Migliaia di cittadini cubani bloccati sul confine delle due nazioni centroamericane
Managua, 18 novembre (LINyM) -. Ai conflitti di frontiera esplosi negli ultimi anni, prima per il dragaggio del fiume San Juan -che delimita il confine dei due Stati-, poi per il riconoscimento della sovranitá sulla piccola isola fluviale di Habour Head, si aggiunge ora un nuovo elemento di tensione che mette a dura prova le relazioni diplomatiche tra le due nazioni centroamericane.
Da alcuni giorni, infatti, circa duemila cittadini cubani, la maggior parte dei quali senza documenti, si sono assiepati alla frontiera terrestre nicaraguense di Peñas Blancas e chiedono di poter entrare in Nicaragua per proseguire la loro marcia verso gli Stati Uniti.
Difficile capire come ci siano arrivati in Costa Rica. Secondo vari fonti, scartata oramai l’ipotesi “gommoni” per percorrere le poche decine di miglia nautiche che separano Cuba dalla Florida e considerando la freddezza nordamericana nei confronti di nuovi arrivi in questa fase di aperture diplomatiche tra i due Paesi, la “via fuga” sembra sia diventata quella terrestre.
L’arrivo in Ecuador -che non chiede il visto ai cubani-, la risalita verso il nord tramite reti criminali dedite al traffico di migranti attraversando i territori di Colombia e Panama e infine l’arrivo al confine costaricano.
Secondo la ricostruzione fatta da fonti locali, il governo del Costa Rica avrebbe quindi deciso di allentare la pressione che si era creata sul confine con Panama, permettendo l’entrata ai cittadini cubani, dando loro un salvacondotto e trasportandoli in autobus fino alla frontiera con il Nicaragua.
Un fatto di per sè già molto strano per il Costa Rica, da sempre molto attento ai temi migratori, tanto da essere l’unico Paese appartenente al Sistema d’integrazione centroamericano, Sica, a non avere firmato l’accordo sulla libera circolazione dei cittadini degli Stati membri.
Ancora più inspiegabile è pero il fatto di non avere interpellato le autorità del vicino Nicaragua che, nel giro di pochi giorni, si è visto catapultare al proprio confine la “patata bollente” di circa duemila persone, tra di esse molte donne e bambini, decise a proseguire la propria marcia verso il “sogno americano”.
Come era prevedibile, il risultato è stato subito il caos. Da una parte le autoritá doganali costaricane che acceleravano le pratiche e indicavano ai cubani la strada per arrivare alla frontiera, dall’altra il Nicaragua che si preparava a bloccarne l’entrata.
Inevitabili gli scontri tra centinaia di persone indocumentate che cominciavano a inoltrarsi in territorio nicaraguense e le forze di polizia. Dopo brevi tafferugli, i cittadini cubani sono stati ricondotti in Costa Rica.
Costa Rica irresponsabile
Immediata la risposta del governo nicaraguense che ha accusato le autorità vicine di avere agito in modo irresponsabile. “Il governo del Costa Rica, in modo deliberato e irresponsabile, ha lanciato migliaia di cittadini cubani verso la nostra frontiera. È responsabile di una crisi umanitaria che potrebbe avere gravi conseguenze per la nostra regione”, recita un comunicato del governo diffuso poche ore dopo gli scontri avvenuti a Peñas Blancas.
I toni sono poi saliti. “Il governo del Nicaragua deplora e condanna il comportamento irresponsabile e irrispettuoso delle convenzioni e dei trattati sulla mobilità umana del governo del Costa Rica. Condanna la violazione del nostro territorio, della nostra sovranità. Non tolleriamo, nè tollereremo azioni che attentino contro la sicurezza nazionale”, ha detto Rosario Murillo, coordinatrice del Consiglio di comunicazione e cittadinanza.
Il caso che fa nuovamente salire alle stelle le tensioni tra Nicaragua e Costa Rica approderà in questi giorni davanti alla Commissione di sicurezza del Sica. C’è anche la proposta di portarlo davanti alla Comunitá degli Stati latinoamericani e dei Caraibi, Celac.
Il rappresentante del Nicaragua presso l’Organizzione degli Stati americani, Osa, Denis Moncada ha a sua volta condannato il comportamento del Costa Rica. “Il transito e la mobilità delle persone da uno Stato a un altro si basa su norme internazionali, le quale sono state infrante dal governo costaricano propiziando l’ingresso con la forza dei migranti cubani”.
Secondo l’esperto in relazioni internazionali Mauricio Herdocia, la mancanza di un meccanismo di comunicazione ha creato un nuevo conflitto tra i due Paesi.
“Secondo il diritto internazionale, il Costa Rica era obbligato a adottare misure cautelari e preventive per evitare che le persone migranti si avvicinassero alla frontiera nicaraguense e cercassero di entrare con la forza”, ha detto Herdocia.
“Il governo del Costa Rica doveva mettersi in contatto con il suo omologo nicaraguense per chiedere quale fossero le sue intenzioni. Bisogna stare attenti quando si permette il libero transito di persone indocumentate che si dirigono vero altri Paesi….soprattutto quando sono accompagnate da trafficanti di persone”, ha aggiunto.
Per il giurista Manuel Madriz, la richiesta del Costa Rica di aprire un “corridoio umanitario” che permetta ai cittadini cubani di arrivare fino in Messico e da lì, forse, negli Stati Uniti, non avrebbe senso se prima non è discussa all’interno del Sica. “Ci sono accordi nell’ambito della sicurezza. Questa situazione deve essere trattata a livello centroamericano”.
Intanto centinaia di cubani continuano a pemanere in territorio costaricano, a poche decine di metri dalla frontiera nicaraguense. Croce Rossa e volontari di entrambi i Paesi stanno facendo del loro meglio per attenuare gli effetti della crisi.
Giovedí ci sarà la riunione della Commissione di sicurezza del Sica. Intanto la tensione tra i due Paesi non accenna a placarsi.
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