I risultati dello “sviluppo” e una distribuzione per nulla equa
Granada è senza dubbio una delle maggiori attrazioni turistiche del Nicaragua. Situata sulle rive del lago Cocibolca a soli 45 km al sudest della capitale, questa città coloniale attrae ogni anno quasi un milione di visitatori e si calcola che tra il 70 e l’80% delle persone che visitano il Nicaragua passano da Granada. Questo è anche il riflesso della forte crescita che il turismo ha avuto in questo paese centroamericano durante gli ultimi dieci anni.
D’accordo con il più recente rapporto dell’Istituto Nicaraguense del Turismo (INTUR) quasi 1,5 milioni di visitatori sono arrivati in Nicaragua l’anno scorso (2015) e questo rappresenta una crescita del 4,3% in confronto all’anno precedente. Il soggiorno medio è stato di 8,7 giorni e sono state 44 le navi da crociera arrivate nel paese con quasi 47 mila escursionisti sbarcati. L’attività turistica ha generato 528 milioni di dollari, con una crescita del 18,7% e questo ha rappresentato il 21% del totale delle esportazioni, collocandosi come il prodotto che più porta soldi al paese.
Per dimensionare l’importanza che ha Granada nella regione che porta il medesimo nome in questo contesto di sviluppo dell’industria turistica nicaraguense, è necessario analizzare con molta attenzione i dati che l’Intur dichiara nella sua relazione. I centri turistici che questo ente governativo amministra, hanno ricevuto l’anno scorso più di 2,3 milioni di visitatori tra nazionali e internazionali, con un tasso di crescita del 18,8%. Granada ha inciso per il 53,5% su questo risultato.
Il Nicaragua dispone di 1.057 esercizi alberghieri ed extralaberghieri, il 52% dei quali sono situati nei dipartimenti di Managua, Rivas, Granada e Leon. Oltre ad essere la seconda regione con maggior offerta turistica di alloggio (12,3% a livello nazionale), Granada ha sperimentato negli ultimi 4 anni una crescita del 59% per ciò che riguarda le camere e del 76% per gli esercizi. Una crescita senza precedenti che sicuramente manterrà questi livelli di crescita durante l’anno in corso.
Granada sconosciuta
Granada è cambiata molto negli ultimi venti anni, però chi in realtà si sta approfittando di questo boom? “Negli anni 80 e 90 Granada viveva di agricoltura e di piccola industria, attività che stanno scomparendo per le politiche neoliberiste implementate dai governi di turno. Questo “vuoto” è stato riempito in modo graduale da una incipiente industria turistica che cercava nuove destinazioni esotiche” ha detto ad Alba Sud Ángel Ávalo, segretario generale del sindacato dei lavoratori degli hotel, ristoranti e similari del dipartimento di Granada (Sithresgra).
E’ a partire dal nuovo secolo che l’industria turistica affonda il piede sull’acceleratore. “Arrivavano quantità di stranieri attratti dai bassi prezzi degli immobili e per la presenza di autorità locali compiacenti con una dinamica accaparratrice e rivolta all’estero. In poco tempo si sono impadroniti di tutto il centro storico e della parte coloniale della città. Fino a creare società con i granadinos arricchiti che hanno ceduto loro le case e si sono messi in affari. I prezzi dei terreni e delle case sono iniziati ad aumentare in modo significativo in tutta la città, e le famiglie meno abbienti che avevano venduto le loro proprietà furono gradualmente espulse verso i quartieri marginali della città” ha ricordato Ávalo.
Però questo fu solo l’inizio. “Ciò che abbiamo sofferto non è stata solamente un’invasione che comportò la perdita di costumi e tradizioni, ma anche e soprattutto una vera e propria denaturalizzazione del patrimonio originale. Sono nate catene di bar e ristoranti che hanno iniziato a crescere e hanno alterato drasticamente l’aspetto e l’architettura originaria. E’ vero che la città pare più bella e attrae grandi quantità di turisti, però il costo sociale è stato molto alto”, ha spiegato il dirigente sindacale.
Costi sociali
Uno dei costi sociali più elevati è l’aumento della prostituzione, in particolare quella infantile, e il consumo di sostanze stupefacenti. Ávalo ha detto che esiste una connivenza tra i alcuni settori dei proprietari di hotel e lo sfruttamento sessuale commerciale. “Per non essere arrestate dalle autorità di polizia e del governo, le minori di età stanno uscendo dopo le 23 o dopo mezzanotte e vanno a bussare alla porta degli hotel, degli ostelli e delle pensioni in cerca di stranieri. Per poter entrare offrono parte del loro guadagno. A volte sono gli stessi proprietari che le mandano a chiamare quando il cliente chiede “compagnia” o che le assumono come cameriere per poi avviarle alla prostituzione. Gli stranieri pensionati sono quelli che maggiormente cercano bambine minori di età” ha raccontato ad Alba Sud.
Lo sfruttamento sul lavoro è un altro dei tanti “effetti collaterali” dell’espansione turistica. “La maggioranza dei lavoratori e delle lavoratrici sono precari, non guadagnano nemmeno il salario minimo e non hanno diritto agli elementi essenziali del rapporto di lavoro. Ci sono molti casi in cui il salario dipende esclusivamente dalle mance che ricevono dai clienti durante le lunghe giornate di lavoro”, ha aggiunto Ávalo.
Ha anche raccontato che ci sono proprietari di hotel a quattro o cinque stelle o ristoranti di lusso che, per pagare il salario minimo che corrisponde a una categoria inferiore – in questo caso la micro, piccola e media azienda turistica – dichiarano una quantità minima di impiegati con contratti a tempo indeterminato.
Non deve sorprendere, quindi, che organizzarsi sindacalmente nel settore del turismo continua a essere un sogno difficilmente realizzabile. “Di nascosto per non subire ritorsioni siamo riusciti, a fatica, a costituire questo sindacato che opera a livello regionale, però per il momento siamo riusciti a sindacalizzare solamente uno scarso 5% della totalità dei lavoratori e lavoratrici del settore. I principali problemi sono la continua rotazione del personale, la precarietà del lavoro e, soprattutto, la paura di subire le rappresaglie dei datori di lavoro e di essere licenziate” ha continuato il segretario generale del Sithresgra.
Come il caso dei tre lavoratori che lavoravano in un ristorante sul lungolago di Granada e che si erano avvicinati al sindacato per saperne di più sui diritti del lavoro. “La loro situazione era di totale sfruttamento. Lavoravano fino alle 3 o le 4 del mattino e prendevano tra i 40 e i 50 dollari al mese. Quando il proprietario se ne accorse li licenziò in tronco. Adesso li stiamo assistendo e porteremo il loro caso ai tribunali” ha detto Ávalo.
Altro caso emblematico è quello delle carrozzelle coi cavalli, una delle attrazioni di Granada. Fino a un anno fa erano i loro proprietari a condurle, però l’aumento continuo delle tasse derivato dall’espansione turistica li ha praticamente obbligati a vendere a investitori stranieri. Ora gli antichi proprietari si sono convertiti in dipendenti.
La cantilena del turismo e lo sviluppo
In tutto il Centroamerica, e il Nicaragua non è un’eccezione, i governi presentano il settore turismo come la punta di lancia per la creazione di lavoro, l’entrata di valuta estera, la creazione di benefici per le comunità che ne sono coinvolte. Oramai si è convertita in una cantilena. Purtroppo sono molto pochi i casi in cui le autorità nazionali si preoccupano di verificare di che tipo di lavoro si tratta, di quali benefici stiamo parlando e dove finisce tutto questo denaro.
“E’ vero che il turismo porta investimenti e posti di lavoro, però affinché questo funzioni bisogna sempre tenere presente la parte sociale. Bisogna promuovere con forza un’alleanza tripartita che promuova il rispetto delle leggi e del patrimonio storico, culturale e tradizionale. Allo stesso tempo, bisogna prendere molto sul serio e agire con decisione per eradicare la prostituzione e il consumo di sostanze tossiche. Fino ad ora la risposta delle autorità è stata molto debole”, ha concluso Ávalo.
Fonte: Alba Sud
di Giorgio Trucchi / Alba Sud
Traduzione: Sara Elter
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