Nicaragua:23 agosto anniversario della Crociata Nazionale di Alfabetizzazione

“Quest’anno ricorre il quarantesimo anniversario della Crociata Nazionale di Alfabetizzazione, e l’Associazione di  Educazione Popolare Carlos Fonseca Amador (Aepcfa) ha contribuito allo sradicamento dell’analfabetismo nelle zone più  remote del Nicaragua. L’Associazione Italia-Nicaragua, che con AEPCFA ha collaborato per molti anni, invia i migliori saluti al maestro Orlando Pineda e festeggia l’anniversario della CNA.”

“Este año se cumple el 40 aniversario de la Cruzada Nacional de Alfabetización, y la Asociación de Educación Popular Carlos Fonseca Amador (Aepcfa) ha contribuido a la erradicación del analfabetismo en las zonas más remotas de Nicaragua. La Asociación Italia-Nicaragua, que con AEPCFA cooperó durante muchos años, envía un saludo fraternal al maestro Orlando Pineda y celebra el aniversario de la CNA”

Puño en Alto

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Sandino Vive

No Pasarán

Piano interventista contro il Nicaragua

Piano interventista contro il Nicaragua
Gli USA si preparano a gestire tre possibili scenari prima e dopo le elezioni del prossimo anno

Managua, 5 agosto (LINyM) 

Quando all’inizio di luglio, nel programma “Sin Fronteras” diretto dal giornalista William Grigsby su Radio La Primerísima, furono presentate le prove del finanziamento USA ai gruppi di opposizione (oltre 28 milioni di dollari tra il 2017 e 2018), fu evidente che non si trattava solo di qualcosa ben pianificato, ma bensí di una strategia molto più profonda e strutturata.

In effetti, lo scorso 31 luglio, durante un’altra puntata del programma radiofonico, Grigsby ha rivelato l’esistenza di un documento di quasi cento pagine, in cui si gettano le basi per la contrattazione di un’azienda specializzata, che dovrà organizzare ed eseguire un piano ben dettagliato per sovvertire l’ordine pubblico in Nicaragua e assicurarse la caduta del governo sandinista.

I termini di riferimento del progetto interventista includono la partecipazione di gruppi e organizzazioni dell’opposizione nicaraguense e il loro finanziamento da parte dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) e tre possibili scenari in cui agire per garantire una non meglio specificata “transizione democratica” in Nicaragua.

In una parte del documento presentato venerdì scorso (circa 18 pagine) si contempla anche l’ipotesi di mettere in campo una serie di azioni per accuire la crisi politica, economica, sociale e persino sanitaria, sfruttando la pandemia di coronavirus.

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Difendere i beni comuni è sempre più pericoloso

Difendere i beni comuni è sempre più pericoloso

Nuovo rapporto di Global Witness evidenzia un drastico incremento degli omicidi di attivisti in difesa della terra e dell’ambiente

Managua, 3 agosto (LINyM) –

Il più recente rapporto di Global Witness “Difendere il domani” riporta dati sempre più preoccupanti circa gli attacchi sistematici contro coloro che difendono la terra e i beni comuni, nel bel mezzo di una crisi climatica e ambientale senza precedenti.

Stando al rapporto (scaricabile qui la versione in spagnolo), l’anno 2019 è stato il più letale per le persone che proteggono la terra e l’ambiente. Sono 212 le vittime nel mondo, delle quali oltre i due terzi (148) in America Latina, che si posiziona di nuovo come il continente più pericoloso per la difesa dei beni comuni. 

In media, quattro attiviste/attivisti sono stati uccisi ogni settimana dal dicembre 2015, mese in cui si firmò l’Accordo Climatico di Parigi. Il rapporto segnala, inoltre, che gli ambientalisti ed ambientaliste hanno subìto ogni sorta di attacco non letale, tra cui aggressioni violente, arresti, minacce di morte, campagne di stigmatizzazione e diffamazione, intimidazione, persecuzione, violenza sessuale, istanze giudiziarie e carcerazione. 

America Latina, la più letale 

Colombia (64) e Filippine (43) sono in testa alla tragica lista, contabilizzando oltre la metà degli omicidi. Nel caso della Colombia, l’assassinio di leader sociali e difensori dei diritti umani, “categorie” che comprendono persone attive in difesa della terra e dell’ambiente, ha segnato drammaticamente il periodo post-accordo di pace. Secondo l’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, sono stati 368 le/i leader assassinati tra il 2016 e il 2019, e già 37 coloro che hanno perso la vita dall’inizio di quest’anno.

Nel caso delle Filippine, gli attacchi contro persone attiviste hanno subìto un aumento significativo, giungendo a 43 omicidi nel 2019, in confronto ai 30 dell’anno precedente. 

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Honduras-Popolazione garifuna sotto attacco

Honduras- Popolazione garifuna sotto attacco
Massima allerta per la sparizione forzata di attivisti e leader comunitari

Managua, 30 luglio (Rel UITA | LINyM) -.
Il 18 luglio, uomini armati con divise della polizia militare e della direzione investigativa hanno fatto irruzione nelle case di quattro attivisti della comunità garifuna di Triunfo de la Cruz, sul litorale caraibico dell’Honduras, e li hanno sequestrati insieme a una quinta persona. Tra loro c’è il presidente del patronato Alberth Snaider Centeno. A quasi due settimane dalla loro sparizione forzata le comunità garifuna esigono la loro riapparizione con vita.

Insieme a Centeno sono stati sequestrati Milton Martínez Álvarez, Suami Mejía García e Gerardo Róchez Cálix, tutti i membri dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh) e del Comitato per la difesa delle terre di Triunfo de la Cruz, e Rafael Juárez Mejía, un vicino della comunità.

Nonostante la polizia abbia negato qualsiasi coinvolgimento nel crimine, sia le comunità garifuna che la Ofraneh ritengono lo Stato dell’Honduras responsabile degli attacchi sistematici subiti in questi anni.Sono almeno venti i membri di comunità garifuna assassinati l’anno scorso, molti dei quali impegnati nella difesa dei territori ancestrali e dei beni comuni.

Il 20 maggio di quest’anno, è stato assassinato Edwin Fernández, membro della Ofraneh e responsabile della sorveglianza del cancello d’ingresso alla comunità di Río Tinto. Un mese dopo è stato ucciso il leader comunitario Antonio Bernárdez, originario di Punta Piedra.

Secondo Ofraneh, sia la sparizione forzata dei giovani, sia l’ondata di omicidi sarebbero legati al saccheggio dei territori ancestrali garifuna da parte del grande capitale nazionale e multinazionale, e alla lotta intrapresa dalla comunità contro il modello estrattivista e i suoi presunti “progetti di sviluppo”.

Corte IDH

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19 LUGLIO 1979 – 19 LUGLIO 2020

 

Salutiamo il 41° Anniversario del Trionfo della Rivoluzione Popolare Sandinista

Grazie al Governo di Riconciliazione e Unità Nazionale guidato dall’FSLN che continua a dare impulso al processo rivoluzionario, rafforzando e sviluppando soprattutto quei settori sociali abbandonati negli anni passati dalle politiche mortifere del neoliberismo. Fornendo, inoltre, necessarie risorse al comparto pubblico sanitario, nella dura e decisiva battaglia contro il Covid19.

Nulla hanno potuto e nulla potranno gli aguzzini che tentano di destabilizzare la società nicaraguense e di sabotare la democrazia con fallimentari colpi di Stato.

 EL PUEBLO NO SE DETIENE!

 VIVA LA REVOLUCIÓN POPULAR SANDINISTA!

 VIVA SANDINO!  

17 Luglio 2020

Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Il falso video documentario di EAAF e SITU Research sul Nicaragua prodotto per il gruppo GIEI / OSA

Managua, 16 luglio (LINyM | Tortilla con Sal) 

Dal gennaio 2007 l’industria occidentale dei diritti umani ha attaccato il governo sandinista del Nicaragua accusandolo di essere antidemocratico e repressivo. Per oltre un decennio, lo sviluppo sociale ed economico del Nicaragua e i risultati di successive elezioni democratiche hanno contraddetto ripetutamente tale narrativa.  

Frustrate dall’imbarazzante esempio dell’innegabile progresso sociale ed economico del Nicaragua, le autorità statunitensi hanno preparato, organizzato e infine appoggiato apertamente il violento tentativo di colpo di Stato del 2018.  Dopo il suo fallimento, l’industria dei diritti umani nordamericana ed europea ha accusato ingiustamente le autorità nicaraguensi di avere represso brutalmente le proteste pacifiche dell’opposizione, mediante l’uso sproporzionato e letale della violenza. Nel far ciò, i resoconti delle organizzazioni dei diritti umani hanno ignorato sistematicamente numerosi crimini e perfino i massacri commessi dall’opposizione di destra, sostenuta dal governo degli Stati Uniti d’America e dai suoi alleati.

Tra il 18 aprile e il 17 luglio 2018, 23 poliziotti furono assassinati e oltre 400 feriti da attivisti dell’opposizione armati. I resoconti delle organizzazioni occidentali dei diritti umani hanno occultato tale violenza deliberata e letale dell’opposizione, eliminando sistematicamente le deposizioni dei testimoni oculari, le prove documentali e il materiale audiovisivo. Al contrario, non esistono prove categoriche che sostengano le accuse di violazioni sistematiche dei diritti umani da parte del governo del Nicaragua.

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Nicaragua Opposizione sul libro paga degli Stati Uniti

Nicaragua: Opposizione sul libro paga degli Stati Uniti (+ video)
Giornalismo “indipendente”, osservazione elettorale e diritti umani hanno ricevuto quasi $ 12 milioni nel 2018
Managua, 8 luglio (LINyM) –
Nel programma “Sin Fronteras”, diretto dal giornalista William Grigsby Vado, sono state presentate le prove di qualcosa che era già noto da tempo, ma  troppo spesso taciuto dal mainstream: gli Stati Uniti, attraverso agenzie governative e private, hanno finanziato – e continuano a farlo – i principali gruppi e personaggi dell’opposizione nicaraguense.

Tra il 2017 e il 2018 sono stati erogati circa $ 28 milioni. In particolare nel 2018, le principali organizzazioni che hanno promosso e/o sostenuto il fallito tentativo di colpo di stato hanno ricevuto $ 16 milioni.

Tra i maggiori beneficiari ci sono Grupo CINCO (Carlos Fernando Chamorro / Sofia Montenegro | Confidencial e programmi affini) con $ 3,3 milioni, l’Istituto di studi strategici e politiche pubbliche IEEPP (Félix Maradiaga) con $ 2,1 milioni, Commissione permanente per i diritti umani CPDH (Marcos Carmona) con $ 2 milioni, il Centro nicaraguense per i diritti umani CENIDH (Vilma Núñez) con $ 1 milione e Gruppo Etica e Transparenza (Roberto Courtney) anche lui con $ 1 milione.

Sul libro paga dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) anche il Movimento per il Nicaragua MpN (Violeta Granera) con $ 803 mila, Hagamos Democracia (Luciano García) $ 800, Fondazione Violeta Barrios de Chamorro (Cristiana Chamorro) $ 600 mila, un sedicente Movimento contadino (Medardo Mairena?) $ 240 mila, la direzione esecutiva dell’Alleanza civica per la giustizia e la democrazia ACJD (composta da vecchie figure della politica reazionaria nicaraguense e dai settori più conservatori dell’impresa privata, con pennellate di gioventù) $ 212 mila, Fondazione Popol Na (Mónica López B.) $ 208 mila, Associazione nicaraguense per i diritti umani ANPDH (Álvaro Leiva) $ 200 mila e il Movimento autonomo delle donne MAM con $ 154 mila.

Alcuni di questi gruppi e personaggi fanno parte della Unità nazionale azzuro e bianco (UNAB), formata da una ‘zuppa’ di oltre 90 micro-sigle per lo più legate a Ong  e gruppi dell’Articolazione dei movimiento sociali e organizzazioni della società civile (AMS-OSC) e ai dissidenti del partito di governo del Movimento rinnovatore sandinista (MRS).

Insieme – Alleanza Civica, UNAB e vecchi partiti della destra nicaraguense – hanno creato la Coalizione Nazionale in vista delle elezioni generali del 2021, un obiettivo per raggiungere il quale potranno contare sulla generosità di agenzie governative e private statunitensi ed europee.

Giornalismo “indipendente”, osservazione elettorale e diritti umani hanno ricevuto il 75% dei fondi della USAID per il 2018, cioè circa $ 12 milioni.

Quelli segnalati da Grigsby sono comunque solo i fondi ricevuti dall’agenzia governativa statunitense e da altre agenzie (NED, NDI, IRI). A questi si devono poi aggiungere quelli che le organizzazioni dell’opposizione  – inclusa una vasta gamma di cosiddetti “media indipendenti” che dal 2018 hanno invaso i social e la web con un’altissima potenza di fuoco – hanno ricevuto sia da altre organizzazioni, come la Open Society Foundations di George Soros, sia da governi e agenzie europee.

Molto attivo anche il fenomeno della triangolazione di fondi, per farli arrivare a organizzazioni che non possiedono personalità giuridica o a cui è stata tolta dopo i fatti del 2018.
Qui il video del programma e maggiori dettagli sul finanziamento che l’opposizione riceve e continua a ricevere in Nicaragua (in spagnolo)

https://s3.amazonaws.com/rlp680/files/uploads/2020/07/05/william-video.mp4

di Giorgio Trucchi LINyN

 

Honduras “Si stanno accanendo contro Rommel”

“Si stanno accanendo contro Rommel”
Un anno di ingiusta detenzione tra interventismo gringo e servilismo governativo

Managua, 12 giugno (Rel UITA | LINyM) 

Lo scorso 31 maggio si è compiuto un anno dall’arresto e incarcerazione di Rommel Herrera Portillo. Il giovane è rimasto vittima del falso positivo dell’incendio di alcuni copertoni davanti alla porta d’ingresso dell’ambasciata statunitense in Honduras, nel contesto di una mobilitazione di medici e insegnanti contro il progetto governativo di privatizzazione di sanità e istruzione[1].

Dopo aver trascorso, senza nessuna giustificazione, quasi 5 mesi in un carcere di massima sicurezza insieme a detenuti considerati di ‘elevata pericolosità’, lo scorso ottobre Rommel è stato trasferito all’ospedale psichiatrico “Mario Mendoza”.

La decisione è stata presa dal giudice a seguito di una perizia psichiatrica in cui si rilevava “un danno psichiatrico condizionato dalla comparsa di ansia mista a depressione”.

In diverse occasioni, gli avvocati incaricati della difesa di Rommel[2] hanno chiesto una revisione delle misure cautelari e la concessione degli arresti domiciliari, in modo da permettere al giovane maestro di difendersi in libertà. Hanno anche sollecitato una riclassificazione del reato e il rito abbreviato.

Nessuna delle richieste è stata finora accolta e Rommel Herrera è ancora rinchiuso nell’ospedale psichiatrico, mentre le sue condizioni peggiorano giorno dopo giorno.

“È da metà marzo, da quando è stata dichiarata l’emergenza sanitaria, che non lo vediamo . Il mese scorso hanno addirittura proibito la consegna di cibo fatto in casa. Ci arriva qualche notizia attraverso il personale di sicurezza dell’ospedale e non sono buone. Rommel è sempre più isolato, più triste e depresso. Siamo molto preoccupati”, ha spiegato Juan Carlos Herrera, padre di Rommel.

Il processo sarebbe dovuto iniziare il 16 aprile, ma è stato sospeso per la pandemia. Al momento non è stata fissata una nuova data.

Un anno difficile

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Honduras La covidfobia e l’allarmante situazione di violenza sulle donne

La covidfobia e l’allarmante situazione di violenza sulle donne

Pandemia incrementa disuguaglianza, ingiustizia e stigmatizzazione

Managua, 26 maggio (Rel UITA | LINyM) -.

La scorsa settimana, il Centro per i diritti della donna, Cdm, l’Equipe giuridica per i diritti umani e Women’s Link Worldwide hanno inoltrato al massimo organo di giustizia honduregno una richiesta di informazioni sui casi di violenza domestica durante gli oltre due mesi di lockdown.

Incaricati di ricevere le denunce, applicare misure di protezione e tutela, verificandone poi l’adempimento durante la sospensione delle attività dei tribunali, sono i giudici di pace secondo quanto disposto dal presidente della Corte suprema di giustizia (risoluzione PCSJ 16-2020) [1].

Uno degli effetti più gravi della pandemia è l’acuirsi delle disuguaglianze che già esistono nella società honduregna. In questo contesto, la quarantena diventa la più grande minaccia per molte donne, bambine e bambini.

Secondo l’Osservatorio sui diritti umani delle donne[2] del Cdm, dall’entrata in vigore delle misure restrittive delle libertà ci sono stati 26 femminicidi – 12 nel solo mese di maggio -, 3 tentati femminicidi e 10 casi di violenza sessuale. In totale, da gennaio sono già state assassinate 95 donne.

Paura e impunità

Dati della procura aggiornati al 30 aprile evidenziano più di 300 casi di violenza domestica. Ci sono però sufficienti elementi per credere che la situazione sia estremamente più grave, in quanto sono molte le donne che per timore non denunciano il loro aggressore. In Honduras ci sono più di 20 mila denunce di violenza domestica all’anno, ma solo per il 22% di esse si ottiene una condanna.

Il movimento femminista “Visitación Padilla” assicura che tra marzo e aprile di quest’anno ha ricevuto quasi 13 mila chiamate di donne che chiedevano aiuto. Sono più di 32 mila le denunce raccolte dall’inizio dell’anno. Secondo l’Osservatorio sulla violenza dell’Università nazionale autonoma dell’Honduras, nel 2019 ci sono stati 406 femminicidi, uno ogni 22 ore. Più del 90% dei casi è rimasto impunito.

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