Mercoledì, 9 Settembre, 2015
L’argomento fondamentale a favore del Canale Interoceanico del Nicaragua è che cambierà la struttura dell’economia del Nicaragua in modo tale da ridurre drasticamente la povertà e permettere così una inversione delle attuali tendenze distruttive, nazionali e regionali, di depredazione ambientale, dovute alla povertà.
L’opinione progressista e radicale, nel Nord America e in Europa, tende a spostare la discussione verso i pretesi effetti ambientali del Canale, ignorando generalmente sia l’urgente imperativo della riduzione della povertà sia il significato più ampio del Canale in termini regionali e globali.
L’argomento ambientale a favore del Canale è generalmente ricevuto con perplesso scetticismo, totale incomprensione o, spesso, deliberato travisamento.
Come quasi tutti gli articoli che hanno criticato il Canale del Nicaragua, un recente articolo di Truth Out (La verità fuori) scritto da Thomas J. Scott, “Il flirt del Nicaragua con il Disastro Ambientale” si focalizza ampiamente sugli aspetti ambientali del Canale, mentre omette il dilemma fondamentale del Nicaragua, che è tipico dei paesi impoveriti. Cioè che la sostenibilità ambientale del Nicaragua richiede notevoli nuove risorse economiche in tempi rapidi, per poter così ridurre decadi di deforestazione, contaminazione e inadeguata gestione dell’acqua, dovuti alla povertà.
Solo investimenti strutturali massicci nell’economia provvederanno a tali risorse. Un certo impatto ambientale a quel livello di investimento sarà inevitabile. Le risorse generate dall’investimento però compenseranno abbondantemente l’iniziale impatto ambientale locale, limitato, generando risorse sufficienti per permettere infine adeguati programmi di recupero ambientale. Parlando delle preoccupazioni ambientali, il resoconto di Thomas J. Scott si basa, miopemente, su altri media ideologicamente compromessi e fortemente critici del Canale.
Nel far ciò, Scott non solo marginalizza la logica economica fondamentale nella creazione del Canale, ma sbaglia anche su fatti basilari.
Ambiente
L’articolo di Scott su Truth Out, per esempio, afferma che saranno sfollate 120.000 persone a causa del Canale. Ciò è completamente falso. La cifra attualmente stimata è di 7000 famiglie, arrivando così a circa 35.000 persone lungo i 275 chilometri di lunghezza del Canale. Scott afferma anche che gli indigeni del gruppo Rama potrebbero perdere il 40% della loro terra, riferendosi ad un processo di negoziazione ancora da concludere, un fatto che mina la base stessa della richiesta portata alla Commissione Internazionale per i Diritti Umani da parte di un gruppo di avvocati, adducendo mancanza di consultazione. Nello stesso modo, Scott cita varie opinioni ambientaliste e scientifiche contro il Canale, ma non le contestualizza. Per esempio, cita in modo acritico un calcolo presumibilmente scientifico secondo cui fino a un milione di acri di foresta pluviale e zone umide potrebbero essere distrutte dal Canale. Anche uno sguardo sommario a tale dichiarazione mostra quanto sia priva di significato. Il Canale misura 278 chilometri, di cui 23 km vanno dalla Costa del Pacifico a nord di San Juan del Sur al Lago Nicaragua, conosciuto come Lago Cocibolca. Poi per 105 chilometri il Canale passa attraverso il Lago Cocibolca. Nessuna di quelle parti del Canale, o di sotto progetti relazionati ad esse, colpisce alcuna foresta pluviale o zona umida, partendo 150 km. a est dalla zona di San Miguelito nel bordo orientale del lago, fino a Punto Aguilar sulla Costa Caraibica. Gran parte dell’area tra San Miguelito e Punto Aguilar è già utilizzata da coltivazioni agricole e allevamenti di bestiame e da attività spesso illecite di sfruttamento del legname. Qui l’area totale interessata dalla costruzione del Canale stesso è certamente non più grande di circa 150 chilometri quadrati, equivalenti a 37.500 acri. Per garantire acqua sufficiente per il Canale e migliorare la gestione dell’acqua della regione, sarà creato un lago artificiale di circa 395 chilometri quadrati, equivalenti a 98.750 acri. Così il totale della terra colpita dal canale in questa zona del Nicaragua sarà di circa 136.250 acri. Anche sovrastimando che il 70%-75% di quella zona interessata è zona umida vulnerabile o foresta, il totale di tale area colpita sarà intorno ai 100.000 acri, equivalente a circa 40.000 ettari, circa un decimo dell’area di un milione di acri menzionata da Scott nel suo articolo. Il canale scorre parecchio a sud dell’immensamente importante riserva di Bosawas e decisamente a nord della riserva Indio Maiz. Alcune riserve molto più piccole come Cerro Silva possono invece essere direttamente colpite, ma queste riserve stanno già soffrendo una significativa deforestazione e contaminazione per mano delle popolazioni locali. I progetti del Canale dovranno riforestare più della foresta che sarà rimossa, nel periodo di cinque anni della sua costruzione principale, perchè il canale dipende dalla conservazione dell’acqua che sarà in grado di operare. Correntemente il Nicaragua sta perdendo da 65.000 a 70.000 ettari di foresta all’anno a causa delle coltivazioni agricole, dell’allevamento del bestiame e del legname illecito. Il governo con scarse risorse ha promosso programmi di riforestazione per rimpiazzare solo 15.000 ettari all’anno. Nessuna di queste informazioni appare nell’articolo di Scott in Truth Out o in altri comunicati simili anti-Canale. Fa invece l’assurda dichiarazione senza senso che un milione di acri di foresta incontaminata potrebbero essere distrutti dal progetto. Mette anche in risolto il vero dilemma urgente del Nicaragua tra ambiente naturale ed economia. Lo stesso vale in relazione alle esagerate affermazioni secondo cui il Lago Cocibolca potrebbe essere distrutto dall’enorme dragaggio che il progetto causerà. Il lago è già inquinato e soffre di una grossa sedimentazione. Ma anche questa informazione è stata omessa da Truth Out, che aggiunge: “La possibilità che il piano di protezione ambientale di HKND mitigherà le preoccupazioni degli scienziati è questionabile, vista la scala e la complessità del progetto.” Di fatto, molto più questionabile è la speculazione selvaggia chiaramente sottostante a queste preoccupazioni di scienziati spesso motivati ideologicamente e le loro interpretazioni fuorvianti di dati inadeguati. Gli studi di pre-fattibilità sul Canale di una compagnia olandese iniziarono nel Gennaio 2013 e sono durati sei mesi. Gli studi completi di fattibilità di compagnie specialistiche durarono 23 mesi dal Luglio 2013 fino a maggio 2015. Il costo di questi studi durati oltre due anni e mezzo è stato ben al di sopra i $150 milioni di dollari. La compagnia del canale HKND pone la cifra a circa $200 milioni. In contrasto, gli scienziati ambientalisti contrari al canale non possono appellarsi a nessun dato remotamente equivalente a questi studi sostanziali, su larga scala, dettagliati, con ampie risorse, intensivi e molto costosi. In ogni caso, come è progredito il processo di pianificazione per il canale, sono state tenute in considerazione legittime e rilevanti preoccupazioni ambientali. Per esempio, la dislocazione del proposto porto di acqua profonda sulla Costa del Pacifico è stata spostata per minimizzare così i danni alle mangrovie locali. La rotta precisa finale del Canale è stata soggetta a simile cambiamento. Perciò è molto lontano dalla verità che l’ambiente e altre preoccupazioni riguardanti il canale non siano state ascoltate. Ma ciò è anch’esso totalmente assente nell’articolo di Truth Out. Politica e geopolitica Spostandoci dall’analisi politica a quella ambientale, l’articolo di Scott fa l’affermazione completamente astorica che “Sandino guidò un movimento di resistenza contro il progetto degli Stati Uniti di di costruire un canale nel 1927”. La campagna di Sandino non fu contro il progetto degli Stati Uniti di di costruire un canale nel 1927. Il governo degli Stati Uniti non aveva alcun progetto di costruire un canale in Nicaragua nel 1927. La guerrilla di Sandino fu molto chiaramente e in modo schiacciante contro l’occupazione militare imperialista del suo paese. Il governo degli Stati Uniti già occupava e controllava la zona del Canale di Panama, invadendo il Nicaragua solo per consolidare il suo dominio regionale politico ed economico. Nel suo manifesto “Il sogno supremo di Bolivar”, Sandino stesso scrisse, “niente è più logico, niente più decisivo e vitale che l’unione di ventuno stati della nostra America in un’unica nazionalità Latino Americana, che possa rendere possibile, come conseguenza immediata, il diritto ad una rotta di un canale interoceanico attraverso l’America Centrale.” L’occupazione militare statunitense del Nicaragua aveva posto il veto su quel diritto. Nel suo articolo Truth Out, Scott stesso procede remando indietro dalla sua asserzione scorretta e astorica, terminando suggerendo che i critici del Canale hanno legittime preoccupazioni riguardo all’imperialismo cinese in Nicaragua. La maggior parte di questi stessi critici tuttavia sono persone comprate e pagate dai soldi del governo degli Stati Uniti in un modo o nell’altro. L’opposizione di destra al Canale viene da politici che sono espliciti alleati del governo degli Stati Uniti. Attualmente quei politici ed i loro partiti politici hanno circa l’8% del supporto nazionale. L’opposizione social democratica al Canale arriva da politici ex sandinisti, oggi fortemente identificati con il governo degli Stati Uniti e la politica dell’Unione Europea. Attualmente godono dell’1% del supporto nazionale. Questi critici hanno zero credibilità quando esprimono la propria preoccupazione chiaramente ipocrita sulla sovranità del Nicaragua in relazione alla crescente influenza cinese. La sovranità del Nicaragua sul Canale e i diritti della sua popolazione sono protetti dalla legislazione del Canale e dai suoi sotto progetti che pongono il progetto nella sua totalità sotto il controllo di un Commissione del governo. Il Ministro per la Politica Nazionale del governo ha spiegato: “Gli incentivi devono essere forti perchè il Nicaragua non sta dando una garanzia di sovranità… Dopo 50 anni il Nicaragua avrà già il 50% dei profitti dal Canale. Poi nei secondi 50 anni la percentuale va su a 60%, 70%, 80%, 90%. Alla fine il Nicaragua prenderà il sopravvento dopo aver beneficiato di oltre il 50% per 50 anni. Nonostante sia considerevole, quel beneficio è piccolo se confrontato con il raddoppiamento dell’economia e la riduzione della povertà.” Non solo le decisioni in relazione al Canale devono essere autorizzate dal governo, ma la proprietà degli affari relativi al Canale passeranno progressivamente al governo nicaraguense, in base a un programma già concordato. L’analisi inaccurata e fuorviante di Scott sul Canale e sul contesto nazionale in Nicaragua, si estende in egual modo sull’analisi geopolitica del suo articolo. Fa in modo di scrivere il suo articolo senza menzionare una volta l’ALBA, la Comunità degli Stati Latino Americani e Caraibici, o il Mercosur. Scott ignora completamente le diverse tensioni tra i paesi dell’Alleanza del Pacifico (Cile, Colombia, Messico e Perù) e le loro controparti ALBA e Mercosur. Nel suo report estremamente superficiale non figurano nemmeno le strutture di commercio transnazionali come L’Alleanza Transpacifica e L’Alleanza Transatlantica di Commercio e Investimento. Tutto ciò è però di estrema e immediata importanza in qualsiasi discussione seria sul crescente ruolo della Cina, specialmente in America Latina e specialmente in relazione al Canale Interoceanico del Nicaragua. Forse l’omissione più sconvolgente nella delineazione geopolitica dell’articolo Truth Out del significato del Canale del Nicaragua, è l’assenza dell’alleanza della Cina con Russia, Brasile e Sud Africa nella costruzione di un mondo multi polare. Scott sembra ancora profondamente intriso nella lunga, sebbene discreditata, idea di dominio globale politico, economico e morale dell’Occidente, specialmente degli USA. L’inaccuratezza, le falsità e le omissioni dell’articolo di Thomas J. Scott sul Canale del Nicaragua sono sintomatiche di quel narcisismo intellettuale e politico che mette gli Stati Uniti e le sue preoccupazioni al centro di qualsiasi tendenza mondiale. Di fatto il governo degli Stati Uniti sta perdendo sempre di più la sua influenza in America Latina e nel resto del mondo, come risultato della sua politica estera assurdamente inetta e aggressiva. Né il governo degli Stati Uniti, né i suoi alleati dell’Unione Europea hanno qualcosa da offrire a paesi come il Nicaragua, oltre alle vecchie trappole neocoloniali di debiti onerosi, commerci iniqui e magri aiuti allo sviluppo. La domanda fondamentale che gli occidentali progressisti non si sono mai posti, non parliamo di dare risposta, quando criticano il Canale Interoceanico, è di come il Nicaragua crerebbe altrimenti le enormi risorse che necessita per mettere fine all’incombente disastro ambientale dovuto alla povertà. Il governo sandinista ha preso la strategica e sovrana decisione di priorizzare il Canale Interoceanico per ottenere così l’investimento strutturale massiccio che necessita nel breve periodo per uscire da bassi salari e sottosviluppo. La decisione stessa è basata sulla visione di Simon Bolivar, esplicitamente sostenuta da Sandino, di integrazione latinoamericana. Questa visione sottosta al programma storico sandinista di pluralismo politico, un’economia mista e una politica estera non allineata. Inerentemente e necessariamente, il Canale del Nicaragua non è solo un progetto nazionale ma piuttosto qualcosa che moltiplicherà i benefici in America Latina e nei Caraibi, generando commercio e investimenti in tutta la regione. Nello stesso modo, nel quadro globale ambientale, il Canale incoraggerà spedizioni marittime rispetto al trasporto aereo accorciando i viaggi. Uno studio sul Canale interoceanico degli studiosi di Hong Kong, argomenta: “Il trasporto marittimo diventerà più dominante nel commercio internazionale superando quello del trasporto aereo. Per approfittare ulteriormente delle scarse opportunità del carbone, i trasportatori navali utilizzeranno navi più grandi e godranno dell’economia di larga scala con vantaggi sia economici, sia ambientali, mentre sarà scelto il sistema fulcro e raggio per massimizzare le operazioni di efficienza.” In breve, il Canale del Nicaragua è un progetto strategico nazionale, regionale e globale basato su un programma storico, socialista del governo sandinista del Nicaragua. Quel programma si sviluppa in armonia con la visione anti imperialista dell’integrazione regionale promossa dai partners del Nicaragua di ALBA guidati da Cuba e Venezuela nel contesto della politica di sviluppo incarnata dal CELAC, dove Stati Uniti e Canada non hanno nè voce nè voto. Innanzi tutto il progetto del Canale Interoceanico del Nicaragua è disegnato per risolvere la minaccia posta alla sostenibilità ambientale nazionale dall’attuale basso incremento di sviluppo economico. Il Canale contribuirà anche a risolvere quel dilemma ambientale più ampio, regionalmente e globalmente. E’ parte integrante del modello di cambiamento del commercio via mare e delle infratrutture necessarie per quel cambiamento in un mondo multipolare. Questo processo ed i suoi rispettivi risultati sono in cammino ora, con o senza il parere degli Stati Uniti e dei suoi alleati occidentali e a prescindere da propaganda disinformata, inaccurata e fuorviante di mass media occidentali neocoloniali. |
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