Honduras “Liberateli subito da questo inferno d’ingiustizia!”

“Liberateli subito da questo inferno d’ingiustizia!”
Forte appello per l’immediata liberazione dei prigionieri politici

Managua, 6 agosto (Rel UITA | LINyM) –.

La scorsa settimana, il Comitato per la liberazione dei prigionieri politici in Honduras, organizzazioni per i diritti umani e familiari dei privati di libertà hanno nuovamente chiesto il rilascio immediato di dieci prigionieri politici, vittime di un sistema politico ed economico corrotto e violento.

“L’Honduras è impantanato in una profonda crisi politica, la cui soluzione passa  necessariamente dal superamento della violenza strutturale del modello di società che ci viene imposto.

La criminalizzazione della povertà e il malcontento sociale rendono la privazione della libertà una misura repressiva e violatoria dei diritti umani”, avvertono le organizzazioni in un comunicato[1].

Carceri piene e militarizzate

Attualmente in Honduras ci sono circa 22 mila persone detenute in 28 strutture a carico di un sistema penitenziario totalmente militarizzato, sovraffollato e privo di una politica penitenziaria nazionale.

Un sistema in cui la vita quotidiana è fatta di violenza, insalubrità, maltrattamenti, torture e una grave deprivazione materiale. Una situazione diventata ancora più drammatica con l’esplosione della pandemia e la sospensione delle garanzie costituzionali.

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Piano interventista contro il Nicaragua

Piano interventista contro il Nicaragua
Gli USA si preparano a gestire tre possibili scenari prima e dopo le elezioni del prossimo anno

Managua, 5 agosto (LINyM) 

Quando all’inizio di luglio, nel programma “Sin Fronteras” diretto dal giornalista William Grigsby su Radio La Primerísima, furono presentate le prove del finanziamento USA ai gruppi di opposizione (oltre 28 milioni di dollari tra il 2017 e 2018), fu evidente che non si trattava solo di qualcosa ben pianificato, ma bensí di una strategia molto più profonda e strutturata.

In effetti, lo scorso 31 luglio, durante un’altra puntata del programma radiofonico, Grigsby ha rivelato l’esistenza di un documento di quasi cento pagine, in cui si gettano le basi per la contrattazione di un’azienda specializzata, che dovrà organizzare ed eseguire un piano ben dettagliato per sovvertire l’ordine pubblico in Nicaragua e assicurarse la caduta del governo sandinista.

I termini di riferimento del progetto interventista includono la partecipazione di gruppi e organizzazioni dell’opposizione nicaraguense e il loro finanziamento da parte dell’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (Usaid) e tre possibili scenari in cui agire per garantire una non meglio specificata “transizione democratica” in Nicaragua.

In una parte del documento presentato venerdì scorso (circa 18 pagine) si contempla anche l’ipotesi di mettere in campo una serie di azioni per accuire la crisi politica, economica, sociale e persino sanitaria, sfruttando la pandemia di coronavirus.

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Difendere i beni comuni è sempre più pericoloso

Difendere i beni comuni è sempre più pericoloso

Nuovo rapporto di Global Witness evidenzia un drastico incremento degli omicidi di attivisti in difesa della terra e dell’ambiente

Managua, 3 agosto (LINyM) –

Il più recente rapporto di Global Witness “Difendere il domani” riporta dati sempre più preoccupanti circa gli attacchi sistematici contro coloro che difendono la terra e i beni comuni, nel bel mezzo di una crisi climatica e ambientale senza precedenti.

Stando al rapporto (scaricabile qui la versione in spagnolo), l’anno 2019 è stato il più letale per le persone che proteggono la terra e l’ambiente. Sono 212 le vittime nel mondo, delle quali oltre i due terzi (148) in America Latina, che si posiziona di nuovo come il continente più pericoloso per la difesa dei beni comuni. 

In media, quattro attiviste/attivisti sono stati uccisi ogni settimana dal dicembre 2015, mese in cui si firmò l’Accordo Climatico di Parigi. Il rapporto segnala, inoltre, che gli ambientalisti ed ambientaliste hanno subìto ogni sorta di attacco non letale, tra cui aggressioni violente, arresti, minacce di morte, campagne di stigmatizzazione e diffamazione, intimidazione, persecuzione, violenza sessuale, istanze giudiziarie e carcerazione. 

America Latina, la più letale 

Colombia (64) e Filippine (43) sono in testa alla tragica lista, contabilizzando oltre la metà degli omicidi. Nel caso della Colombia, l’assassinio di leader sociali e difensori dei diritti umani, “categorie” che comprendono persone attive in difesa della terra e dell’ambiente, ha segnato drammaticamente il periodo post-accordo di pace. Secondo l’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani, sono stati 368 le/i leader assassinati tra il 2016 e il 2019, e già 37 coloro che hanno perso la vita dall’inizio di quest’anno.

Nel caso delle Filippine, gli attacchi contro persone attiviste hanno subìto un aumento significativo, giungendo a 43 omicidi nel 2019, in confronto ai 30 dell’anno precedente. 

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Istituzioni finanziarie internazionali e diritti umani

America Latina- Istituzioni finanziarie internazionali e diritti umani
Quanto sono interessate a ciò che accade a chi difende la terra e i beni comuni?
Il caso Honduras e la persecuzione del popolo garifuna
Managua, 27 luglio (LINyM) 

Il rapporto “Rischi non calcolati” [1] della Coalizione per i diritti umani nello sviluppo mostra ciò che i media mainstream molto spesso nascondono: le minacce e gli attacchi contro chi difende la terra e i beni comuni sono ogni giorno più frequenti e le banche multilaterali di sviluppo (MDB per la sua sigla in inglese) ne sono complici.

“Lo sviluppo inclusivo e sostenibile richiede un ambiente in cui tutte le persone siano libere di esprimere le proprie opinioni, esercitare i propri diritti e partecipare pienamente alle decisioni che incidono sulla loro vita e sulle comunità”, afferma il rapporto.

Ma sia le comunità che i movimenti sociali e popolari e i giornalisti impegnati nell’analisi e denuncia di quanto accade sono sempre più spesso vittime di abusi, violenza fisica, criminalizzazione, omicidio. In modo particolare le minacce e gli attacchi stanno diventando più frequenti quando si tratta di “progetti che dovrebbero portare lo sviluppo alle popolazioni”.

Dallo studio emerge che tali attacchi sono generalizzati e coinvolgono un’ampia varietà di nazioni, persone, settori, investitori e finanziatori. Inoltre, tra gli elementi scatenanti dell’impennata repressiva e criminale c’è la campagna di stigmatizzazione contro comunità, gruppi e attivisti sociali che vengono tacciati di essere “contro il progresso e lo sviluppo”, e l’imposizione di progetti senza il rispetto del diritto alla consultazione preventiva e al consenso libero e informato.

Corresponsabilità delle banche

“Le MDB hanno il dovere di rispettare i diritti umani e garantire che i loro investimenti non mettano in pericolo le persone. Tuttavia, i (cosiddetti) progetti di sviluppo aggravano molto spesso i rischi che corre chi difende la terra e i beni comuni”, avverte il rapporto.

Attraverso 25 studi di casi – dieci dei quali in America Latina [2] – il documento mostra come, nonostante gli impegni assunti in materia ambientale e di diritti umani, le banche multilaterali di sviluppo continuano a finanziare progetti che causano gravi danni alle comunità locali.

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Honduras-Popolazione garifuna sotto attacco

Honduras- Popolazione garifuna sotto attacco
Massima allerta per la sparizione forzata di attivisti e leader comunitari

Managua, 30 luglio (Rel UITA | LINyM) -.
Il 18 luglio, uomini armati con divise della polizia militare e della direzione investigativa hanno fatto irruzione nelle case di quattro attivisti della comunità garifuna di Triunfo de la Cruz, sul litorale caraibico dell’Honduras, e li hanno sequestrati insieme a una quinta persona. Tra loro c’è il presidente del patronato Alberth Snaider Centeno. A quasi due settimane dalla loro sparizione forzata le comunità garifuna esigono la loro riapparizione con vita.

Insieme a Centeno sono stati sequestrati Milton Martínez Álvarez, Suami Mejía García e Gerardo Róchez Cálix, tutti i membri dell’Organizzazione fraterna nera honduregna (Ofraneh) e del Comitato per la difesa delle terre di Triunfo de la Cruz, e Rafael Juárez Mejía, un vicino della comunità.

Nonostante la polizia abbia negato qualsiasi coinvolgimento nel crimine, sia le comunità garifuna che la Ofraneh ritengono lo Stato dell’Honduras responsabile degli attacchi sistematici subiti in questi anni.Sono almeno venti i membri di comunità garifuna assassinati l’anno scorso, molti dei quali impegnati nella difesa dei territori ancestrali e dei beni comuni.

Il 20 maggio di quest’anno, è stato assassinato Edwin Fernández, membro della Ofraneh e responsabile della sorveglianza del cancello d’ingresso alla comunità di Río Tinto. Un mese dopo è stato ucciso il leader comunitario Antonio Bernárdez, originario di Punta Piedra.

Secondo Ofraneh, sia la sparizione forzata dei giovani, sia l’ondata di omicidi sarebbero legati al saccheggio dei territori ancestrali garifuna da parte del grande capitale nazionale e multinazionale, e alla lotta intrapresa dalla comunità contro il modello estrattivista e i suoi presunti “progetti di sviluppo”.

Corte IDH

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19 LUGLIO 1979 – 19 LUGLIO 2020

 

Salutiamo il 41° Anniversario del Trionfo della Rivoluzione Popolare Sandinista

Grazie al Governo di Riconciliazione e Unità Nazionale guidato dall’FSLN che continua a dare impulso al processo rivoluzionario, rafforzando e sviluppando soprattutto quei settori sociali abbandonati negli anni passati dalle politiche mortifere del neoliberismo. Fornendo, inoltre, necessarie risorse al comparto pubblico sanitario, nella dura e decisiva battaglia contro il Covid19.

Nulla hanno potuto e nulla potranno gli aguzzini che tentano di destabilizzare la società nicaraguense e di sabotare la democrazia con fallimentari colpi di Stato.

 EL PUEBLO NO SE DETIENE!

 VIVA LA REVOLUCIÓN POPULAR SANDINISTA!

 VIVA SANDINO!  

17 Luglio 2020

Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Nicaragua, realtà virtuale e diritti umani

Il falso video documentario di EAAF e SITU Research sul Nicaragua prodotto per il gruppo GIEI / OSA

Managua, 16 luglio (LINyM | Tortilla con Sal) 

Dal gennaio 2007 l’industria occidentale dei diritti umani ha attaccato il governo sandinista del Nicaragua accusandolo di essere antidemocratico e repressivo. Per oltre un decennio, lo sviluppo sociale ed economico del Nicaragua e i risultati di successive elezioni democratiche hanno contraddetto ripetutamente tale narrativa.  

Frustrate dall’imbarazzante esempio dell’innegabile progresso sociale ed economico del Nicaragua, le autorità statunitensi hanno preparato, organizzato e infine appoggiato apertamente il violento tentativo di colpo di Stato del 2018.  Dopo il suo fallimento, l’industria dei diritti umani nordamericana ed europea ha accusato ingiustamente le autorità nicaraguensi di avere represso brutalmente le proteste pacifiche dell’opposizione, mediante l’uso sproporzionato e letale della violenza. Nel far ciò, i resoconti delle organizzazioni dei diritti umani hanno ignorato sistematicamente numerosi crimini e perfino i massacri commessi dall’opposizione di destra, sostenuta dal governo degli Stati Uniti d’America e dai suoi alleati.

Tra il 18 aprile e il 17 luglio 2018, 23 poliziotti furono assassinati e oltre 400 feriti da attivisti dell’opposizione armati. I resoconti delle organizzazioni occidentali dei diritti umani hanno occultato tale violenza deliberata e letale dell’opposizione, eliminando sistematicamente le deposizioni dei testimoni oculari, le prove documentali e il materiale audiovisivo. Al contrario, non esistono prove categoriche che sostengano le accuse di violazioni sistematiche dei diritti umani da parte del governo del Nicaragua.

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Honduras Comunità LGBTI di nuovo in lutto

Honduras-Comunità LGBTI di nuovo in lutto
Assassinata attivista dell’Associazione Arcoíris Honduras
Managua, 14 luglio (Rel UITA | LINyM)
L’Honduras continua ad essere uno dei paesi più letali per le persone Lgbti. La notte del 10 luglio, Scarleth Cambell, donna transgender attivista dell’Associazione Arcoíris Honduras, una delle organizzazioni che difendono i diritti della diversità sessuale, è stata assassinata con vari colpi di pistola esplosi da una macchina in un quartiere della capitale.

Secondo Arcoíris, Scarleth è stata vittima dell’odio e della violenza che imperversano in Honduras. “Rifiutiamo tutti gli atti di odio, stigmatizzazione e discriminazione nei confronti della popolazione Lgbti”, si legge in un comunicato diffuso dall’associazione sui social.

Scarleth Cambell faceva parte del gruppo Muñecas di Arcoíris, creato nel 2008 da diverse donne transgender provenienti dalle città di Tegucigalpa e Comayagüela. Obiettivo del gruppo è quello di promuovere uno spazio di incontro per ragazze transgender lavoratrici del sesso, in cui discutere e affrontare problematiche importanti che riguardano la popolazione transgender.

Secondo la Rete nazionale dei difensori dei diritti umani in Honduras (RNDH) sono già 10 le donne transgender assassinate dall’inizio dell’anno. L’Osservatorio sulle morti violente di persone Lgbti della Rete Lesbica Cattrachas stima che siano 361 le persone della diversità sessuale assassinate dopo il colpo di stato del 2009.

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Nicaragua Opposizione sul libro paga degli Stati Uniti

Nicaragua: Opposizione sul libro paga degli Stati Uniti (+ video)
Giornalismo “indipendente”, osservazione elettorale e diritti umani hanno ricevuto quasi $ 12 milioni nel 2018
Managua, 8 luglio (LINyM) –
Nel programma “Sin Fronteras”, diretto dal giornalista William Grigsby Vado, sono state presentate le prove di qualcosa che era già noto da tempo, ma  troppo spesso taciuto dal mainstream: gli Stati Uniti, attraverso agenzie governative e private, hanno finanziato – e continuano a farlo – i principali gruppi e personaggi dell’opposizione nicaraguense.

Tra il 2017 e il 2018 sono stati erogati circa $ 28 milioni. In particolare nel 2018, le principali organizzazioni che hanno promosso e/o sostenuto il fallito tentativo di colpo di stato hanno ricevuto $ 16 milioni.

Tra i maggiori beneficiari ci sono Grupo CINCO (Carlos Fernando Chamorro / Sofia Montenegro | Confidencial e programmi affini) con $ 3,3 milioni, l’Istituto di studi strategici e politiche pubbliche IEEPP (Félix Maradiaga) con $ 2,1 milioni, Commissione permanente per i diritti umani CPDH (Marcos Carmona) con $ 2 milioni, il Centro nicaraguense per i diritti umani CENIDH (Vilma Núñez) con $ 1 milione e Gruppo Etica e Transparenza (Roberto Courtney) anche lui con $ 1 milione.

Sul libro paga dell’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID) anche il Movimento per il Nicaragua MpN (Violeta Granera) con $ 803 mila, Hagamos Democracia (Luciano García) $ 800, Fondazione Violeta Barrios de Chamorro (Cristiana Chamorro) $ 600 mila, un sedicente Movimento contadino (Medardo Mairena?) $ 240 mila, la direzione esecutiva dell’Alleanza civica per la giustizia e la democrazia ACJD (composta da vecchie figure della politica reazionaria nicaraguense e dai settori più conservatori dell’impresa privata, con pennellate di gioventù) $ 212 mila, Fondazione Popol Na (Mónica López B.) $ 208 mila, Associazione nicaraguense per i diritti umani ANPDH (Álvaro Leiva) $ 200 mila e il Movimento autonomo delle donne MAM con $ 154 mila.

Alcuni di questi gruppi e personaggi fanno parte della Unità nazionale azzuro e bianco (UNAB), formata da una ‘zuppa’ di oltre 90 micro-sigle per lo più legate a Ong  e gruppi dell’Articolazione dei movimiento sociali e organizzazioni della società civile (AMS-OSC) e ai dissidenti del partito di governo del Movimento rinnovatore sandinista (MRS).

Insieme – Alleanza Civica, UNAB e vecchi partiti della destra nicaraguense – hanno creato la Coalizione Nazionale in vista delle elezioni generali del 2021, un obiettivo per raggiungere il quale potranno contare sulla generosità di agenzie governative e private statunitensi ed europee.

Giornalismo “indipendente”, osservazione elettorale e diritti umani hanno ricevuto il 75% dei fondi della USAID per il 2018, cioè circa $ 12 milioni.

Quelli segnalati da Grigsby sono comunque solo i fondi ricevuti dall’agenzia governativa statunitense e da altre agenzie (NED, NDI, IRI). A questi si devono poi aggiungere quelli che le organizzazioni dell’opposizione  – inclusa una vasta gamma di cosiddetti “media indipendenti” che dal 2018 hanno invaso i social e la web con un’altissima potenza di fuoco – hanno ricevuto sia da altre organizzazioni, come la Open Society Foundations di George Soros, sia da governi e agenzie europee.

Molto attivo anche il fenomeno della triangolazione di fondi, per farli arrivare a organizzazioni che non possiedono personalità giuridica o a cui è stata tolta dopo i fatti del 2018.
Qui il video del programma e maggiori dettagli sul finanziamento che l’opposizione riceve e continua a ricevere in Nicaragua (in spagnolo)

https://s3.amazonaws.com/rlp680/files/uploads/2020/07/05/william-video.mp4

di Giorgio Trucchi LINyN

 

Costa Rica, pandemia e sfruttamento del lavoro

Costa Rica, pandemia e sfruttamento del lavoro
Lavoro in semi schiavitù e assenza di misure di biosicurezza
Un apartheid di fatto nel nord del paese

Managua, 2 luglio (Rel UITA | LINyM)
Tra il 17 e il 22 giugno, le autorità costaricane hanno chiuso 92 aziende agricole situate nel nord del paese, a pochi chilometri dal confine con il Nicaragua. Non solo operavano senza un permesso sanitario, ma impiegavano lavoratori immigrati irregolari e in condizioni di semi schiavitù. Dozzine i casi di Covid-19.

Ancora una volta, l’immagine da cartolina del Costa Rica si scontra con la realtà inquietante dello sfruttamento di migliaia di immigrati e della mancanza di misure minime di sicurezza sul lavoro.
Ma ciò che le autorità hanno “scoperto” in queste aziende non è che la punta visibile dell’iceberg di una situazione di barbarie ben nota e irresponsabilmente trascurata.

Sono state ispezionate 148 aziende e ne sono state chiuse ben 92. Sono state anche emesse 52 ordinanze sanitarie e applicate 21 sanzioni per violazione del codice del lavoro, ha affermato il ministro della Sicurezza Michael Soto [1].
L’ispezione ha riguardato quasi 6.000 persone, molte delle quali con status migratorio irregolare, sfruttate e senza diritti. Molte di loro con coronavirus.
L’epicentro dei controlli sono state le aziende che producono, confezionano, commercializzano ed esportano ananas, derivati della canna da zucchero, tuberi e agrumi. In queste stesse aree (San Carlos, Upala, Los Chiles, San Ramón, Guatuso, Sarapiquí) è dove nelle ultime settimane si è registrato un forte aumento dei casi Covid-19.

Per nessuno è un segreto che le condizioni di vita e di lavoro disumane di migliaia di lavoratori e lavoratrici sono una bomba a orologeria, che costringe le autorità ad assumersi le proprie responsabilità di fronte all’assenza di interventi strutturali e ai ritardi.

Anni di sfruttamento

“È stato chiuso più del 60% delle aziende ispezionate. Ora si scandalizzano, ma per anni le autorità non hanno fatto nulla e non possono nemmeno dire che erano all’oscuro di ciò che stava avvenendo. Hanno semplicemente preferito guardare da un’altra parte. Nel nord del paese si vive un apartheid di fatto. È una vergogna”, ha detto Frank Ulloa, consulente della Rel UITA durante un’intervista in esclusiva (più sotto).

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