Farabundo Martí sconfitto nelle urne

El Salvador : Destra salvadoregna controllerà il Parlamento e le principali città

di Marco Consolo

Il 4 marzo scorso, nel “pollicino d’America” si sono svolte le elezioni legislative (84 deputati in una sola Camera) e le elezioni comunali (262 comuni). Nonostante la presentazione di ricorsi in due dipartimenti del Paese, i risultati sono praticamente definitivi. Con un’affluenza di poco maggiore che quella delle elezioni legislative del 2015 (+ 70.000), il governante Fronte Farabundo Martí per la liberazione nazionale (FMLN) esce sconfitto da una dura contesa.

Il voto per i deputati si è concentrato in 4 partiti: la destra oltranzista di ARENA ottiene 39 deputati, 4 in più (822,422 voti); il Frente Farabundo Martì per la liberazione nazionale (FMLN) 23, ovvero 8 in meno, con 474.891 voti; GANA (destra “moderata”) 10 seggi con 222.547 voti; la destra della cosiddetta “famiglia militare” del Partido de Concertación Nacional (PCN) ottiene 9 deputati con 209.575 voti; PDC (Democrazia cristiana) 3 deputati con 61.604 voti; Centro Democratico (centro sinistra) 1; più un deputato senza partito [1].

Con questo risultato le destre ottengono sia la maggioranza semplice, che quella qualificata, anche se i voti di ARENA non saranno sufficienti, ma dovrà negoziare entrambe con le altre formazioni della destra.

Continua a leggere

Con il Forum Sociale Mondiale 2018 sotto i riflettori …

«È sempre necessario affermare che un altro mondo è possibile»

 Intervista con Bernd Nilles, direttore della Ong Azione Quaresimale Svizzera

Sergio Ferrari*
Numerose organizzazioni internazionali hanno sostenuto e promosso, sin dal principio, il processo no global radicato nel Foro Sociale Mondiale (FSM). Pur senza risparmiare critiche, molte di loro non rinunciano a vedere in questo spazio segni di speranza nella ricerca di un’alternativa al sistema.
“Se è vero che ci sono rischi di sofferenza, c’è anche un potenziale di resurrezione e di progresso”, afferma Bernd Nilles, direttore dall’aprile 2017 di Azione Quaresimale dei cattolici della Svizzera (AdC), una delle più importanti Ong svizzere di cooperazione. In precedenza, per nove anni, era stato segretario generale della CIDSE, una rete internazionale di agenzie di sviluppo cattoliche, di cui fa parte anche Azione Quaresimale. Entrambe attivamente coinvolte nel processo nato nel 2001 a Porto Alegre. Anche la CIDSE ha un rappresentante nel Consiglio Internazionale, istanza di promozione del Forum Sociale Mondiale.
 

Intervista

Continua a leggere

El Salvador: a sinistra un cammino in salita

Il prossimo 4 marzo, in Centro America, El Salvador sarà chiamato alle urne sia per le elezioni politiche parlamentari (84 deputati), che per le municipali di 262 comuni.

I sondaggi, seppur poco affidabili, danno la vittoria alla destra, ma con un 47% di indecisi. Si tratta di un test importante, anche in vista delle elezioni presidenziali che si terranno il prossimo anno e determineranno il futuro governo in una Repubblica presidenziale. Quelle elezioni sono la vera incognita.
Come si ricorderà, dal 1980 al 1992 il “pollicino d’America” è stato dilaniato da una sanguinosa guerra civile, costata più di 70.000 morti e centinaia di migliaia di profughi interni e non.

Dal 1992 fino al 2009, il Paese è stato governato dalla destra oligarchica della Alianza Republicana Nacionalista (ARENA), responsabile diretta di crimini e massacri contro la popolazione durante la guerra.  Il governo di Arena ha realizzato una dura politica di aggiustamento strutturale neo-liberista che ha messo in ginocchio il Paese.  E a partire dal 1° gennaio 2001, El Salvador ha adottato il dollaro statunitense come moneta di corso legale, ipotecando pesantemente la sua politica economica e cambiaria.

Imn queste condizioni, nel 2009 il governo è passato al partito erede della guerriglia, il Frente Farabundo Martí para la Liberación Nacional (FMLN), prima con l’alleato indipendente Mauricio Funes, ed oggi con il Presidente Salvador Sánchez Cerén, ex-comandante guerrigliero, firmatario degli Accordi di Pace. Gli ultimi due governi dell’FMLN sono riusciti a lavorare a beneficio della popolazione, nonostante abbiano nuotato contro corrente, con una camicia di forza istituzionale e contro un apparato statale che la destra ha blindato da quasi duecento anni.

Leggi tutto, collegati al blog di Marco Consolo

El Salvador: a sinistra un cammino in salita

 

Con il sogno boliviano “Itanica” vi augura un felice e sereno anno nuovo

Dalle Ande alle Alpi, con l’obiettivo del treno tra i due oceani
Evo Morales si è incontrato con la presidente svizzera Doris Leuthard
Firma di un protocollo di cooperazione.

Di Sergio Ferrari/ Berna, Svizzera
Quasi 20 anni fa arrivò a Ginevra come dirigente sindacale cocalero in cerca di solidarietà internazionale. Era allora una figura chiave di un’Alleanza Mondiale dei Popoli in via di costruzione, nel pieno di un attivo confronto sociale contro le istituzioni finanziarie internazionali e le loro ricette di riequilibrio strutturale.
Il 14 dicembre 2017 è tornato in Svizzera nella veste di Presidente dello Stato Plurinazionale della Bolivia, uno statista che è punto di riferimento per i settori progressisti di un’America Latina contraddittoria, dove venti e tempeste stanno facendo retrocedere la situazione sociale.
Due decenni dopo Evo Morales non ha perso la memoria. E nella conferenza stampa con la presidente svizzera Doris Leuthard ha ricordato, prima di tutto e con totale dignità, quel viaggio militante e la richiesta di solidarietà che aveva fatto allora in difesa dei suoi fratelli contadini produttori della foglia di coca.
Ma non è venuto nella capitale svizzera per ricordare aneddoti. Come parte del suo breve viaggio europeo – che comprende Francia, Austria e anche il Vaticano –portava in valigia pronta per la firma una proposta di accordo, elaborata assieme alle sue controparti svizzere, che prevede assistenza tecnica a quello che potrebbe diventare il “progetto del secolo” del Paese andino: la costruzione della linea ferroviaria di collegamento tra i due oceani (CFBI) o treno interoceanico, valutato in oltre 10.000 milioni di dollari USA.

 

Il mega progetto, che a luglio aveva già ottenuto l’appoggio formale del Vertice del MERCOSUR tenutosi a Mendoza, in Argentina, comporta un percorso ferroviario di 3.755 chilometri, collegando il porto brasiliano di Santos, sull’Atlantico, con quello di Ilo, sul Pacifico peruviano.
Il presidente Morales ne è perfettamente convinto. “Vogliamo avviare il progetto nel 2018”, ha dichiarato. Con la grande esperienza della fine diplomazia andina, il treno bioceanico si è pian piano affermato tra le priorità regionali. In primo luogo ha sostituito un altro progetto simile, Made in China, pensato tra Brasile e Perù e che lasciava da parte la Bolivia.
In seguito ha ottenuto il sostegno di Perù, Brasile e persino di Paraguay e Uruguay, per lanciarlo come un’opzione praticabile che andrà a vantaggio di tutte le parti interessate, “perché è più breve e presenta meno problemi ecologici”. Ora chiede l’appoggio svizzero per aprire un canale di collaborazione effettiva da parte dello Stato e di gruppi imprenditoriali svizzeri e tedeschi, che da qualche tempo vedono con simpatia – grazie ad allettanti possibilità di profitto – il sogno boliviano.
 Stiamo facendo appello al sapere, all’esperienza e all’assistenza tecnica europee, ha sottolineato Morales. Sono importanti per costruire la linea ferroviaria di 1.500 chilometri su suolo brasiliano, quasi 1.900 chilometri in Bolivia e circa 350 in Perù.
Per le economie dei paesi latinoamericani coinvolti, un progetto di questo tipo implicherebbe un profitto a tutto tondo. Per la Bolivia significherebbe un vero sbocco al mare. Per il Brasile un passaggio più veloce via terra delle sue esportazioni e importazioni, senza dover ricorrere al lungo viaggio per mare attraverso il Canale di Panama o, a sud, attraverso Capo Horn. Per il Perù, poter contare su una delle due porte d’entrata-uscita del faraonico progetto. Un ulteriore tratto secondario beneficerebbe direttamente il Paraguay.
Si tratta di una posizione di Evo contraddittoria con gli ideali di sinistra e che deve ricorrere al sostegno finanziario e all’esperienza internazionale di paesi capitalisti, per realizzare questo megaprogetto? ha chiesto quasi provocatorio un giornalista svizzero.
Ogni nazione, ogni continente ha il diritto di ricercare il modello migliore per sé” e nella consultazione democratica si è ripetuto due volte, in modo che fosse ben recepito, il concetto dell’autodeterminazione. In ogni caso, per noi in Bolivia, il neoliberismo è stato disastroso e nefasto, ha spiegato l’ex dirigente cocalero oggi diventato statista. E i risultati conseguiti “da quando siamo arrivati ​​al governo” sono tanto evidenti quanto significativi, ha sottolineato basandosi su una serie di esempi, in particolare per quanto riguarda l’aumento delle esportazioni di diversi tipi di gas e fertilizzanti.
Il sogno boliviano di un treno tra i due oceani è uscito rafforzato dal suo passaggio in Svizzera. Ci sono il progetto e la mappa del percorso, gli appoggi politici, le promesse parziali di finanziamento e un’agenda precisa: portarlo a conclusione nel 2025, data del bicentenario dell’indipendenza della Bolivia.

Tradu. N.M.
Milano

 

Comunicato Alges – San Salvador

L’Associazione Invalidi di Guerra del Salvador “Eroi del novembre 1989” (ALGES) commemora  il 28° anniversario dell’Offensiva Finale Fino alla Vittoria dell’11 novembre 1989. 
In questa importante data ricordiamo tutti i nostri compagni e le nostre compagne che valorosamente hanno combattuto per obbligare lo Stato salvadoregno a porre fine al conflitto armato e ad aprire la strada alla firma degli Accordi di Pace.

Come ALGES non possiamo dimenticare tutti gli eroi e le eroine che hanno perso la vita in questa azione storica lottando per la democrazia e le trasformazioni sociali nel nostro paese.
Ricordiamo anche il sacrificio di tutte le persone invalide di guerra, che con i propri corpi hanno assicurato questo processo di transizione dalla guerra alla pace.

A 28 anni dall’Offensiva Finale Fino alla Vittoria, come associazione siamo chiamati a continuare a difendere le nostre conquiste e i nostri ideali e a lottare per i nostri diritti fino a raggiungere   migliori condizioni di vita per gli invalidi di guerra, categoria che ancora soffre le conseguenze della guerra, che attualmente si trova in una situazione di salute critica e che è afflitta da altre avversità socioeconomiche.

Quindi come ALGES dichiariamo quanto segue:

I   Chiediamo allo Stato salvadoregno di dar compimento e di garantire i nostri diritti e le nostre richieste attraverso una migliore articolazione della prestazione di servizi da parte delle istituzioni pubbliche.

Continua a leggere

Crisi Guatemala : “Nei nostri negozi non vogliamo i corrotti”

Piazza della Costituzione #20S (Foto Stecsa)

Piazza della Costituzione #20S (Foto Stecsa)

Ristoranti ed esercizi commerciali hanno aderito allo sciopero nazionale #20S

Città del Guatemala, 22 settembre (Alba Sud | La Rel | LINyM) -. Ristoranti e negozi del Guatemala hanno cominciato a vietare l’ingresso nelle loro strutture ai deputati, unendosi all’indignazione nazionale causata dall’interminabile serie di scandali e casi di corruzione che coinvolgono funzionari pubblici, e per le misure recentemente prese per garantire l’impunità.

Il primo è stato Saúl E. Méndez, uno dei marchi guatemaltechi più noti a livello nazionale e internazionale, che opera sia nel settore della moda e dell’organizzazione di eventi, sia nella gastronomia e nella ristorazione. Attraverso le reti sociali hanno rotto il silenzio con un messaggio forte: “Qui da Saúl non accettiamo persone che promuovono l’impunità nel paese”.

Alcune ore dopo, altri esercizi commerciali si sono spontaneamente uniti all’iniziativa, annunciando la loro partecipazione allo sciopero nazionale convocato per il 20 settembre. Mister Barber Shop scriveva su Facebook che “i deputati corrotti non sarebbero stati accettati in nessuna succursale”. Aggiungendo inoltre gli hashtag #DepuraciondelCongreso #YoNoTengoDiputados #RenunciaYa.

Continua a leggere

Solidarietà a Cuba per i danni causati dall’uragano Irma

 

L’Associazione Italia Nicaragua, sostiene la campagna  per la raccolta di fondi lanciata dall’Associazione Nazionale Italia Cuba.
L’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba apre la Campagna con un suo contributo iniziale di 5.000 Euro e invita tutte le sue organizzazioni territoriali, i soci e tutti gli amici di Cuba a promuoverla e ad attivarsi per ottenere un buon risultato. I contributi destinati a questa campagna possono essere versati:
su c/c postale 37185592 intestato a Ass. Naz. Amicizia Italia-Cuba – IBAN IT59 R076 0101 6000 0003 7185 592 indicando nella causale Uragano Irma
oppure
su c/c bancario 109613 – Banca Etica, Milano – intestato a Ass. Naz. Amicizia Italia-Cuba IBAN IT59 P050 1801 6000 0000 0109 613 indicando nella causale Uragano Irma

I fondi raccolti verranno inviati a Cuba sul numero di conto che verrà indicato dal Governo cubano tramite l’Ambasciata di Cuba in Italia.
L’Associazione Nazionale di Amicizia Italia-Cuba informerà delle somme raccolte e su quelle inviate.
amicuba@tiscali.it
http://www.italia-cuba.it/

Nicaragua sede del 23° Incontro del Forum di Sao Paulo

Nuestra America in lotta

Per l’unità e una seconda e definitiva indipendenza

Nicaragua sede del 23° Incontro del Forum di Sao Paulo

Managua, 17 luglio (LINyM) -. Dal 15 al 18 luglio si svolge a Managua, in Nicaragua, il 23° Incontro del Forum di São Paulo, il principale spazio di analisi, dibattito e concertazione politica di partiti e movimenti della sinistra latinoamericana e caraibica. A questo nuovo appuntamento partecipano più di 330 delegati e delegate provenienti da 22 paesi della regione e numerosi invitati internazionali di altri 9 paesi europei e asiatici.

“È toccato a me il piacere e l’onore, qui nella terra di Sandino, solidale e antimperialista, di darvi il benvenuto a nome del Fronte sandinista di liberazione nazionale”, ha detto durante la serata inaugurale, Jacinto Suárez, responsabile delle relazioni internazionali del partito di governo.

Mónica Valente, segretaria esecutiva del Forum di São Paulo, ha ricordato ai presenti l’importanza della recente “clamorosa vittoria elettorale” del presidente nicaraguense Daniel Ortega, ha reso omaggio allo storico leader della rivoluzione cubana Fidel Castro e ha ricordato il comandante Ernesto ‘Che’ Guevara nel cinquantesimo anniversario della scomparsa.

Continua a leggere

Brasile

Lula e il giudice Moro a confronto

l’ex presidente ha respinto tutte le accuse

“Poiché ritengo che questo processo sia illegittimo e la denuncia una farsa, sono qui per rispetto alla legge e alla Costituzione, ma con molte obiezioni al comportamento dei procuratori di Lava Jato“. Così ha esordito Lula chiamato a deporre il 10 maggio davanti al giudice Sérgio Moro. Oltre cinque ore di interrogatorio, nel corso del quale l’ex presidente ha respinto tutte le accuse e ha più volte sottolineato che finora non è stata prodotta nessuna prova concreta a suo carico. Secondo Moro, Lula è proprietario di un appartamento a Guarujá, località balnearia nello Stato di São Paulo, che avrebbe ricevuto da un’impresa costruttrice in cambio di favori negli appalti pubblici. “Non ho mai chiesto e non ho mai ricevuto quell’appartamento”, ha risposto con fermezza Lula.

Sérgio Moro non gioca certo un ruolo imparziale nel contesto brasiliano. Indiscrezioni selettive e semplici sospetti, fatti filtrare per mesi alla stampa, sono stati fondamentali per creare nell’opinione pubblica un clima ostile al governo Rousseff e al Partido dos Trabalhadores, preparando così il terreno al colpo di Stato. Tra i metodi più contestati di questo magistrato, l’abuso della carcerazione preventiva anche in assenza di prove, per indurre gli arrestati alla “delazione premiata”, cioè a implicare altre persone in cambio della libertà provvisoria o di future riduzioni di pena. Ora Moro cerca in tutti i modi di coinvolgere Lula in un caso di corruzione per cancellarlo dalla scena politica e impedire una sua ricandidatura nel 2018.

Continua a leggere

Portorico

“Non sono mai riusciti a piegarmi né a spezzarmi”

Intervista esclusiva con Óscar López Rivera dopo la sua scarcerazione

San Juan, 26 maggio (Rel-UITA | LINyM) -.

Da quando è tornato a percorrere da uomo libero  le strade della sua isola di Portorico, Óscar López Rivera non ha riposato un solo momento.  Impossibile sottrarsi al moltitudinario abbraccio di un popolo intero che ha lottato per la sua liberazione. Ottenere un’intervista in esclusiva non è stato facile, a tal punto che ci sono voluti tre momenti in tre giorni diversi, ma ne è senza dubbio valsa la pena.

-Sono stati giorni intensi. Come si sente? Se lo immaginava così il momento della sua liberazione?
-Ho sempre sognato di tornare in patria e stare con la mia famiglia, ma non avevo la minima idea di quando e se sarebbe successo. La verità è che ero ormai preparato a passare il resto della mia vita in carcere.
Il 17 gennaio quando mi hanno detto che mi avevano commutato la pena non ci potevo credere. Ho cominciato a capire che era vero solo qualche giorno prima del mio trasferimento a Portorico. Mentre preparavo le mie cose mi ripetevo: “È vero. Sto andando a Portorico.”
Portorico è la mia patria e tutto quello che sto vivendo in questi giorni riflette esattamente ciò che saranno i miei prossimi mesi. Visiterò tutti i municipi del paese, per ascoltare, dialogare e condividere con la gente.

Continua a leggere