Modello estrattivista contrario alla visione di sviluppo di comunità indigene e contadine
Città del Guatemala, 28 ottobre (Missione DAA | Rel-UITA | LINyM) -. In Guatemala i livelli di povertà e denutrizione continuano a essere altissimi e le politiche governative per ridurre questi indici non passano dall’assistenzialismo, preferendo garantire alle grandi multinazionali dell’agroindustria e ai latifondisti locali tutti i mezzi e le risorse necessarie per continuare indisturbati a fare i loro affari. Chi si oppone, si organizza e protesta viene criminalizzato e represso.
È questa la sintesi del rapporto finale presentato la scorsa settimana dalla terza missione internazionale sul diritto a un’alimentazione adeguata e alla nutrizione in Guatemala1, proprio pochi giorni prima del ballottaggio per le elezioni presidenziali stravinte dal commediante ultrareligioso Jimmy Morales del Fronte di convergenza nazionale, FCN-Nación, partito creato e finanziato dai militari.
1 Alla missione internazionale hanno partecipato la ACT Alliance, il Coordinamento delle Agenzie Cattoliche per lo Sviluppo (CIDSE), l’Iniziativa di Copenhagen per l’America Centrale e il Messico (CIFCA), FIAN Internazionale, la Regionale Latinoamericana dell’Unione internazionale delle associazioni di lavoratori nei settori alimentazione, agricoltura, alberghi, ristoranti, catering, tabacco ed affini (Rel-UITA), La Via Campesina
Malgrado il Guatemala possa contare su un avanzato quadro giuridico, politico e istituzionale in materia di diritto a un’alimentazione adeguata e alla nutrizione (DAA), su una grande ricchezza di risorse naturali e grosse potenzialità economiche, non ci sono segnali tangibili che indichino cambiamenti strutturali nella vita della maggior parte della popolazione.
Il Guatemala, infatti, è il terzo Paese dell’America latina con la più alta percentuale di popolazione che vive al di sotto della soglia di povertà – il 54,8 per cento – e occupa il primo posto nel continente e il quinto nel mondo nella denutrizione cronica.
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Secondo il rapporto presentato dalla Missione, il carattere spiccatamente assistenzialista dei programmi di sicurezza alimentare promossi dal governo è una delle cause di questa situazione. Segnala inoltre la mancanza di coerenza tra questi programmi, la legislazione nazionale in materia di diritti umani e le politiche pubbliche che regolano l’uso e il maneggio delle risorse naturali.
Ancora più grave per le organizzazioni e reti internazionali che lo scorso dicembre hanno partecipato alla missione, è il fatto che lo Stato guatemalteco imponga un modello di sviluppo basato sull’estrazione di risorse naturali per l’esportazione, che beneficia principalmente il settore imprenditoriale multinazionale. Questo modello è contrario alla visione di sviluppo delle comunità indigene, contadine e altre popolazioni rurali, in quanto fomenta l’accaparramento delle risorse naturali, ne limita l’accesso, la gestione e il controllo da parte delle comunità.
“Questo modello di produzione è fatto su misura per l’agrobusiness e il latifondo. I livelli molto elevati di concentrazione della terra, insieme all’espansione delle monocolture su larga scala, incidono pesantemente sui diritti umani delle persone e sulla sovranità alimentare del Guatemala, con fenomeni allarmanti di violenza e di violazione dei diritti umani. La missione ha potuto constatare tutti questi aspetti e questa situazione ci preoccupa molto”, ha sottolineato Gerardo Iglesias, segretario della Rel-UITA.
L’espansione accelerata e incontrollata delle monocolture di canna da zucchero, banane e palma africana, insieme al moltiplicarsi di progetti minerari e petroliferi, stanno privando enormi fasce di popolazione degli alimenti necessari per la sussistenza.
Angélica Castañeda, coordinatrice del Programma per l’America latina di FIAN Internazionale, ha evidenziato come il settore privato in Guatemala stia sostituendo lo Stato in aree relazionate coi suoi obblighi nei confronti dei diritti umani, come per esempio l’assistenza alimentare, l’educazione, la salute, la sicurezza o la creazione di posti di lavoro.
“E lo fa usando gli spazi pubblici per fare propaganda o per condizionare l’accesso della popolazione ai servizi basici fondamentali. In alcune delle situazioni che abbiamo visitato, i bambini e le bambine o le donne che appartengono a gruppi o comunità che resistono contro i progetti delle imprese sono discriminate, escluse e perfino pesantemente minacciate”, ha detto Castañeda.
La missione riporta anche un aumento sensibile della stigmatizzazione, delle minacce, della criminalizzazione e della violenza da parte di attori statali contro i soggetti che promuovono il rispetto dei diritti economici, sociali, culturali e ambientali, specialmente se sono donne. Tra i vari casi riportati nel rapporto, la missione menziona la situazione delle donne che lottano contro il progetto minerario di La Puya.
Tra i casi emblematici di violazione del diritto all’alimentazione e alla nutrizione, la missione ha visitato la comunità di San Rafael Las Flores, La Puya (San José del Golfo e San Pedro Ayampuc), la valle del Polochic, le comunità di La Blanca/Ocos, Xalala e Camotán.
Il documento raccoglie anche le raccomandazioni formulate allo Stato del Guatemala, alla comunità internazionale, all’Unione Europea e alla società civile guatemalteca.
Il rapporto sarà ora presentato a istituzioni e organi dell’Unione Europea e dei singoli paesi ove le organizzazioni e reti internazionali hanno sede.
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