Honduras: Donne indigene

Donne indigene e nere honduregne si mobilitano in difesa della loro cultura, del territorio e dei beni comuni.
Coordinano strategie per fronteggiare l’assalto neoliberista, razzista e patriarcale.

Tegucigalpa, 31 maggio (Rel-UITA | LINyM) –
Il 24 e 25 maggio si è realizzato a Tegucigalpa il secondo Incontro di donne indigene e nere “Per la difesa della nostra cultura, del territorio e dei beni comuni”. Convocate dal Coordinamento nazionale delle donne indigene e nere dell’Honduras, Conaminh, più di 550 donne di 6 diverse etnie[1] si sono date appuntamento  nella capitale honduregna per condividere pensieri e strategie di difesa della propria cultura, dei loro territori e dei beni comuni.
In particolare si denuncia la persecuzione, la criminalizzazione e il giustizialismo di cui sono vittime le donne nere e indigene che osano lottare contro un modello economico che esclude e saccheggia. Ma anche contro un sistema profondamente razzista e patriarcale “che si manifesta attraverso progetti estrattivi in combutta con il sistema politico, giuridico ed economico dello Stato honduregno”, si legge in un comunicato diffuso dal Conaminh.
“Ogni giorno che passa si radicalizza sempre più la persecuzione contro chi difende i beni comuni e la vita. Questa situazione crea un persistente stato di preoccupazione e timore all’interno delle nostre comunità. Noi donne siamo quelle che maggiormente soffriamo di questo stato di cose. Ci perseguitano, ci catturano e ci querelano perché usurpiamo un territorio che abitiamo da centinaia d’anni. Esigiamo che cessi immediatamente la persecuzione da parte dello Stato; che smettano di approvare leggi che attentano contro i nostri popoli, i nostri territori e i beni comuni; che si rispetti il diritto alla consulta libera, previa e informata”, ha detto Miriam Miranda, coordinatrice dell’Organizzazione fraternale nera honduregna, Ofraneh.

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Honduras in piena crisi dei diritti umani

Conferenza stampa UITA a Tegucigalpa (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

Conferenza stampa UITA a Tegucigalpa (Foto G. Trucchi | Rel-UITA)

La Sesta Missione della UITA presenta rapporto preliminare

Tegucigalpa, 15 maggio (Rel-UITA) -. Durante una conferenza stampa a cui hanno partecipato decine di media nazionali e agenzie internazionali, la Sesta missione della UITA1 in Honduras ha evidenziato la grave crisi dei diritti umani in cui si dibatte la popolazione e l’intero Paese, come effetto del colpo di Stato del 2009.

“Il problema della terra si aggrava. Sono in aumento le vessazioni sistematiche e la repressione contro chi difende i diritti umani e i beni comuni, contro le popolazioni indigene e nere, le donne e la comunità Lgbti”, ha dichiarato Gerardo Iglesias, segretario regionale della UITA, dopo la lettura del rapporto preliminare.

Iglesias ha inoltre affermato che il governo honduregno continua a flessibilizzare e precarizzare il mercato del lavoro, a limitare la libertà di espressione attraverso la criminalizzazione e la persecuzione giudiziaria delle organizzazioni e famiglie contadine. Tutto nella più assoluta impunità.

Galleria fotografica della conferenza stampa

1 Unione internazionale dei lavoratori dell’alimentazione, dell’agricoltura, del turismo, del tabacco e delle industrie connesse

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Azione Globale davanti all’Ambasciata dell’ Honduras a Roma

Rispondiamo con forza all’appello del COPINH per chiedere giustizia a un anno dall’assassinio dell’attivista indigena Lenca Berta Cacères, ledear e coordinatrice del COPINH (Consiglio civico popolare degli indigeni dell’Honduras ).

TUTTE E TUTTI DAVANTI ALL’AMBASCIATA DELL’HONDURAS
A ROMA – 2 MARZO ORE 17.00

CON BERTA, VERSO l’OTTO MARZO

DICHIARAZIONE DI Bertita Zuniga Cacères (figlia di Berta Cacères) – a pochi mesi dall’ uccisione della madre

“Ci ha trasmesso la forza di andare avanti, per operare trasformazioni radicali contro l’egemonia imperialista, il patriarcato, il razzismo e il modello energetico estrattivista.
Lei aveva l’innata capacità di trovare reti nelle singole lotte e d’inserirle in un contesto globale, unendo le rivendicazioni di tanti popoli oppressi.
Questa prospettiva internazionalista ha rappresentato una chiara minaccia al paradigma di sviluppo basato sull’arricchimento delle élite globali.
La sua morte, però, non sarà vana. Continuerà a vivere nelle battaglie degli honduregni, che in suo nome si stanno moltiplicando.
Nonostante le differenze, le organizzazioni sociali e popolari si sono unite. E al grido di “Berta è tornata e sarà milioni!” stanno gettando le basi per formulare un’agenda unitaria che garantisca la mobilitazione permanente”.

APPELLO DEL COPINH

“Ad un anno dalla sua morte: Berta Vive, il Copinh continua” Il 2 marzo del 2016 hanno assassinato la nostra sorella Berta Cáceres.
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Berta Vive Copinh Sigue/ iniziative in Italia

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Appello del COPINH alla giornata

 “Berta Vive, el Copinh sigue”

Il 2 marzo del 2016 la nostra sorella Berta Caceres è stata assassinata.
Credevano in questo modo di farla finita non solo con la leader riconosciuta in tutto il continente latino americano e nel mondo, ma anche farla finita con un’idea, con una lotta, con un progetto politico; farla finita con l’organizzazione della quale fu fondatrice e figlia allo stesso tempo, el Copinh (Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras).
Al compimento di un anno dal crimine che avrebbe tolto la sua chiarezza e la sua leadership, i popoli del mondo che si riconoscono nella sua eredità, sono presenti, camminando dietro le sue impronte; affrontando il sistema capitalista, patriarcale, coloniale e razzista che viene imposto ai nostri popoli. Continuiamo e continueremo affrontando i progetti di morte delle multinazionali e dell’imperialismo in ogni angolo del pianeta.

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Honduras Il posto più pericoloso per chi difende i beni comuni

Global Witness ha presentato un nuovo rapporto
Reazione inconsulta dell’apparato governativo honduregno

Tegucigalpa, 6 febbraio (Rel-UITA / LINyM) -. “Non esiste nessun altro posto al mondo in cui la probabilità di essere assassinato per il fatto di protestare contro la spoliazione delle terre e la distruzione della natura sia così elevata come in Honduras”, ha assicurato l’organizzazione Global Witness nell’ultimo rapporto presentato pochi giorni fa dal titolo: “Honduras: il posto più pericoloso per chi difende il pianeta”.
Secondo quanto riporta il documento, sono 123 gli attivisti difensori della terra e dei beni comuni assassinati dopo il colpo di Stato del 2009; altri ancora hanno subito minacce, sono stati perseguitati e incarcerati. Più del 90% di questi crimini rimangono tuttora impuniti.

Questi livelli di violenza e intimidazione colpiscono con forza le comunità rurali, indigene e contadine, in cui si sviluppano continue forme di resistenza e di lotta contro i progetti estrattivi e il saccheggio dei beni comuni.
Corruzione, saccheggio, criminalizzazione e impunità
…un cocktail letale
Questa situazione -assicura Global Witness- è il risultato di un cocktail letale in cui si combinano corruzione generalizzata, interessi del gran capitale nazionale e internazionale colluso con rappresentanti della classe politica e funzionari pubblici, totale assenza del diritto delle comunità al consenso previo, libero e informato e impunità.

Oltre a trovarsi al 123º posto su 176 paesi nell’Indice di percezione della corruzione di Trasparenza Internazionale, l’Honduras continua a essere il paese più disuguale dell’America Latina[1] già che di ogni 10 persone, 6 vivono in povertà e 4 di esse in povertà estrema[2].
La proliferazione di progetti legati ad attività minerarie, energetiche, agroindustriali e turistiche rappresenta uno dei capisaldi della strategia economica nazionale. Organizzazioni sociali segnalano che in Honduras esistono a oggi 714 progetti estrattivi e calcolano che circa il 30-35% del territorio sia già stato dato in concessione.
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Una strage senza fine

Giornalisti sotto attacco in tutta America Latina

Tegucigalpa, 1 febbraio (La Rel/LINyM) -. Il recente omicidio, avvenuto nella città di San Pedro Sula, del giornalista Igor Padilla porta a 64 il numero di persone legate ai media assassinate in Honduras negli ultimi 15 anni. Informare è diventato oramai un lavoro estremamente pericoloso.

Secondo una prima ricostruzione dei fatti, Igor Padilla, noto giornalista del canale HCH, è stato crivellato di colpi da sconosciuti, sopraggiunti  su due fuoristrada, mentre registrava uno spot davanti a un negozio di giocattoli.

Il rapporto sulla libertà di espressione presentato lo scorso anno dal Commissariato nazionale per i diritti umani, Conadeh, segnala che dei 63 casi di omicidio di lavoratori dei media, il 95% è rimasto impunito.
Più di 50 persone sono state assassinate dopo il colpo di Stato del 2009, 24 tra il 2014 e il 2015.

L’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani in Honduras, Oacnudh, ha chiesto di far immediatamente luce sul crimine che è costata la vita a Padilla.

Con un comunicato, la Oacnudh ha ricordato che “qualsiasi attacco, minaccia od oltraggio alla libertà di espressione, compresa l’intimidazione, le minacce, la censura e infondere paura a chi esercita il lavoro di giornalista, va contro lo stato di diritto democratico nel quale il rispetto dei diritti è ritenuto fondamentale”.

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Milano, martedì 17 gennaio

MULTINAZIONALI E ESTRATTIVISMO: un modello di sviluppo depredatore che si accompagna alla repressione: in particolare il caso Honduras.
Ne parliamo con:
Vittorio AGNOLETTO, già europarlamentare
Giorgio Trucchi, corrispondente di Rel-UITA in Centroamerica
martedì 17 gennaio alle 21
Presso la sede dell’Associazione Italia Cuba Via Borsieri 4, Milano
È urgente rispondere a questo modello depredatore che utilizza, come diceva sempre Berta, una triplice dominazione: capitalista, patriarcale e razzista.
Prima di tutto informandoci.

Vi aspettiamo

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Giorgio Trucchi Augura Buone Feste

Italia-Honduras


La Lista Informativa Nicaragua y Más approfitta dell’occasione per augurare buone feste. CI SENTIAMO NEL 2017!
Foto G. Trucchi | LINyM e Nino Oliveri

Diamo voce all’Honduras
Sosteniamo le radio comunitarie del Copinh
Berta vive nelle lotte dei popoli del mondo

Milano, 19 dicembre (LINyM) -. Questa domenica (18/12), decine di persone si sono date appuntamento a Milano per dimostrare la propria solidarietà e sostegno al lavoro di controinformazione messo in campo dalle radio comunitarie[1] del Consiglio civico di organizzazioni popolari e indigene dell’Honduras, Copinh, la cui coordinatrice generale e Premio Goldman 2015, Berta Cáceres, è stata brutalmente assassinata lo scorso 2 marzo.
“Le radio del Copinh svolgono un compito fondamentale nella lotta di rivendicazioni dei diritti e nel progetto di costruzione di un’alternativa politica e sociale in Honduras”, si legge nel documento di presentazione dell’attività
“Diamo voce all’Honduras”, organizzata dal Comitato “Berta Vive” di Milano e dal CSA Baraonda.
La comunicazione è un’arma per la comunicazione e ci permette l’ampiezza e la diversità per creare cose nuove adeguate alla nostra realtà, per esempio, con le radio comunitarie, visto che molte persone nella nostra regione non possono né leggere né scrivere e la radio diventa quindi essenziale. Per questo continuiamo a lavorare su questo elemento, che è vitale per il processo politico e organizzativo del Copinh”, diceva Berta Caceres in un’intervista del 2008.
Durante l’attività è stato presentato il video “Berta en defensa de la vida” (sottotitolato in italiano), è stato spiegato il contesto politico, economico e sociale che ha fatto da sfondo all’omicidio di Berta Cáceres, a quello di centinaia di attivisti e difensori dei diritti umani, come risultato dell’imposizione in Honduras di un modello estrattivo che saccheggia beni comuni, concentra terra in poche mani e militarizza territori.
È stato anche fatto un aggiornamento sulle indagini che riguardano l’omicidio della dirigente indigena e sulla recente creazione del gruppo di esperti Gaipe, i cui componenti si propongono di realizzare un’analisi indipendente, obiettiva e imparziale di quanto accaduto a Cáceres e all’attivista e sociologo messicano Gustavo Castro.
La prossima attività di sostegno alle radio del Copinh si realizzerà il 12 febbraio al CSA Baraonda di Segrate.

Fonte: LINyM

“La violenza contro le popolazioni indigene mi indigna profondamente”

Medelin David (Foto G. Trucchi | Alba Sud)Dopo la liberazione, la giovane dirigente garifuna racconta il suo arresto avvenuto
durante il tentativo di riappropriazione di un terreno comunitario

Tegucigalpa, 2 dicembre (Alba Sud) -. Lo scorso 10 novembre, Medelin David, 28 anni, una giovane leader dell’Organizzazione fraternale nera honduregna, Ofraneh, della comunità garifuna di Guadalupe, è stata fermata da agenti della polizia preventiva e della forza navale, accusata di occupazione abusiva di un terreno e arrestata. Il suo “crimine” è stato quello di aver recuperato, insieme ad altri giovani, un terreno appartenente alla comunità che era stato venduto illegalmente a stranieri per la costruzione di residence turistici.

“Da alcune settimane si era intensificata la presenza di polizia nella zona. Mi trovavo insieme ad alcuni compagni nel terreno recuperato, quando sono arrivate quattro pattuglie piene zeppe di agenti. Sono entrati nel terreno e ci hanno inseguito per catturarci. Ci hanno ammanettato come se fossimo dei delinquenti. Io ho opposto resistenza perché volevo guadagnare un po’ di tempo in attesa che la gente della comunità venisse ad aiutarci”, ricorda Medelin durante un’intervista in esclusiva con Alba Sud.

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