Honduras:Oliva”Abbiamo iniziato a perdere la paura”

Convergenza contro il Continuismo mobilitata a livello nazionale

Managua, 6 settembre (di Giorgio Trucchi | Rel UITA)
Migliaia di persone hanno risposto alle manifestazioni convocate nei giorni scorsi dalla Convergenza contro il Continuismo in vari punti dell’Honduras. Tre le principali rivendicazioni: frenare l’avanzata delle Zone di impiego e sviluppo economico (Zede), difendere la sovranità nazionale ed esigere il rispetto dei diritti umani. Di questa giornata di resistenza abbiamo parlato con Bertha Oliva, coordinatrice del Comitato dei familiari dei detenuti scomparsi in Honduras (Cofadeh).

“È stato un successo. La risposta della popolazione è stata molto buona. Abbiamo iniziato a perdere la paura. Quella stessa paura che ci hanno messo addosso con la pandemia, con la repressione della protesta, con la criminalizzazione di chi difende i diritti e che ci ha paralizzato per più di un anno.

La gente è scesa in strada e ha partecipato. C’erano tanti settori, tanti colori, tanta voglia di riprendersi le piazze, di dimostrare che in Honduras siamo ancora vivi e continuiamo a lottare”, ha detto Oliva.

Le attività si sono svolte nell’ambito della Giornata internazionale delle vittime di sparizioni forzate e della Giornata nazionale dei detenuti scomparsi e sono state promosse dalla Convergenza contro il continuismo, in collaborazione con Cofadeh, Comitato nazionale per la liberazione dei detenuti politici in Honduras, Coalizione contro l’impunità e Rel UITA.

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Honduras.Un altro passo verso la giustizia per Berta

Un’altro passo verso la giustizia per Berta
Dichiarato colpevole David Castillo coautore dell’omicidio
Managua, 5 luglio (di Giorgio Trucchi | Rel UITA / LINyM) -.

Dopo quasi tre mesi di processo, la prima sezione penale del tribunale di Tegucigalpa ha emesso una sentenza di condanna a carico di Roberto David Castillo, ex presidente di Desarrollos Energéticos SA (DESA)[1], che è stato ritenuto coautore dell’omicidio della dirigente indigena Berta Cáceres. La pena verrà comunicata durante l’udienza del prossimo 3 agosto.

La notizia ha scatenato l’entusiasmo tra le persone riunite fuori dalla Corte suprema di giustizia, dove dall’inizio del processo si è installato l’accampamento femminista “Berta Vive”.

La sentenza contro Castillo rappresenta un nuovo importante passo sulla via della giustizia integrale per Berta. Giunge dopo la condanna nel 2019 degli autori materiali del crimine a pene comprese tra i 30 e i 50 anni di carcere, tra i quali spiccavano ex dirigenti e membri della sicurezza di DESA, ex militari e militari in servizio .

“Questa sentenza ha un significato molto importante. Questa volta le strutture di potere non sono riuscite a corrompere il sistema giudiziario e la struttura criminale, capeggiata dalla famiglia Atala Zablah e di cui il condannato David Castillo Mejía è strumento, non ha raggiunto i suoi obiettivi”, si legge in un comunicato letto da Bertha Zúniga, figlia della dirigente uccisa e attuale coordinatrice del Copinh[2].

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Honduras, 12 anni di golpe 

Honduras, 12 anni di golpe
Resistenza incessante del popolo honduregno
Managua, 28 giugno.
Dodici anni fa, un colpo di stato civile-militare rovesciò l’allora presidente Manuel Zelaya e diede inizio a una delle crisi più profonde della storia recente dell’Honduras.

L’oligarchia honduregna, protetta dalle forze repressive dello Stato e da una classe politica vorace e corrotta, con l’approvazione subdola dell’imperialismo statunitense, sferrò un colpo mortale alle istituzioni, trasformando l’Honduras in terra di nessuno dove chi riempiva le piazze e lottava per le strade era catturato, torturato, assassinato, fatto sparire.

A partire da quel 28 giugno 2009 è stata resistenza contro il ‘golpe’ e contro i suoi progetti di morte. Strumenti di un modello neoliberista estrattivista predatorio e neocoloniale, che offre pezzi di Paese al miglior offerente, che svende beni comuni, che arma le mani degli assassini, che schiaccia sotto il peso dello stivale (militare) le aspirazioni di chi difende i territori ed esige di essere consultato, di chi propone rifondare la nazione attraverso un’assemblea nazionale costituente, originaria e popolare.

Donne, uomini, giovani, lavoratori e lavoratrici, organizzazioni indigene, nere e contadine,

sindacati, insegnanti, movimenti sociali e popolari, studenti. Migliaia di persone si sono mobilitate, hanno resistito e combattuto. Molti hanno offerto la loro vita, altri sono andati in esilio. Tantissimi sono fuggiti verso gli Stati Uniti.

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Honduras Giustizia integrale per Berta, verità, riparazione e non ripetizione

Giustizia integrale per Berta, verità, riparazione e non ripetizione
Iniziato e già sospeso il processo contro David Castillo Mejía
Nuove prove contro un membro della famiglia Atala

Managua, 12 aprile (LINyM)
Il 6 aprile, 61 mesi dopo l’omicidio della dirigente indigena lenca Berta Cáceres, è iniziato il processo contro Roberto David Castillo Mejía, accusato di essere coautore del crimine.

Fin dalle prime battute è risultato chiaro che la difesa dell’ex presidente di Desarrollos Energéticos SA (Desa), azienda intestataria della concessione per lo sfruttamento delle acque del fiume Gualcarque e la costruzione del progetto idroelettrico Agua Zarca[1], avrebbe perseguito la stessa strategia dilatoria impiegata durante l’interminabile fase istruttoria.

Dopo una serie di tentativi falliti di far sospendere il processo, gli avvocati difensori hanno chiesto la ricusazione dei giudici e la palla è passata ora alla Corte d’appello, che dovrà decidere se accogliere o meno la richiesta.  

Indipendentemente dalla momentanea sospensione dell’attività processuale, per altro già messa in conto dagli avvocati dell’accusa privata, per la famiglia di Berta e per il Copinh questo processo è la chiave non solo per dimostrare la partecipazione di Castillo nel crimine, ma anche l’esistenza di mandanti che godono ancora di impunità.

In un comunicato pubblicato mercoledì scorso, il Copinh ha ricordato che il processo contro Castillo rappresenta solo una fase del percorso che dovrà portare all’incriminazione di tutte le persone coinvolte nel crimine.

“Sono cinque anni che abbiamo consegnato alle autorità giudiziarie tutte le prove che inchiodano il signor David Castillo Mejía. Sono prove inconfutabili che dimostrano la sua partecipazione come coautore, cioè come collegamento tra gli autori materiali e i dirigenti di Desa (famiglia Atala Zablah).

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L’Honduras continua a dissanguarsi

L’Honduras continua a dissanguarsi
Assassinato leader indigeno e difensore dell’ambiente

Managua, 26 marzo (Rel UITA | LINyM) –

In Honduras non si fermano gli attacchi contro chi difende la terra e i beni comuni. L’ultima vittima è Juan Carlos Cerros Escalante, leader indigeno Lenca e ambientalista.

Cerros è stato ucciso con diversi colpi di arma da fuoco esplosi da sconosciuti domenica scorsa nella comunità di Nueva Granada, situata tra i comuni di Chinda (Santa Bárbara) e San Antonio (Cortés), mentre tornava a casa insieme ai figli.

Secondo la Coalizione nazionale delle reti e organizzazioni ambientaliste dell’Honduras (Conroa), Juan Carlos Cerros era coordinatore dell’organizzazione Comunità Unite e insieme ad altri gruppi si opponeva al progetto idroelettrico “El Tornillito” sul fiume Ulua.

Titolare dell’opera che rischia di far scomparire buona parte del territorio di Chinda e di sfollare un gran numero di famiglie è la società honduregna Hidroeléctrica El Volcán SA de CV (Hidrovolcán), che fa parte del gruppo Inversiones y Representaciones Electromecánicas SA de CV (Iresa).

“Parlare di Juan Carlos vuole dire parlare di una persona da sempre impegnata con la sua comunità, che cominciò a occuparsi in modo sistematico della difesa dell’ambiente dopo l’approvazione della concessione idroelettrica”, racconta Betty Vásquez, coordinatrice del Movimento ambientalista santabarbarense (Mas).

Per Vásquez, il modello capitalista estrattivo, basato su una logica di spoliazione e responsabile dell’espulsione forzata di intere comunità, promosso in Honduras dopo il colpo di Stato del 2009, rappresenta una minaccia molto seria per i territori, soprattutto per la zona occidentale del Paese e per il popolo Lenca.

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Honduras. È ancora persecuzione contro il popolo Garifuna

Honduras. È ancora persecuzione contro il popolo Garifuna
Mandato di arresto per dozzine di attivisti
Managua, 17 marzo (Rel UITA | LINyM)

Il 3 marzo, Marianela e Jenifer Mejía Solorzano, attiviste in difesa dei territori garifuna e membri dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh), sono state arrestate e messe in cella per i presunti delitti di usurpazione, danni e minacce. Quattro giorni dopo, il giudice ne ha disposto il rinvio a processo e ha concesso misure alternative alla detenzione.

L’arresto delle due attiviste è a seguito di una denuncia presentata da Rosario Fajardo Ruiz, rappresentante amministrativa di Bienes y Raíces Juca SRL, contro 32 membri della comunità garífuna di Cristales y Río Negro, situata nella baia di Trujillo.

Su Jenifer Mejía e altri 28 membri della comunità pende anche un mandato di arresto per un altro caso di usurpazione e furto. L’attivista è anche accusata del reato di “sfollamento forzato” nei confronti di membri della Juca SRL.

La società li accusa di aver ‘invaso’ alcuni lotti (dove sorge anche un residence) di un terreno acquistato nel 1994 da Berke Lambert Carrol Campbell, di nazionalità tedesca e già deceduta da qualche anno, e successivamente trasferito alla società da lei stessa creata.

Questa terra fa parte del territorio ancestrale del popolo Garifuna ed è stata illegalmente venduta dal comune di Trujillo alla fine degli anni ’70.

Sfondo del conflitto

Tra il 1887 e il 1901, i presidenti Luis Bográn e Manuel Bonilla concessero ai garifuna della zona due appezzamenti di terreno, uno di 5.000 e l’altro di 2.000 ettari. In questo modo fu garantito loro il pieno diritto sulle terre ancestrali.

Nonostante la legislazione nazionale e le convenzioni internazionali ratificate dall’Honduras[1] proibissero la vendita di terre che facessero parte di una proprietà comunitaria, nel 1978 il sindaco di Trujillo trasferì la proprietà di una parte delle terre ancestrali al fiduciario municipale.

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Honduras Verità e giustizia per Keyla

 

#8M Honduras
Verità e giustizia per Keyla
Organizzazioni sociali e familiari della giovane esigono indagine approfondita
Managua, 8 marzo (Rel UITA | LINyM) -.
Organizzazioni nazionali e internazionali attive nella difesa dei diritti umani e familiari di Keyla Martínez, hanno nuovamente chiesto un’indagine seria e approfondita sull’esecuzione della giovane da parte della polizia.

“Ad oggi, non abbiamo ancora visto risultati concreti che ci inducano a pensare che otterremo giustizia. Le autorità competenti continuano a non pronunciarsi su quanto stanno facendo per individuare i responsabili materiali e intellettuali dell’omicidio, così come i loro complici per azione o omissione. Pretendiamo pertanto un’indagine approfondita che chiarisca i motivi che hanno portato all’esecuzione di Keyla”, hanno chiesto in un comunicato firmato, tra gli altri, da Cofadeh, Rel UITA e Convergenza contro il continuismo.

La notte del 6 febbraio, Keyla Martínez, giovane studentessa di 26 anni del corso di laurea in Infermieristica, è stata arrestata nella città di La Esperanza per aver violato il coprifuoco imposto dal governo di Juan Orlando Hernández, come misura per combattere la pandemia di Covid-19.

La ragazza è stata fermata intorno alle 23.30, portata in commissariato e rinchiusa in una cella. Alcune ore più tardi, il corpo senza vita di Keyla veniva portato al pronto soccorso dell’ospedale dipartimentale.

Femminicidio di Stato

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2 marzo V anniversario Berta Cáceres

Sono passati 5 anni, la notte del  2 marzo 2016  sicari  armati sono entrati in piena notte nella casa di Berta Cáceres a Intibuca, Honduras. e l’hanno assassinata.
L’assassinio di Berta Cáceres ha dimostrato che in Honduras esiste un modello distruttivo dell’ambiente corrotto e criminale.

Berta era un’attivista che ha da sempre dedicato la propria vita alla difesa dell’ambiente e dei diritti dei popoli originari dell’Honduras.
Berta lottava contro la costruzione della diga di Agua Zarca sul Rio Blanco nel territorio del popolo Lenca.
Berta è diventata un simbolo, e coloro che pensavano di mettere a tacere la sua voce si ritrovano oggi con migliaia e migliaia di persone che in tutto il mondo rilanciano la sua lotta e chiedono giustizia per Berta.

Solidarietà alla famiglia di Berta, al Consejo Cívico de Organizaciones Populares e Indígenas de Honduras (Copinh), l ‘organizzazione delle comunità Lenca fondata anche da Berta-
Berta Vive La lucha sigue

#JusticiaParaBerta
#5a
ñosJuntoABerta

Honduras. Uno scenario complicato


Honduras. Uno scenario complicato

Due consultazioni elettorali in nove mesi

Managua, 16 febbraio (LINyM) -.
Tra meno di un mese, il 14 marzo, Partito nazionale (filogovernativo), Partito liberale e Partito libertà e rifondazione, Libre (opposizione) realizzeranno elezioni interne per scegliere candidati e candidate alle elezioni generali del 28 novembre. In quell’occasione circa 6,6 milioni di honduregni saranno chiamati a eleggere il nuovo presidente, 128 deputati al Congresso nazionale, 20 al Parlamento centroamericano e 298 sindaci e vicesindaci.

L’Honduras arriva a questi appuntamenti dopo un anno complicato, per usare un eufemismo.

 “Pandemia e due uragani hanno amplificato una crisi già profondamente radicata nella società honduregna. È sufficiente guardare i principali indicatori economici e sociali per rendersi conto di quanto sta avvenendo nel Paese”, afferma il sociologo Eugenio Sosa.

 Attualmente l’Honduras si colloca tra i peggiori paesi latinoamericani per disuguaglianza economica, con il 62% della popolazione che vive in condizioni di povertà e quasi il 40% in miseria (EPHPM 2020). L’impatto della pandemia e degli uragani acuirà ulteriormente le disuguaglianze, con circa 700 mila nuovi poveri e 600 mila nuovi disoccupati, mentre gli indici di povertà potrebbero schizzare a quasi il 70% e quelli di povertà estrema al 50%.

Secondo i dati dell’Unità tecnica di sicurezza alimentare e nutrizionale (Utsan), 1,3 milioni di honduregni devono far fronte all’insicurezza alimentare e quasi 350 mila si trovano in “situazione critica”.

Un Paese in rovina

Per il Foro sociale del debito estero e sviluppo dell’Honduras (Fosdeh), gli “errori della politica economica ufficiale, aggravatisi nell’ultimo decennio” sono corresponsabili non solo delle conseguenze in campo economico, ma anche delle loro ripercussioni in ambito sociale e sanitario.

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Honduras: Femminicidio di Stato

Honduras: Femminicidio di Stato
Sette donne assassinate negli ultimi giorni
Managua, 12 febbraio (Rel UITA | LINyM) –

L’abbiamo già detto e non ci stancheremo mai di ripeterlo: in Honduras le vere pandemie sono quelle dei femminicidi e dell’impunità.
La notte del 6 febbraio, Keyla Martínez, 26 anni, giovane studentessa del corso di laurea in Infermieristica, è stata arrestata nella città di La Esperanza per aver violato il coprifuoco imposto dal governo Hernández, come misura per combattere la pandemia di Covid-19.

La ragazza è stata fermata intorno alle 23.30, portata in commissariato e rinchiusa in una cella. Alcune ore più tardi, il corpo senza vita di Keyla veniva portato al pronto soccorso dell’ospedale dipartimentale.

Secondo la polizia, la giovane si sarebbe suicidata impiccandosi alle sbarre della cella. Una tesi già scartata dall’autopsia, da cui risulta che la vittima è morta per asfissia meccanica, il che dimostra trattarsi di omicidio.

Acquisito il referto di medicina legale, la procura ha impartito direttive alle autorità di polizia, affinché tutti gli agenti assegnati al commissariato in questione fossero posti a disposizione del Pm.

L’assassinio di Keyla ha commosso la società honduregna e La Esperanza è stata attraversata da forti proteste di piazza, puntualmente represse con l’uso di gas lacrimogeni e pallottole di gomma. Nella capitale, cinque studenti universitari sono stati arrestati durante le proteste e verranno processati per direttissima.

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