTI) e negli anni seguenti vi incanalò oltre 50 milioni di dollari per aiutare l’opposizione a mantenersi viva. I finanziamenti di USAID andarono nella direzione di creare centinaia di piccole NGOs che alimentano il conflitto nel paese e sono servite come facciata per far transitare dollari destinati ad iniziative anti-governative. Questi finanziamenti sono continuati fino ad oggi, nonostante siano proibiti in Venezuela. Proprio come negli Stati Uniti, per le organizzazioni impegnate in attività politiche è illegale ricevere finanziamenti da governi stranieri. Tuttavia gli Stati Uniti continuano a violare questa legge in Venezuela, e lo stesso fanno le entità che ricevono tali finanziamenti. Proprio quest’anno il presidente Obama ha autorizzato un fondo speciale di 5.5 milioni di dollari per finanziare gruppi anti-governativi in Venezuela attraverso il Dipartimento di Stato. Questo in aggiunta ai finanziamenti diretti a questi gruppi da parte di USAID, NED e altre agenzie Statunitensi.
Altre impressionanti somiglianze tra questi tentativi di colpo di stato includono il ruolo svolto dai media nel discreditare a livello internazionale il governo Venezuelano, giustificando in questo modo ogni azione intrapresa contro di esso. Abbiamo assistito ad una campagna coordinata sui maggiori media statunitensi ed internazionali proclamare e discutere della caduta del governo Maduro, distorcendo la realtà del paese e presentando il Venezuela come uno stato fallito. Questo tipo di dura campagna mediatica va ben al di là della normale e legittima critica. Le fonti citate sul Venezuela sono sempre voci appartenenti all’opposizione, presentate come neutrali e credibili; mentre si omettono sempre i fatti importanti che mettono in buona luce il governo.
Gli imprenditori e le imprese private del Venezuela stanno ancora una volta spingendo in direzione di un colpo di stato, come fecero nel 2002, e stanno usando il loro potere per restringere l’accesso pubblico ai beni di consumo, imponendo scarsità di merci e aumento dei prezzi, e panico diffuso nella popolazione. Il governo sta adottando esplicite misure tese a risolvere tali problemi e opera a livello commerciale, ma questa è una strategia molto efficace che colpisce dove fa più male: lo stomaco.
Infine, l’altro fattore rilevante nel tentativo corrente è stato il ruolo delle forze militari dissidenti che hanno tradito il loro giuramento di difendere la nazione e hanno capitolato agli interessi stranieri. Il caso del capitano Leasmy Salazar, ex guardia presidenziale e confidente di Chavez che sta ora collaborando con le agenzie di intelligence Statunitensi, ne è un esempio. Nel recente tentativo di colpo di stato contro il Presidente Maduro, almeno dieci ufficiali dell’aviazione militare sono stati arrestati per aver pianificato l’attuazione del colpo di stato. Sono emerse prove che indicano legami con ufficiali Statunitensi ed esponenti dell’opposizione.
3. Come pensa che i Venezuelani reagiranno per cercare di prevenire gli intrighi Statunitensi e quelli delle élites Venezuelane? Ci sono cose che lei pensa dovrebbero fare ma che almeno fino ad ora non hanno fatto? Teme che una svolta repressiva possa compromettere o addirittura distruggere i progetti Bolivariani, anche se tenesse a bada l’opposizione?
I Venezuelani generalmente credono nella pubblica denuncia come il modo più efficace di impedire questo tipo di azioni destabilizzanti, ma spesso questo non è sufficiente. E’ essenziale che coloro che sono coinvolti in gravi tentativi di rovesciamento violento di un governo democraticamente eletto siano assicurati alla giustizia. Ci sono già chiari segni che il governo Maduro si assicurerà che i responsabili vengano giudicati. Oltre il coinvolgimento dei Venezuelani, il ruolo degli interessi e delle agenzie Statunitensi, e di altri attori stranieri, è stato una costante in queste azioni antidemocratiche. Il Venezuela ha ricevuto il pieno sostegno di tutte le nazioni Latino Americane a fronte di queste recenti minacce, e tutte le 33 nazioni appartenenti all’ America Latina e ai Caraibi hanno condannato e respinto le sanzioni unilaterali che l’amministrazione Obama ha imposto contro il governo Venezuelano. Questo tipo di risoluto e solido sostegno da parte di una America Latina unita è essenziale per mostrare a Washington che la regione non tollererà più a lungo le sue tattiche da bullo.
Io non prevedo che il governo Maduro adotterà forme di azione repressiva che siano al di fuori della legge contro i gruppi anti-governativi. Prima dell’elezione di Chavez il Venezuela ha vissuto un periodo di brutale repressione che è durato decenni. I diritti costituzionali furono sospesi continuativamente, furono imposti coprifuochi a livello nazionale, i giovani erano sottoposti a coscrizione militare, e le autorità ricorsero alla forza letale per reprimere le dimostrazioni. Tutto ciò è scomparso con Chavez, che rifiutò di usare la repressione persino durante il colpo di stato del 2002 e i successivi tentativi di rovesciare il suo governo. Il governo Maduro continua con questa stessa politica. Il solo cambiamento recente riguarda un decreto del Ministro della Difesa che consente alle forze militari di fare uso di forza letale in caso di rivolte violente. Ma questo decreto è molto chiaro sul fatto che nessuna forza letale e nemmeno armi debbano essere usati durante dimostrazioni pacifiche.
L’unico ambito in cui credo che il governo Venezuelano sia stato troppo indulgente è quello riguardante il finanziamento straniero ad attività anti-governative. E’ illegale per la legge in Venezuela, ma raramente perseguito. Lo stato deve intraprendere tutti i passi necessari per mettere fine a questo tipo di pericoloso finanziamento che sta alimentando il conflitto in Venezuela e sta mantenendo in vita una opposizione altrimenti defunta. Tra l’altro questi fondi provengono dai dollari versati dai contribuenti Statunitensi, e sarebbe bello trattenere quel denaro negli Stati Uniti e investirlo in programmi sociali, invece di cercare di scalzare democrazie legittimamente elette in paesi ricchi di petrolio.
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