La caduta di Otto Pérez Molina produce ripercussioni nella comunità internazionale
Sergio Ferrari, ONU, Ginevra, Svizzera
4 settembre 2015
Poche ore dopo la rinuncia e la detenzione dell’ ex presidente del Guatemala giovedì 3 settembre, lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, ha pubblicato un comunicato su quanto successo nel paese centroamericano. Ha ampliato cosí l’impatto internazionale dei recenti eventi “chapinos” che hanno catalizzato l’attenzione dell’opinione pubblica nella prima settimana di settembre.
La voce “istituzionale”
Nel suo messaggio, Ban Ki-moon esprime l’auspicio che “le autorità rispettino la costituzione e garantiscano una transizione ordinata e democrática” e fa un appello “a tutti i guatemaltechi affinchè le prossime elezioni si svolgano in un clima pacifico”.
Il Segretario Generale dell’ ONU ha ribadito che comprende il Desiderio profondo della cittadinanza “di porre fine alla corruzione e all’impunità” a favore di “riforme legali e politiche”. Ha convocato tutte le autorità e tutti i settori della società “affinchè lavorino insieme per rafforzare le istituzioni e lo stato di diritto nel paese”.
L’ex generale Otto Pérez Molina è stato costretto a rinunciare alla presidenza il 3 settembre per rispondere delle accuse di avere partecipato a una rete che imponeva tangenti milionarie a imprenditori e che ha promosso attività di contrabbando utilizando il sistema nazionale di dogana. Privato dell’immunità, è stato incarcerato nella caserma Matamoros.
Lo stesso giorno, il Congresso ha nominato presidente Alejandro Maldonado che aveva assunto la vicepresidenza lo scorso maggio in seguito alla renuncia di Ingrid Roxana Baldetti incarcerata alla fine di agosto in quanto accusata di associazione illecita, corruzione passiva e frode doganale. Lo stesso 3 settembre, dopo le dimissioni di Molina, il Sistema delle Nazioni Unite in Guatemala si era pronunciata enfatizzando il fatto che “la crisi politica attuale….deve essere vista come una opportunità per fare profondi cambiamenti e per avanzare nell’agenda delle riforme politiche e legislative che la popolazione esige”.
Il pronunciamento dell’Onu propone che “nelle decisioni che il paese dovrà prendere nei prossimi giorni, si tenga in gran conto la voce della cittadinanza che, da un lato esprime il rifiuto per i fatti di corruzione denunciati e dall’altra esprime soddisfazione per il fatto che si sia trovata una via costituzionale per affrontarli”. Lo stesso comunicato sostiene che le democrazie più stabili “sono quelle in cui la società civile svolge un ruolo fondamentale anche relativamente al controllo della trasparenza e della rendicontazione dei governi e del rispetto dei diritti umani”.
Sistema corrotto
Poche ore prima della renuncia di Molina, un lucido editoriale del giornale svizzero Le Courrier, nella sua edizione del 2 settembre, anticipava gli evento ed effettuava un’analisi storica delle ultime decadi dei governi guatemaltechi.
Il giornalista Benito Pérez, col titolo “Le istituzioni passano ma la corruzione rimane” si interroga sulle cause profonde del deterioramento del sistema político del paese centroamericano. E’ l’inizio di una nuova era per il Guatemala? Si domanda. “Vorremmo crederlo ma il susseguirsi di mandati fraudolenti dalla fine della guerra civile nel 1996, non invita all’ottimismo”.
Lotta contro l’impunità
Questi avvenimenti erano stati denunciati già da mesi da diverse istituzioni nazionali e internazionali presenti nel paese, in particolare dalla Commissione internazionale contro l’impunità in Guatemala, Cicig. Questa commissione, costituitasi nel 2007 come organismo indipendente con l’appoggio dell’Onu,aveva espresso il suo apprezzamento quando, alla fine di ottobre 2012, il Congresso aveva approvato la legge contro la corruzione.
In una relazione recente, “Il finanziamento della política in Guatemala”, pubblicato a luglio, la Cicig era arrivata a conclusioni molto critiche relativamente alla ripercussione della corruzione nell’intreccio tra potere económico, sistema elettorale e partitico. In Guatemala, afferma il documento, le spese per le campagne elettorali sono eccessive e sproporzionate. I partiti che si aspettano di vincere sono quelli che spendono di più senza chiarire la provenienza dei fondi. La maggior parte del finanziamento illecito della politica arriva dalla corruzione, questo sistema perverso di finanziamento della política, ha modellato il sistema partito”. Con l’aggravante che “le percentuali di impunità dei delitti elettorali, sono del 95/100%. Questo permette di affermare con certezza che il Guatemala è un paese propizio per commettere delitti elettorali senza pagarne le conseguenze”, conclude la relazione.
Devi effettuare l'accesso per postare un commento.