L’America Latina Antimperialista nasce in Nicaragua
Flavio Rossi
Cortesia CIVG (Centro di Iniziativa per la Verità e Giustizia)
Quando il Regno di Sardegna si è avventurato nella guerra di Crimea si era a metà dell’Ottocento, il Risorgimento italiano era in pieno svolgimento.
Dall’altra parte dell’Atlantico nasceva proprio allora il concetto di “America Latina” come entità politica e culturale antimperialista.
La lotta contro i gringo ha segnato tutto il secolo scorso ed oggi ancora continua, ma è cominciata ben prima, addirittura nel 1856..
Il presidente statunitense J. Monroe tracciava la sua famosa dottrina di dominio (l’America agli Americani) nel discorso al Congresso del 1823, poi ripresa e perfezionata dal giornalista J. L. O’Sullivan con la formula del “destino manifesto”. Giusto nel 1823 il Centroamerica proclamava la sua indipendenza dall’impero del Messico, creando un quadro di instabilità politica regionale che agli interessi degli yankee non sfuggiva di certo.
L’occasione per tentare di dominare l’area e di estrometterne i britannici, presenti in Honduras (nell’attuale Belize) e sulla costa atlantica nicaraguense (il protettorato sul regno degli indios Miskitos) si presenta allo scoppio della guerra civile nella terra che conosciamo per le gesta del Sandinismo, appunto il Nicaragua.
Le tensioni politiche fra conservatori filo britannici (“legittimisti”) e liberali filostatunitensi (“democratici”), polarizzate rispettivamente dalle élites delle città nicaraguensi di Granada e Leon, fanno scoppiare la guerra civile nel 1854. L’anno seguente, la fazione liberale in difficoltà ingaggia i primi 57 mercenari dagli USA, la “falange democratica”, che in breve ne conterà migliaia.
Questi avventurieri sono guidati da William Walker, un personaggio insolito, figlio di un banchiere, laureato in giurisprudenza e in medicina, giornalista, reazionario e schiavista.
Walker aveva già tentato di sottrarre al Messico parte del suo territorio, la Bassa California, creando l’effimera “Repubblica di Sonora e Sinaloa”. Un’impresa realizzata nel 1853 con un pugno di mercenari e finita repressa dall’esercito messicano. Un fallimento, ma che gli aveva procurato notorietà in patria, facendone un leader per azioni banditesche a supporto di progetti egemonici a stelle e strisce.
L’intervento dei mercenari in Nicaragua che la storiografia sudamericana definisce pittorescamente “filibustieri”, richiamando l’immagine dei pirati di secoli prima, innesca un conflitto poco noto ma cruento, in cui si sovrappongono agli interessi locali quelli stranieri.
Lo scontro fra le aspirazioni dei liberal-democratici di Léon e quelle della borghesia conservatrice di Granada (la vecchia capitale coloniale) si svolge, infatti, sullo sfondo di grandi prospettive strategiche.
La rotta New York – San Francisco gestita dal magnate C. Vanderbilt con la sua Accessory Transit Company, cruciale nella “corsa all’oro” della California, che permetteva di raggiungere la costa del Pacifico da New York in soli 25 giorni, proprio attraverso il Nicaragua.
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