Intervista con il diputato Earle Herrera
Caracas, 28 ottobre (ALBA TV) -. Domenica scorsa, 23 ottobre, é stata convocata una sessione straordinaria della Asamblea Nacional [il parlamento venezuelano] nel Palazzo Federale Legislativo della Repubblica Bolivariana del Venezuela. La agenda della sessione includeva diversi punti, tutti legati all’obiettivo centrale e fisso che l’opposizione alla rivoluzione bolivariana si é posta sin dall’anno 1998: non riconoscere il governo nazionale come legittimo. A partire dallo scorso gennaio, quando inauguró la legislatura come maggioranza parlamentaria, l’opposizione sta utilizzando ora nuove strategie il cui fine é la destituzione del presidente costituzionale della Repubblica Bolivariana del Venezuela, Nicolás Maduro Moros.
Indetta questa sessione straordinaria, si é venuta a creare una convocazione spontanea di diversi settori della popolazione venezuelana in difesa della Costituzione Nazionale e in rifiuto alle azioni intraprese dal Potere Legislativo per generare condizioni di rottura dell’ordine costituzionale nel Paese. Il parlamento nonostante ció ha approvato un accordo in cui non riconosce le procedure e competenze stabilite dalla Costituzione riguardanti il normale esercizio della vita istituzionale del Paese e le competenze di ognuno dei poteri pubblici che la garantizzano.
In questo contesto, sono sorti diversi interrogativi sullo scenario informativo e politico, nazionale e internazionale, rispetto alla vera portata legale e alle conseguenze dei punti dell’accordo sulla scena nazionale: é in atto un colpo di Stato in Venezuela? Qual é la portata dell’accordo di domenica scorsa? Quali sono le conseguenze di queste azioni rispetto alle iniziative di dialogo nazionale?
Queste ed altre domande si sono fatte strada nell’opinione pubblica e in questo contesto Alba TV ha avuto l’opportunitá di conversare con il Diputato del parlamento, membro dell’assemblea costituente, docente e giornalista Earle Herrera, con il fine di contribuire alla comprensione dei fatti.
ALBA TV (ATV): Si specula molto sulla portata reale dell’accordo che il parlamento ha approvato domenica scorsa, perció le chiediamo: ¿qual é la sua validitá legale? Dal punto di vista costituzionale, é corretta la destituzione del presidente Nicolás Maduro?
EARLE HERRERA (E.H.): il parlamento della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha convocato una sessione straordinaria che, tra i suoi punti, includeva analizzare la situazione costituzionale della Presidenza della Repubblica, materia che non é di sua competenza in quanto qualsiasi dubbio dal punto di vista costituzionale é prerogativa della Sala Costituzionale, scusate il gioco di parole, del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ). Inoltre, la sessione era stata indetta anche per dare inizio a ció che l’opposizione ha definito come un processo político al Presidente Maduro; oltre che per designare nuovi rettori del Consiglio Nazionale Elettorale (CNE, il Potere Elettorale) e nuovi magistrati del Tribunale Supremo di Giustizia (TSJ, Potere Giudiziario). Ció che sta facendo il parlamento oggi, é stato messo in atto nell’anno 2002, quando ci fu un colpo di Stato e fu approvato un documento denominato il “Decreto Carmona”. In esso si dichiaravano dissolti i poteri dello Stato, veniva destituito il Presidente e non si riconosceva la Costituzione come legittima. Quello attuale é un colpo di stato parlamentario, allo stile di Honduras, Brasile o Paraguay.
La differenza é che il Parlamento non puó né sulla forza popolare, né sulla forza militare, né sugli altri poteri pubblici, per poter raggiungere il proprio proposito, o meglio sproposito, come é stato approvato in questa sessione domenicale. Quindi adesso fra le mani questo documento e non sanno che farsene. Ci sono contraddizioni interne fra gli stessi partiti e gruppi che partecipano nella denominata Unitá Democratica (Mesa de la Unidad Democrática – MUD).
Noi, il Presidente della Repubblica, il Partito Socialista Unito del Venezuela (PSUV), li abbiamo convocati a dialogare in continue occasioni. Loro si sono rifiutati, perché pensano di poter emulare ció che é stato fatto in altri paesi del Sudamerica.
Sin dal momento in cui si inauguró l’attuale legislatura del parlamento, il 5 gennaio di quest’anno, il presidente del parlamento assicuró che in sei mesi avrebbe tolto di scena il Presidente Maduro. Questa é stata l’offerta che ha fatto ai suoi seguaci.
Ebbene, sei mesi sono ormai passati, ad essere precisi il giorno dell’Indipendenza (del Venezuela), il 5 luglio, ed il Presidente Nicolás Maduro é ancora a Miraflores [la sede dell’Esecutivo]. L’opposizione si é impuntata, ed hanno annunciato al Paese varie opzioni che chiamano “costituzionali e democratiche”. Queste opzioni sono state:
- le dimissioni del Presidente. Le dimissioni sono un atto volontario: Nicolás Maduro non ha mai proposto né se lo é mai proposto, di dare le dimissioni.
- Una figura che loro chiamano “l’abbandono del ruolo”. Il Presidente Nicolás Maduro é presente tutti i giorni a Miraflores, o si trova in qualsiasi altra parte del paese svolgendo il suo ruolo, e quand’é all’estero é perché sta rappresentado il Venezuela in qualitá di Presidente Costituzionale. Quindi, questa dell’”abbandono del ruolo” é una figura, come diciamo in Venezuela, presa per i capelli.
- Hanno tentato anche, in mezzo a queste opzioni, di approvare un emendamiento costituzionale, e ne hanno presentato la proposta al Parlamento. Solo che un emendamento per ridurre il mandato di un capo dello Stato non puó essere retroattivo. Questo é un principio universale delle leggi. Di modo che non é applicabile al Presidente Nicolás Maduro.
- Un’altra opzione, che in realtá é quella che avrebbero dovuto attivare sin dal principio, é quella del referendum revocatorio. Una figura che il movimento chavista, il movimento bolivariano, ha introdotto nella Costituzione del 1999, con l’assamblea costituente. Peró l’opposizione ha attivato il processo del referendum cinque mesi dopo [l’inaugurazione della legislatura], e non si puó realizzare quest’anno perché le norme che lo reggono stabiliscono tempi precisi per poter attivare un processo referendario: l’opposizione realmente non ha il tempo necessario per raccogliere le firme né per legalizzare una organizzazione come la MUD (visto che i partiti, non avendo partecipato alle elezioni, si trovano oltre il margine della legalitá): devono legalizzarsi ed in seguito raccogliere la firma del 20% della popolazione votante per poter richiede l’attivazione del referendum. Tutto ció prevede dei limiti di tempo stabiliti, che in realtá vanno ben oltre ció che rimane dell’anno e perció dovrá essere realizzato nel 2017.
La Costituzione stabilisce che se si revoca il mandato del Presidente prima (di raggiungere) la metá del suo periodo di governo, chi si fa carico della Presidenza del Paese é il presidente del parlamento, che nello spazio di trenta giorni convocherebbe le elezioni generali. Peró, se é stata oltrepassata la metá del periodo di governo, chi assume l’incarico della Presidenza é il Vicepresidente della Repubblica, che porterebbe a termine il mandato.Quindi l’anno prossimo, se l’opposizione attiva il referendum (visto che possono farlo) ad assumere la Presidenza sarebbe il Vicepresidente della Repubblica, che attualmente é Aristóbulo Istúriz ma che in quel momento potrebbe anche essere un altro, e portare a termine il mandato del Presidente Nicolás Maduro, nel caso in cui fosse revocato.
Affinché il Presidente sia revocato, deve votare contro di lui una quantitá di venezuolane e venezuolani che superi il numero di voti con il quale fue eletto nel 2013. In altre parole, piú di sette milioni e mezzo di venezuelani dovrebbero andare a votare a favore della revoca di Nicolás Maduro, nel referendum. Quindi loro [l’opposizione] vogliono saltare tutti i passi stabiliti per legge e per questo cercano di accellerare il processo […] in una sessione che tra l’altro é spuria, inefficace e nulla.
Digo questo in base al fatto che il parlamento ha incorporato tre diputati la cui nomina é stata annullata dal TSJ a causa di gravi irregolaritá elettorali commesse nello stato dell’Amazonas. Questi tre diputati, di conseguenza, sono stati interdetti e non devono far parte in questo momento del parlamento. Peró il parlamento li ha incorporati, violando la sentenza del TSJ, e fanno loro prendere parte alle votazioni. In base a ció, il TSJ ha emesso una sentenza che stabilisce che finché quei diputati rimangano nel parlamento, quest’ultimo sta violando la legge e perció tutti gli atti di votazione ai quali prendano parte sono inattuabili. Per questo motivo, non solo a causa delle irregolaritá giuridiche di cui é pieno l’accordo di domenica scorsa, ma anche perché il parlamento sta violando una sentenza, questo accordo che é stato approvato per aprire un processo politico contro il Presidente della Repubblica é anch’esso inattuabile.
ATV: uno degli argomenti che la destra ha cercato di far emergere a livello internazionale, é stato il tema secondo il quale esisterebbe uno sbilanciamento di potere, una mancanza di autonomía fra i poteri dello Stato. Lei spiegava la situazione in cui si trova il parlamento. Le chiediamo allora: c’é una rottura dell’ordine costituzionale in Venezuela? Esiste o no una divisione fra i poteri?
E.H.: Abbiamo visto, proprio domenica scorsa, che certi quotidiani hanno pubblicato in prima pagina il titolo “Dittatura”; e l’opposizione in quella sessione mostrava striscioni con su scritto “dittatura”. Nonostante ció,la sessione straordinaria é stata realizzata , quei quotidiani circolano liberamente, scrivono di tutto sul governo o sullo stesso Presidente Maduro, e non succede loro niente.
Nella Costituzione del 1999, a differenza di altri paesi dove solo esistono i tre poteri classici (il Potere Esecutivo, il Potere Legislativo ed il Potere Giudiziario), in questa costituzione vennero incorporati, dall’Assemblea Costituente altri due poteri, che giá erano stati suggeriti da Simón Bolívar, il Libertador, nell’anno 1819 durante il Congresso di Angostura. Si tratta del Potere Morale e del Potere Elettorale, presente quest’ultimo anche nella fondazione della Repubblica Boliviana.
Questi cinque poteri hanno la stessa gerarchía: non esiste un potere che valga piú di un altro. Ebbene, il capo dello Stato é il Presidente della Repubblica: capo dello Stato e capo del governo, in Venezuela, visto che abbiamo un regime presidenziale, é il Presidente della Repubblica. Nonostante ció, gli altri poteri hanno ciascuno delle prerogative molto specifiche e nessuno di loro puó annullarne un altro (o non riconoscerlo come legittimo). Perció il parlamento non puó destituire i magistrati del TSJ perché starebbe “pagando e dandosi il resto” in ambito giudiziario, usurpando funzioni che non sono di sua competenza perché formano parte delle prerogative degli altri poteri.
ATV: Lunedí 24 si annunciava l’inizio del dialogo tra il Governo nazionale e l’opposizione, con l’accompagnamento dell’UNASUR e del Vaticano. Che aspettative ha lei, come diputato del PSUV, di fronte a questo dialogo con una destra che ha un curriculum destabilizzante, golpista, di incitazione alla violenza?
E.H.: Ho buone aspettative, perché il dialogo non si porta avanti con dei monaci francescani, il dialogo si porta avanti proprio con quei settori che menzionate ed é per questo che il dialogo é difficile.
Si tratta di settori violenti, sono settori che hanno dato un colpo di Stato nel 2002, che hanno paralizzato l’industria petrolifera venezuelana per due mesi portando la produzione del petrolio da 3 milioni 500 mila barrili al giorno, a 20 mila barrili al giorno, per distruggere l’economia del paese. Nel 2014 fecero esplodere quello che qui si chiama la “Guarimba”, che consiste nel bloccare strade, incendiare barricate, isolare interi quartieri. La risorsa della violenza é sempre stata nelle loro mani. Nel 2013, provocarono 11 morti quando non riconobbero l’elezione del presidente Nicolás Maduro, e nel 2014 provocarono 43 morti e migliaia di feriti; nel sabotaggio petrolifero le perdite si calcola siano state di 15 mila milioni di dollari. Durante la Guarimba, con gli incendi nei quartieri si calcola che i danni abbiano raggiunto i 10 mila milioni di dollari e ció spiega, almeno in parte, la situazione economica che sta vivendo oggi il Venezuela. É con questi settori che dobbiamo stabilire il dialogo.
Il Vaticano, il papa Francesco, ha giá mandato qui in Venezuela il suo rappresentante e sta invitando a riunirsi a fine ottobre sull’isola Margarita. Loro inizialmente hanno detto che sarebbero andati, ed adesso dicono di no. Perché vi sono, all’interno dell’opposizione, dei settori violenti, settori radicali, che si impongono di fronte ai settori equilibrati, democratici, che sanno che qui il dialogo é l’unico modo per uscire da questa situazione di crisi. Loro [i settori radicali] hanno giá cercato di eliminare la Rivoluzione Bolivariana con tutti i metodi violenti possibili e immaginabili, ma non ci sono riusciti perché la popolazione é disposta a difendere questo proceso di fronte alle situazioni piú difficili in cui possa trovarsi il Paese.
Viene data loro un’eccellente opportunitá, quando il Vaticano tende loro la mano. Ma qui i media privati minacciano i settori piú moderati, perché i mezzi di comunicazione, o meglio i padroni dei mezzi di comunicazione, vogliono far tabula rasa e far sparire il chavismo dalla faccia della terra, cosa che é un’impresa impossibile. Impossibile perché é parte di un sentimento nazionale, perché é una forza reale, storica, tellurica. É come eliminare il peronismo, come cercarono di eliminare il peronismo in Argentina: migliaia di morti, migliaia di desaparecidos, ma il peronismo é ancora lí. Cercare di eliminare una corrente storica é una pazzia.
Nonostante ció, i propietari dei media si pongono questo obiettivo, insieme a settori stranieri come il Comando Sur degli Stati Uniti, che si pronuncia con frequenza contro il Venezuela. Come anche il signor Alvaro Uribe [ex presidente della Colombia], con l’aiuto delle forze paramilitari colombiane che si sono introdotte nel nostro Paese. Qui sono stati catturati paramilitari colombiani nei dintorni della capitale, qui a Caracas. Ed ora, il signor Almagro, segretario della OSA (Organizzazione degli Stati Americani). Il signor Almagro dovrebbe essere un portavoce della mediazione, un portavoce che cerca la riconciliazione e la pace. Il signor Almagro é il primo istigatore della violenza e del fatto che non si stabilisca un dialogo per cercare soluzioni ai problemi del nostro Paese. Il Presidente [della Bolivia] Evo Morales l’ha appena definito come un mercante di sovranitá. Il signor Almagro sta vendendo la sovranitá dei paesi alla potenza egemonica d’America e del mondo.
Questo é il cammino che dobbiamo percorrere, ma é l’unico cammino.
ATV: Stanno cercando di mettere in gioco la sovranitá del Paese, la continuitá della Rivoluzione Bolivariana, ma a livello regionale, dal suo punto di vista, cosa significa il Venezuela per la continuitá dei processi di liberazione dell’America Latina? Cosa significa la continuitá della Rivoluzione, non solo per le venezuolane ed i venezuolani, ma anche per il continente?
E.H.: Il Venezuela ha nel proprio sottosuolo la riserva petrolifera piú grande del mondo, in tempi di crisi del petrolio e con la prospettiva per cui certamente ci stiamo avvicinando alla fine dell’era petrolifera. Oltre a trovarsi in questa situazione, il Venezuela, sin da quando é arrivata la rivoluzione Bolivariana con il Presidente Chávez, ha dato impulso ai movimenti integrazionisti dell’America Latina. Con il presidente Chávez, l’América Latina per la prima volta ha avuto voce propria, si sono fatti passi concreti verso l’integrazione. Non si é trattato solo di riunioni, discorsi, retorica. É stata creata Petrocaribe, che é un’impresa petrolifera integrata dal Venezuela e dai paesi dei Caraibi che non producono idrocarburo. É stata creata l’Unione delle Nazioni Sudamericane (UNASUR), che, a differenza della OSA – che é stata anche chiamata, da un ministro degli esteri cubano, come “ministero delle colonie”- ha avuto per la prima volta una voce propria di fronte alla potenza egemonica. Il Venezuela attualmente ricopre la presidenza del Movimento dei Paesi Non Allineati (MNOAL). Il Venezuela ha giocato un ruolo in prima línea nella creazione della Comunitá degli Stati Latinoamericani e Caraibici (CELAC). Dunque, in tutto questo processo di integrazione il Venezuela é stata l’avanguardia; e l’avanguardia va eliminata. Il serpente si uccide colpendolo alla testa.
Non che sia l’unica testa, perché lo é stata anche l’Argentina, il Brasile di Lula, la Bolivia di Evo Morales, il Nicaragua di Daniel Ortega. Ma, senza dubbio, con il Presidente Chávez il Venezuela si é messo a capo dei processi integrazionisti della Grande Patria e questo ha preoccupato gli Stati Uniti, che adesso dicono che é affare loro e, come ha detto il signor Donald Trump, “si sono dimenticanti del loro cortile di casa”. Vogliono tornare.
Aristóbulo Istúriz, il Vicepresidente del Venezuela, diceva che si sta mettendo in atto un processo di recolonizzazione. Loro non vogliono venire qui per aiutare con lo sviluppo, affinché i paesi dell’America Latina possano competere sui mercati mondiali, no no no. Vogliono ricolonizzare ció che da molto tempo chiamano “il loro cortile di casa”.
ATV: Lei, domenica scorsa, quando é intervenuto in Parlamento, ha mostrado alla fine del suo diritto di parola, una maglietta con l’emblema degli occhi di Chávez. É stata un’azione simbolica: la destra si é spaventata, ha reagito, perché sembra che Chávez faccia loro paura. Ed é stato simbolico anche per il chavismo, per alzare il morale, emozionare, e ricordare ancora una volta che Chávez c’é ancora, che era lí nel parlamento con voi. Le chiediamo ora, per terminare quest’intervista: quale sarebbe il messaggio per la popolazione che oggi riceve il Presidente Maduro [di ritorno dalle riunioni con i paesi dell’OPEP] nel mezzo di una manifestazione popolare? Mentre in parlamento continua la cospirazione, qual é il messaggio per la popolazione chavista, che oggi forma i CLAP e le Comuni, e che é vittima della guerra economica?
E.H.: Nell’intervento che ho fatto domenica scorsa in parlamento, quando mi sono slacciato la camicia e ho mostrato [la maglietta con] gli occhi di Chávez, ho fatto appello a una risorsa simbolica, di fronte a un parlamento che lí dispone di tutti i media a suo favore, e che non sempre mettono a fuoco quando un diputato chavista sta parlando, o riprendono dalle peggiori angolazioni. Un parlamento che aveva lí presenti i propri tifosi: mentre la popolazione chavista era fuori e non la facevano entrare, alla popolazione dell’opposizione l’avevano fatta entrare per poterci intimidare quando stavamo parlando. In questi casi bisogna rispondere con le risorse dell’immaginazione, qui con una risorsa simbolica. Mostrare gli occhi di Chávez aiutó davvero ad alzare gli animi della popolazione che era lí fuori e so che oggi la popolazione che va a ricevere il Presidente Nicolás Maduro é guidata proprio da quello sguardo del Comandante eterno della Rivoluzione, il Comandante Hugo Chávez. Ed é per questo che ho citato il suo ultimo proclama, quello in cui dice: “Non mancheranno coloro che in situzioni difficili cercheranno di portarci via la patria. Non ce la faranno.”
Il Presidente Chávez é stato un visionario, per non parlare di profezie e che poi dicano che siamo superstiziosi. É stato un visionario e ha predetto ció che sarebbe successo in situazioni difficili, come quella che sta passando oggi il Paese.
Per questo gli occhi di Chávez, che ho mostrato con la maglietta, illuminano il cammino.
Fonte: ALBA TV (spagnolo)
Traduzione Ilaria Arienta
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